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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

E i discepoli gioirono al vedere il Signore

Veglia di preghiera per il tempo pasquale
11 aprile 2012

 

 

 

E I DISCEPOLI GIOIRONO AL VEDERE IL SIGNORE


Canto iniziale

Saluto

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (20,19-20)

L: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Dall'Esortazione apostolica Gaudete in Domino di Paolo VI

G: "Affacciandosi al mondo, non prova l'uomo, col desiderio naturale di comprenderlo e di prenderne possesso, quello di trovarvi il suo completamento e la sua felicità? Come ognuno sa, ci sono diversi gradi di questa "felicità". La sua espressione più nobile è la gioia, o la "felicità" in senso stretto, quando l'uomo, a livello delle facoltà superiori, trova la sua soddisfazione nel possesso di un bene conosciuto e amato. Così l'uomo prova la gioia quando si trova in armonia con la natura, e soprattutto nell'incontro, nella partecipazione, nella comunione con gli altri. A maggior ragione egli conosce la gioia e la felicità spirituali quando la sua anima entra nel possesso di Dio, conosciuto e amato come il bene supremo e immutabile (...). Ma come non vedere pure che la gioia è sempre imperfetta, fragile, minacciata? La società tecnologica ha potuto moltiplica-re le occasioni di piacere, ma difficilmente riesce a procurareJa gioia. Perché la gioia viene d'altronde. È spirituale. Il denaro, le comodità, l'igiene, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono sfortunatamente la porzione di molti. Ciò giunge talvolta fino all'angoscia e alla disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frenesia di felicità presente e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire (...). Non si tratta, soprattutto, di solitudine, di una sete d'amore e di presenza non soddisfatta, di un vuoto mal definito?".

Meditazione silenziosa

Preghiamo con il Salmo 43 (vv. 3-5)

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio


Lettura del Vangelo secondo Luca (15, 11 -24)

L: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa".

Dai discorsi di S. Ambrogio

G: "E finito il sesto giorno e si è conclusa la creazione del mondo con la formazione di quel capolavoro che è l'uomo, il quale esercita il dominio su tutti gli esseri viventi ed è come il culmine dell'universo e la suprema bellezza d'ogni essere creato. Veramente dovremo mantenere un riverente silenzio, poiché il Signore si riposò da ogni opera del mondo. Si riposò poi nell'intimo dell'uomo, si riposò nella sua mente e pel suo pensiero; (...).
Ringrazio il Signore Dio nostro che ha creato un'opera così meravigliosa nella quale trovare il suo riposo. Creò il cielo, e non leggo che si sia riposato; creò la terra, e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo che nemmeno allora si sia riposato; ma leggo che ha creato l'uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui rimettere i peccati".
(Sant'Ambrogio, I sei giorni della creazione, IX, 10,75-76)

Meditazione silenziosa

Preghiera

Un figlio scriteriato, sciupone,
quello del Vangelo,
in cui posso ritrovarmi anch'io:
costretto a ritornare dalla fame.
Ti da gioia, Padre, questo mio ritorno.
E non una volta sola.
Ogni giorno ho bisogno di rifare la strada,
perché ogni giorno sono peccatore...
Ho sempre bisogno di salvezza, Padre:
la tua salvezza, la tua misericordia
che non si stanca mai.
La tua salvezza in Cristo
mi gratifica ogni giorno
della sua morte, della sua resurrezione
Che posso offrirti, Padre?
La mia disponibilità,
il mio aprirmi alla passione del Signore,
a non opporre resistenza.
Non posso pensare che tu ti possa stancare
nel darmi il tuo perdono, la tua amicizia;
mi stancherò piuttosto io nello sfuggirti.
Ma tu, Padre, non permettere mai
che io mi chiuda alla tua misericordia.
(card. Anastasio Ballestrero, Figlio prodigo)


Dai discorsi di Paolo VI

L: "Dio è amore! Questa è la rivelazione ineffabile. Dio mi aspettava ed io l'ho ritrovato! Dio è misericordia! Dio è perdono! Dio è salvezza! Dio, sì, Dio è la vita! Questo è il vero, il grande, il beato messaggio della nostra religione. Dio è la nostra felicità. Dio è la gioia, Dio è la beatitudine, Dio è la pienezza della vita, non solo in se stesso, ma per noi. Dio si è rivelato in amore, si è proporzionato alle nostre estreme aspirazioni; Dio ha avuto cuore per ogni deficienza, per ogni nostra cattiveria, per ogni nostro peccato. Dio si è offerto a noi come misericordia, come grazia, come salvezza, come sorpresa gaudiosa e gloriosa (...). Sì, la nostra religione è una religione di salvezza, una religione di letizia. Non risentiamo forse dentro di noi, come di campane in festa, l'eco delle esortazioni dell'Apostolo ai Filippesi: "Siate sempre lieti nel Signore; lo ripeto: siate lieti"? Questa è la vera religione, la nostra religione, la nostra spiritualità: la gioia di Dio. Questo è il regalo che a noi porta Cristo: la gioia di Dio".

Breve pausa di silenzio

"Pregare significa capire sempre più che Dio è Padre e noi figli. Quando padre e figli par-lano tra loro, la casa è in pace. La preghiera è questo colloquio pacificante".
(Madre Maria Candida)

Padre nostro

Canto finale

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