Strumenti di animazione

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

tratto da:
Guida del mondo 2005/2006. Il mondo visto dal Sud - Ed. EMI (Editrice Missionaria Italiana)

Nel XX secolo, a Ceylon si sviluppò un forte movimento nazionalista e, nel 1948, il paese conquistò l’indipendenza nell’ambito del Commonwealth britannico.

Sotto la guida di Sir John Kotelawala e del primo ministro S.W.R.D. Bandaranaike, Ceylon sviluppò una politica estera attiva e anticolonialista. Nell’agosto del 1954 Bandaranaike si riunì a Colombo con Nehru, Mohamed Ali, U Nu e Sastroamidjojo, rappresentanti rispettivamente di India, Pakistan, Birmania e Indonesia, per un’importantissima conferenza dalla quale, nel 1955, scaturì il vertice dei paesi afroasiatici tenutosi a Bandung, a sua volta precursore del Movimento dei paesi non allineati.

Sirimavo Bandaranaike fu la prima donna al mondo a occupare la carica di primo ministro.m Governando grazie a una coalizione con i partiti comunista e trotzkista, nel 1962 nazionalizzò il petrolio e varie compagnie americane. Nel 1965 fu sconfitta da una coalizione di destra, ma nel 1970 fu rieletta alla guida del governo con una schiacciante maggioranza elettorale.

Si trovò allora a dover fronteggiare l’insurrezione di una guerriglia che si autodefiniva “seguace di Che Guevara” che riuscì a contenere con misure a volte repressive. Tuttavia non abbandonò la sua politica antimperialista e nel 1972 proclamò la Repubblica dello Sri Lanka, rompendo gli ultimi vincoli formali con la Corona britannica.

Fu avviata allora una riforma agraria che nazionalizzò le piantagioni di tè, controllate dalle compagnie britanniche, ma che non modificò sostanzialmente le condizioni di vita dei contadini.

Il conflitto tra l’etnia cingalese predominante nello Sri Lanka e la minoranza tamil, discendente dai dravidi dell’India meridionale, continuò con alti e bassi per tutta la storia dell’isola.

I cingalesi costituiscono il 74% degli abitanti del paese, mentre i tamil rappresentano il 20% e si dividono in due sottogruppi: i “tamil dello Sri Lanka” e i tamil indiani. I primi giunsero sull’isola circa 2 mila anni fa. Abitano principalmente nelle province settentrionali e orientali. Entrambi i gruppi possiedono caratteristiche etniche comuni e chiedono l’autonomia regionale o addirittura la formazione di uno stato tamil indipendente. I cosiddetti tamil indiani provengono da un’ondata migratoria più recente. Il Fronte Unito di Liberazione Tamil (TULF), fondato il 4 maggio 1972, unifica tre partiti tamil: il Partito Federale, il Congresso tamil e il Congresso dei Lavoratori di Ceylon, filo-indiano.

Bandaranaike organizzò la Conferenza dei paesi non allineati a Colombo nel 1976 e fu eletta alla presidenza del Movimento. Tuttavia la difficile situazione economica, le accuse di nepotismo, le critiche alla censura della stampa e infine lo “stato di emergenza” in vigore dal 1971 determinarono la vittoria dell’opposizione alle elezioni del luglio 1977.

Lo United National Party (Partito Nazionale Unito) di Junius Jayewardene ottenne una vasta maggioranza parlamentare, seguito dal Fronte di Liberazione tamil. Il nuovo primo ministro, nonostante si definisse “socialista”, instaurò una politica economica di apertura al capitale straniero.

Un mese dopo, grazie a una riforma costituzionale, Jayewardene divenne presidente. Nel novembre del 1980 fu applicata una serie di misure economiche concordate con il FMI che ebbero serie conseguenze per la popolazione.

Nonostante lo sciopero generale contro la nuova politica economica, nell’estate del 1980 furono licenziati 44 mila dipendenti statali. Come contropartita nel 1981 il governo ricevette forti incentivi economici dagli Stati Uniti, giustificati dalla necessità di “dare stabilità alla regione”.

Nell’ottobre del 1982 le prime elezioni presidenziali in Sri Lanka attribuirono la vittoria a Jayewardene con il 52,5% dei voti grazie all’appoggio dell’apparato governativo e alle divisioni in seno al Partito della Libertà. In vari distretti le elezioni si tennero in stato di emergenza.

Il progetto di trasformare lo Sri Lanka in un “centro di esportazione” sul modello di Hong Kong o Taiwan portò alla creazione di una zona franca a Latunayabe dove, dal 1978 ad oggi, si è registrato un notevole aumento degli investimenti stranieri.

Nonostante i rifiuti ufficiali e il dichiarato impegno a non allinearsi, agli inizi del 1982 il governo dello Sri Lanka annunciò che la Marina degli Stati Uniti poteva usufruire delle sue stazioni di rifornimento a Trincomalee, nodo vitale delle rotte marittime tra Oriente ed Occidente attraverso il Canale di Suez.

Agli inizi del 1983 si registrò un inasprimento del conflitto etnico che, verso luglio-agosto dello stesso anno, arrivò a un punto critico con centinaia di morti, feriti e oltre 100 mila sfollati.

La guerra etnica si inasprì nel 1985, causando un calo degli investimenti stranieri. Il turismo, una delle principali fonti di reddito di questo “paradiso fiscale”, fu uno dei settori più colpiti.

Nel luglio del 1987 i presidenti Rajiv Gandhi e Junius Jayewardene giunsero infine a un accordo, siglato a Colombo, che concedeva ampia autonomia alla minoranza tamil nelle provincia settentrionale e in quella orientale. L’accordo prevedeva la fusione delle due province con un governo comune e il riconoscimento del tamil come lingua nazionale.

Nel novembre del 1988 il governo fu riconfermato con il 50,4% dei voti. All’età di 82 anni, Jayewardene lasciò il posto all’allora primo ministro Ranasinghe Premadasa. Il processo elettorale fu dominato dalla violenza politica, al punto che solo il 53% dell’elettorato si recò a votare. Le elezioni furono boicottate sia dalla guerriglia tamil che dal Fronte Popolare di Liberazione (cingalese) che si opponeva violentemente a qualsiasi tipo di concessione alle minoranze etniche. D’altro canto aumentò l’opposizione politica al governo, guidata in parte da una forte mobilitazione studentesca, soffocata solo agli inizi del 1989 mediante una durissima repressione.

Agli inizi del 1990 il governo indiano ritirò l’ultimo dei 60 mila soldati stanziati nel paese sin dal 1987. Oltre mille di essi erano morti sull’isola. Amnesty International denunciò l’uccisione da parte delle forze governative di migliaia di civili nel 1990.

Nel maggio del 1991 le Tigri tamil furono accusate dell’assassinio del presidente indiano Rajiv Gandhi avvenuto con un’azione suicida. Dopo l’attacco ai ribelli da parte dei contingenti di pace indiani in Sri Lanka, Rajiv era diventato un nemico per le Tigri. Ciononostante esse negarono qualsiasi responsabilità nell’attentato.

Alle elezioni presidenziali del novembre del 1994 Chandrika Kumaratunga, la candidata della coalizione Alleanza Popolare, ottenne il 63% dei voti. Kumaratunga, già primo ministro, fu la prima donna a ricoprire la carica di presidente dello Sri Lanka. Per la prima volta due donne occuparono nello stesso tempo ruoli dirigenziali nella vita politica dello Sri Lanka.

Il governo e le Tigri fissarono l’inizio dei negoziati per il gennaio del 1995, ma la tregua fu violata dai tamil. In aprile la guerriglia sferrò una nuova serie di attacchi contro le forze governative.

Dall’ottobre del 1995 la città di Jaffna, nell’omonima penisola, si trovò al centro degli scontri. Fu occupata dalle forze governative il 5 dicembre. Solo 400 dei 140 mila abitanti rimasero sul posto. Verso la metà del 1996, però, il 50% della popolazione tamil della penisola era ritornata a casa.

Agli inizi del 1997 le Tigri distrussero una guarnigione dell’esercito a Paranthan, nel nord del paese, uccidendo tutto il personale militare calcolato in circa 1.200 effettivi. La reazione dell’esercito e dell’aviazione governativa causò ingenti perdite all’LTTE.

In maggio l’esercito impegnò 20 mila uomini nella maggiore offensiva dall’inizio della guerra. Gli attacchi consentirono alle forze governative di conquistare posizioni e strade strategiche e di respingere la guerriglia nelle foreste. Le Tigri reagirono con una serie di attentati dinamitardi nei principali centri turistici.

Il governo si dichiarò disposto a sospendere l’offensiva militare e a discutere proposte tese ad aumentare l’autonomia dei consigli regionali amministrati dai tamil e dai musulmani. Tuttavia, come condizione per avviare i negoziati, il governo continuò a pretendere la resa dell’LTTE, cosa giudicata inaccettabile dalla guerriglia. In aprile il governo e il principale gruppo di opposizione, il Partito Nazionale Unito, decisero di presentare un fronte comune agli eventuali negoziati con l’LTTE.

A dicembre del 1998, con un grande spiegamento di forze, le truppe governative costrinsero l’LTTE a ripiegare in zone inospitali e ad abbandonare varie città del nord del paese.

Nell’ultimo trimestre del 1999 gli scontri tra le forze governative e i ribelli tamil si intensificarono. In novembre l’LTTE ottenne il controllo dell’importante città di Oddusudan, nel nord del paese, una di quelle che aveva dovuto abbandonare durante l’offensiva governativa dell’anno precedente.

In dicembre, solo quattro giorni dopo essere sfuggita a un attentato, la presidente Chandrika Kumaratunga venne rieletta con otto punti di vantaggio sul principale concorrente, Ranil Wickremesinghe del PNU.

Sia la presidentessa che Wickremesinghe avevano promesso nella loro campagna elettorale di mettere fine ai 16 anni di guerra civile che aveva causato, fino ad allora, la morte di oltre 60 mila persone. Gli elettori tamil, che nel 1994 avevano collaborato con i loro voti alla vittoria assoluta di Kamaratunga, questa volta, seguendo le indicazioni dell’LTTE, diedero la loro preferenza a Wickremesinghe.

Nel marzo del 2000, Kumaratunga e Wickremesinghe si riunirono per discutere su un possibile accordo politico che ponesse fine al conflitto etnico.

L’LTTE rifiutò apertamente il piano di pace del governo, ma acconsentì di partecipare ai colloqui se la Norvegia avesse fatto da mediatore.

L’Alleanza del Popolo (AP) di Kamaratunga fu il partito più votato alle elezioni parlamentari di ottobre, ma non raggiunse la maggioranza assoluta.

A Natale del 2000 l’LTTE dichiarò un cessate il fuoco unilaterale che avrebbe dovuto prolungarsi fino al 24 aprile 2001. Ma un commando estremista, che non condivideva il modo in cui si cominciava a preparare l’agenda dei colloqui di pace, interruppe la tregua assaltando una nave della marina regolare a Mullativu.

L’11 luglio 2001 la presidente Kumaratunga perse la maggioranza in Parlamento in seguito al ritiro della sua coalizione Alleanza Musulmana. La presidente sciolse l’Assemblea Legislativa e indisse un referendum per riformare la Costituzione, che però non fu realizzato.

Poco tempo dopo l’LTTE tornò all’attacco lasciando 17 morti nell’aeroporto internazionale dello Sri Lanka. L’attentato suicida provocò gravi danni alla compagnia aerea nazionale e all’industria turistica.

Per la prima volta dall’inizio della guerra civile, l’LTTE rinunciò pubblicamente, nel novembre del 2001, a rivendicare l’indipendenza per le province tamil. Velupillai Prabhakaran, leader dei ribelli, sostenne che un’autonomia che avesse permesso di decidere della vita economica e politica sarebbe stata sufficiente a soddisfare le aspirazioni tamil.

L’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’ONU (ACNUR) dichiarò che nonostante l’attuale processo di pace la situazione in Sri Lanka restava troppo delicata per effettuare rimpatri su larga scala. L’ACNUR spiegò che l’ONU non era preparata a sostenere il ritorno dei 100.000 tamil rifugiatisi nel sud dell’India.

L’alleanza guidata da Wickremasinghe vinse le elezioni parlamentari del 19 dicembre 2001 con l’impegno di negoziare la fine del conflitto con i separatisti e rilanciare l’economia. L’Alleanza Popolare di Kumaratunga perdette il controllo del Parlamento.

La Banca Centrale dello Sri Lanka annunciò che la recessione economica del paese avrebbe raggiunto nel 2002 il punto più basso dall’indipendenza dalla Gran Bretagna. La guerra indeboliva l’economia e riduceva al minimo le finanze della nazione. Per sostenere questi costi il governo si vide costretto ad aumentare le tasse, con una conseguente crescita dell’inflazione. Chi traeva profitto dalla guerra, secondo la Caritas dello Sri Lanka, erano i trafficanti e i produttori di armi e molti giovani, cingalesi e tamil, che avevano trovato lavoro nell’esercito.

Nel gennaio 2002, per rafforzare il processo di pace, il governo tolse l’embargo di alimenti, beni personali e medicine contro le aree controllate dai ribelli, dopo sette anni di blocco. La misura fu una delle condizioni imposte dall’LTTE per i negoziati. L’LTTE cominciò a disarmarsi per trasformarsi in una forza politica. I mediatori cercavano di realizzare nell’estate del 2002 un faccia a faccia tra le parti – il primo dopo sette anni – che avrebbe potuto svolgersi in Thailandia. La Norvegia sperava che le parti redigessero un’agenda per i negoziati, che avrebbero dovuto concentrarsi sulla creazione di un’amministrazione interinale per le aree interessate dal conflitto, il nord e l’est dello Sri Lanka.

In aprile migliaia di oppositori sfilarono a Colombo per protestare contro il processo di pace nell’isola. L’incontro, organizzato dall’ala sinistra del Fronte di Liberazione Popolare e dall’Alleanza Popolare di Kumaratunga, fu la prima manifestazione importante contro gli sforzi del governo per raggiungere un accordo di pace.

Dopo 12 anni, agli inizi del 2002, fu riaperta l’autostrada che collega la penisola di Jaffna con il resto dello Sri Lanka e ripresero i voli verso la penisola.

In settembre il primo ministro Wickremesinghe tolse all’LTTE il veto che dal 1998 proibiva alle Tigri del Tamil di prendere parte ai negoziati su un piano di parità. Il 16 settembre 2002, in Thailandia, furono avviati i colloqui per porre fine a una Guerra civile che durava da vent’anni e che aveva causato 65 mila vittime. In dicembre, a Oslo (Norvegia) il governo e l’LTTE trovarono un accordo sull’istituzione di un sistema federale all’interno di uno Sri Lanka unificato.

I Tamil sospesero i colloqui di pace nel maggio 2003, accusando il governo di mancanza di interesse. Successivamente, tuttavia, dichiararono la propria disponibilità a riprendere i colloqui e avanzarono una proposta per un’amministrazione di transizione autonoma. L’idea non fu ben accolta dal partito di opposizione, l’Alleanza Popolare di Kumaratunga.

Quattromila persone rimasero senza tetto e oltre duemila morirono durante le alluvioni del maggio 2003.

Il 4 novembre Kumaratunga sollevò dall’incarico i ministri della Difesa, dell’Interno e dell’Informazione, ordinò lo schieramento delle truppe, sospese il Parlamento e dichiarò lo stato d’emergenza, ritenendo che Wickremesinghe, facendo concessioni ai ribelli, avesse messo in pericolo “la sicurezza territoriale, la stabilità e l’integrità del paese”. Criticò inoltre gli osservatori internazionali e chiese il ritiro del generale norvegese che presidiava il processo di pace. Il Parlamento fu ripristinato due settimane dopo, ma i negoziati con i Tamil furono sospesi.

Nell'aprile 2004 si tennero le terze elezioni legislative in quattro anni nello Sri Lanka. L’UPFA di Kumaratunga ottenne 105 dei 225 seggi, ma non raggiunse la maggioranza assoluta. Mahinda Rajapakse, un avvocato buddhista, divenne primo ministro.

Con una svolta inattesa, l’Alleanza Popolare riconobbe le Tigri Tamil, sostenendole tacitamente come uniche rappresentanti della minoranza Tamil. La riapertura dei colloqui di pace era prevista per giugno.

Nel dicembre 2004 un maremoto devastò il Sud-est asiatico. In Sri Lanka il cataclisma fece quasi 30.000 vittime e più di 5.600 dispersi. Un'ampia zona della costa orientale, da Jaffna fino alle famose spiagge del sud, fu devastata. I distretti di Muttur e Trincomalee furono travolti da onde alte fino a sei metri.

Il 21 Marzo 2005 in uno scontro tra fazioni contrapposte a Welikanda, a circa 25 chilometri dalla città orientale di Polonnaruwa, sono morti 2 guerriglieri delle Tigri Tamil mentre altri tre sarebbero rimasti feriti. Nel marzo 2003 dopo la defezione del leader orientale Karuna, il movimento separatista delle Tigri Tamil si è scisso in due fazioni (fazione nord e fazione est).

L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (Hrw) denuncia le continue sparizioni ed uccisioni di civili tamil, che hanno diffuso un clima di paura in tutto il Paese. Dopo il cessate il fuoco del febbraio 2002 tra i guerriglieri separatisti delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte) e il Governo, duecento membri della minoranza indù (15 per cento di una popolazione prevalentemente cingalese e buddista) sono stati uccisi per ragioni politiche. Dall’inizio del conflitto nei primi anni ’80 a oggi, inoltre, si è avuta notizia di 900 sparizioni, delle quali 400 sono state confermate dalla Missione di monitoraggio locale sostenuta dalla Norvegia, che ha fatto da mediatrice nelle trattative di pace.

Il 24 giugno il Governo dello Sri Lanka ha firmato oggi l’atteso accordo con i ribelli delle Tigri Tamil per spartirsi i 3 miliardi di dollari americani (Usd) di aiuti esteri giunti nel paese dopo lo tsunami del 26 dicembre scorso. Lo ha riferito un alto funzionario del Governo.

Il 23 settembre le dichiarazioni rilasciate dalla presidentessa dello Sri Lanka, Chandrika Kumaratunga riguardo alla creazione di un’entità federale che riconosca uguali diritti alla maggioranza Singalese e alla minoranza Tamil, ponendo fine al conflitto che da oltre venti anni oppone il Governo alle Ltte (le ‘Tigri di Liberazione per la Nazione Tamil”), hanno riacceso l’attenzione della Comunità internazionale sull’evoluzione del processo di pace conseguente al cessate il fuoco, firmato nel febbraio 2002 con il supporto della Norvegia. A novembre si svolgono oggi le elezioni presidenziali nello Sri Lanka. L'attuale Primo Ministro M. Rajapakse si candida contro il leader dell'opposizione ed ex-Primo Ministro R. Wickremasinghe. Il tema centrale della campagna elettorale è dato dal processo di pace e dalla trasformazione dello Sri Lanka in uno stato federale. Entrambi i candidati sostengono la necessità di una soluzione negoziata dei conflitti e di una divisione dei poteri in senso federale.
Ratnasiri Wickremanayake è il nuovo Primo Ministro dello Sri Lanka. Nominato dal neopresidente Mahinda Rajapakse, uscito vincitore dalle elezioni che si sono tenute lo scorso 17 novembre, il 73enne Wickremanayake, membro dello Sri Lanka Freedom Party (SLFP) ha prestato giuramento alle 11:30 locali presso la residenza ufficiale del Primo Ministro, diventando, secondo fonti dell’agenzia d’informazione Misna, il quattordicesimo politico a ricoprire questo ruolo nella storia post-coloniale dell’ex Ceylon.

Nel febbraio 2006 viene approvata in Sri Lanka, ed entrerà in vigore a breve, una nuova legge contro la tratta di esseri umani, che rappresenta un importante traguardo in un Paese dove esistono molte potenziali vittime a causa della guerra e dello tsunami.

Il 22 febbraio il Governo dello Sri Lanka e alcuni guerriglieri delle Tigri per la liberazione della nazione Tamil (LTTE) iniziano a Ginevra, sotto la mediazione del Governo norvegese, una serie di negoziazioni con le quali intendono riesaminare l’accordo di pace entrato in vigore nel 2002.
António Guterres, l’Alto Commissario per i Rifugiati delle NU, annuncia una diminuzione nel numero di nuovi arrivi di rifugiati dallo Sri Lanka, antecedente l’inizio dei negoziati di pace tra il Governo del paese e le Tigri del Tamil previsti per il prossimo mercoledì a Ginevra; tale diminuzione riflette, secondo l’Alto Commissario, il desiderio del popolo dello Sri Lanka di porre fine al conflitto.

L’8 marzo il Governo dello Sri Lanka ha reso noto che già Oltre mezzo milione di mine antiuomo sono state rimosse dal terreno e che si spera di poterle eliminare del tutto entro il 2008. IL governo ha spiegato inoltre che le mine sparse nel paese sono circa un milione, ma che la metà è già stata disinnescata grazie al lavoro dell'esercito e delle Ong. Le mine sono state disseminate nel nord e nell'est del Paese durante il conflitto che imperversa ormai da anni tra governo e ribelli delle 'Tigri per la liberazione della patria tamil” (Ltte). La maggior parte degli ordigni provengono da Pakistan e Cina.

Il 30 marzo iniziano le votazioni nello Sri Lanka .Secondo gli osservatori queste votazioni serviranno a testare l'opinione pubblica sul fragile processo di pace in atto nel paese. Nel mese di Febbraio i ribelli Tamil e il Governo si sono incontrati a Ginevra dove hanno concordato di attenersi al cessate il fuoco in vigore dal 2002. In molte zone dominate dai ribelli Tamil il voto è stato posticipato per preoccupazioni legate all'ordine pubblico. La campagna elettorale è stata accompagnata da alcuni atti di violenza che ormai da anni continuano a mettere in discussione il lungo processo di pace. Gli aventi diritto al voto nel paese sono circa 10 milioni.

L'alleanza per la libertà del popolo unito (Upfa) del presidente Rajapakse si aggiudica la maggioranza in 222 centri su 266. Al partito del primo ministro Wickremesinghe invece sono andate solo 32 assemblee locali. L’affluenza alle urne è stata bassissima, più della meta degli aventi diritto al voto hanno disertato le urne.

Nella prima metà del 2008 si è riaperto il ventennale conflitto e sono ripresi gli scontri armati tra truppe governative e LTTE. Nel corso del mese di dicembre l'esercito ha ottenuto varie vittorie significative, riconquistando la parte settentrionale della penisola di Jaffna e ripristinando le vie d'accesso. Sono cadute le ultime roccaforti delle Tigri, ormai confinate in un'area di circa 10kmq. Le feroci attività militari al nord hanno destabilizzato l'intero fronte Tamil, determinando rotture e scissioni tra le strutture militari e quelle politiche. LTTE non ha assecondato le richieste governative di resa e il governo non ha accettato il cessate il fuoco richiesto dai ribelli; entrambe le parti hanno inasprito gli attacchi, colpendo seriamente la popolazione civile. Sono ripresi gli attacchi terroristici al di fuori delle zone di guerra; l'est del Paese risente dell'ingente afflusso di sfollati dal nord. Il 17 maggio 2009, dopo ripetuti bombardamenti nelle ultime roccaforti, le Tigri Tamil annunciano la loro resa.

Footer

A cura di Caritas Italiana (tel. +39 06 66177001 - fax +39 06 66177602 - e-mail comunicazione@caritasitaliana.it) e Pax Christi (tel. +39 055 2020375 - fax +39 055 2020608 - e-mail info@paxchristi.it)