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Il 10 dicembre 1994, il presidente russo Boris Yeltzin, invio' 20.000 uomini appoggiati da forze corazzate e dall’aviazione militare a restaurare l'ordine nella repubblica cecena e distruggere i gruppi illegali. I militari adottarono nell'area la dottrina bellica della II Guerra Mondiale, bombardando l'area a tappeto. Preso il controllo della Cecenia, organizzarono l'amministrazione del territorio in maniera classica, gerarchica, enfatizzando l'occupazione della sua capitale, Grozny.
Dal 2001 il Cremino si proclama impegnato non più in una guerra, ma in un’operazione antiterrorismo, con conseguente occultamento dietro uno spesso muro di censura delle violenze commesse dai militari russi, condotta tanto contro le frange radical-wahabite di Besayev, definito affiliato di Al Qaeda e dimostratisi capaci di colpire ovunque in Russia, quanto contro le fazioni nazionaliste di Mashkadov.
L'esercito russo utilizza armi proprie e ne riceve dagli Stati Uniti e da altri Paesi Nato.
Truppe di resistenza cecene
La guerriglia separatista guidata dall'ex presidente moderato Aslan Maskhadov e dai capi
guerriglieri Samil Basayev (personaggio tristemente famoso per essere stato a capo di
innumerevoli attentati terroristici, il più noto dei quali la presa degli ostaggi del teatro
di Mosca, il Dubrovka, nell'ottobre del 2002 e nella scuola di Beslan nel settembre del
2004) e Emir Khattab. I ceceni resistettero con piccoli, mobili gruppi di combattenti ben
equipaggiati e riuscirono ad ottenere stupefacenti risultati di disturbo all'avanzata delle
colonne russe. Con l'aiuto di mujahidin giunti da diversi paesi arabi, riuscirono a
respingere l'invasione sovietica e a dare vita ad una breve parentesi di indipendenza
cecena. La lotta del 1994-96 fu l'ultima nella serie di lotte anti-coloniali cecene. La
vittoria degli indipendentisti fu tanto più stupefacente se si considera il fatto che la
Cecenia vinse senza l'ausilio di un vero stato nè di un'organizzazione politica o militare
formale. Con il pretesto di una misteriosa ondata di sanguinosi attentati nelle città russe,
di cui la Cecenia ha sempre negato la responsabilità, la Russia invase nuovamente la
Cecenia. Finora, il governo russo non e' stato in grado di produrre alcuna prova che
colleghino quegli attentati ai ribelli ceceni.
I separatisti ricevono armi dall'Arabia Saudita e dalla Turchia, ma soprattutto dallo stesso
esercito russo che vende loro armi.
Governo filo-sovietico presieduto da Alu Alkhanov
Ex guardie presidenziali. Stiamo parlando dei ‘kadyroviti’, la milizia irregolare cecena
comandata da Ramzan Kadyrov, attuale vice primo ministro del governo ceceno filo-russo, ma
soprattutto figlio del defunto presidente Akhmad Kadyrov, assassinato dagli indipendentisti
lo scorso maggio.
Gli uomini di Ramzan (migliaia, nessuno sa esattamente quanti) costituivano la guardia
presidenziale del padre e si dedicavano al lavoro sporco per conto dei russi: spedizioni
punitive, sequestri, torture, stupri, omicidi, estorsioni. In una parola, il loro compito
era terrorizzare la popolazione civile cecena per dissuaderla dal collaborare con la
resistenza.
Le loro azioni, oltre ad essere particolarmente efferate, erano sempre molto efficaci poiché
sapevano dove e come colpire, dato che quasi tutti i kadyroviti sono ex guerriglieri che
hanno deciso di passare al nemico.
Dopo l’assassinio di Kadyrov, il nuovo presidente Alu Alkhanov ha cercato di ridimensionare
lo strapotere di questa formazione militare, giudicata troppo autonoma e difficilmente
controllabile. Ne ha perfino ventilato lo scioglimento. Ma il giovane e spregiudicato Ramzan
Kadyrov ha reagito sfidando Alkhanov e i suoi stessi protettori russi. Dopo aver dichiarato
che “la guardia presidenziale non verrà mai sciolta”, Ramzan ha iniziato a minacciare
pubblicamente le autorità governative facendo capire che lui, d’ora in avanti, avrebbe
giocato la sua partita da solo.
I kadyroviti hanno quindi intensificato la loro guerra terroristica contro i ceceni,
portandola avanti in proprio, e ne hanno iniziata un’altra contro le autorità di Grozny e di
Mosca. Ramzan Kadyrov si è trasformato così in un signore della guerra, un boss mafioso che
agisce con l’unico scopo di rafforzare il proprio potere personale.
Fondamentalismo islamico, Oltre alla violenza delle bande armate e delle fazioni estremiste
dell’esercito, un’altra causa della guerra è legata al fondamentalismo islamico, una potente
benzina che in Cecenia alimenta costantemente il fuoco della violenza. In Cecenia e nel
vicino Daghestan sono molte le organizzazioni politiche e i gruppi armati che fanno
riferimento al fondamentalismo; la fazioni che negli ultimi anni ha acquisito la più grande
potenza economica e militare nella zona del Caucaso è quella degli “Wahhabiti”, che devono
il loro nome alla setta islamica puritana della penisola arabica fondata nel XVIII secolo
dal predicatore Mohamad Ibn Abdelwahhaba.
La Cecenia risulta dunque in primo piano nella propaganda di Al Qaeda. Flussi finanziari
importanti giungono dal Golfo e dal Medio Oriente, ma le principali fonti provengono sempre
dalla Russia. Tuttavia, è innegabile che più il conflitto dura, più gli islamici si
rinforzano esercitando la loro influenza su aspetti militari, politici e sociali del
conflitto. Dopo l'11 settembre gli sviluppi sono inquietanti, Mosca è riuscita a far
apparire la Cecenia come una delle roccaforti del terrorismo internazionale, soprattutto
dopo il sequestro del teatro Dubrovka.
Attori Esterni coinvolti nel conflitto
L'esercito russo utilizza armi proprie e ne riceve dagli Stati Uniti e da altri Paesi Nato;
i separatisti ricevono armi dall'Arabia Saudita e dalla Turchia, ma soprattutto dallo stesso
esercito russo che vende le loro.
Numero dei morti e intensità del conflitto:
Sono circa 250 mila i ceceni rimasti uccisi dal 1994 ad oggi, quasi un quarto della
popolazione originaria della repubblica caucasica. Migliaia di civili (almeno 3 mila secondo
fonti delle organizzazioni in difesa dei diritti umani) sono 'spariti' nel nulla dopo essere
stati arrestati dalle forze di sicurezza russe e rinchiusi nei cosiddetti 'campi di
filtraggio', centri di detenzione e tortura dai quali esce solo chi paga ai militari russi
pesanti riscatti. Secondo le ultime stime ufficiali fornite dal Cremlino, sono 5.300 i
soldati russi morti nella seconda guerra cecena (dall’ottobre 1999 ad oggi), ma secondo i
Comitati delle madri dei soldati russi la cifra supera invece i 13 mila (25 mila contando i
caduti della prima guerra). Il numero dei rifugiati è di circa 80.000 persone.