Il Tribunale Speciale Iracheno
In base ad un accordo istituito il 10 dicembre 2003 tra la Forza di coalizione (a guida anglo-statunitense) e il governo provvisorio iracheno è stato approvato lo Statuto del Tribunale Speciale iracheno (TSI).
Il Tribunale è competente, quale organo giudiziario indipendente, a giudicare i responsabili di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e altre gravi violazioni delle leggi irachene, compiuti dal 17 luglio 1968 al 1 maggio 2003, nel territorio iracheno e fuori, avvenuti durante la guerra Iran-Iraq e durante l’occupazione del Kuwait da parte dell’Iraq.
La giurisdizione della Corte riguarderà anche i crimini compiuti dal regime di Saddam Hussein contro cittadini iracheni (dissidenti), indipendentemente che tali reati siano avvenuti in tempo di guerra o di pace.
Il Tribunale è composto dalle Camere di prima istanza, da quella di Appello, dall’uffico della Procura e dalla Cancelleria.
Le Sezioni di primo grado sono composte da cinque giudici; quella di Appello da nove. Il Presidente della Camera d’Appello è anche Presidente del Tribunale: il curdo Zarkar Mohamed Amin, primo presidente della Corte, si è dimesso nel gennaio 2006 ed è stato sostituito dal curdo Rauf Rashid Abdel Rahman.
La sede del Tribunale è a Baghdad.
La lingua ufficiale del Tribunale è l’arabo.
I giudici del Tribunale sono tutti iracheni, purchè non ex-militanti del partito Baath (art. 33 dello Statuto). Ai processi, comunque, possono prendere parte, in qualità di osservatori, anche giudici internazionali.
Il processo a Saddam Hussein (e a quattro esponenti del suo partito), che si è aperto il 19 ottobre 2005, riguarda il massacro avvenuto nel luglio 1982 a Dujail, un villaggio sciita a 60 km a nord di Baghdad, dove morirono 143 persone. Secondo le testimonianze raccolte e la documentazione del Tribunale, 96 persone, tra cui donne e bambini, vennero giustiziati in maniera sommaria poche ore dopo un fallito attentato alla vita di Saddam, mentre le altre come risultato delle torture inflitte. Il 19 giugno 2006 il Procuratore Generale ha chiesto la condanna a morte per Saddam, il suo fratellastro Barzan Al-Tikriti e l'ex-vice presidente Taha Yassine Ramadan.
Sono in tutto 12 i capi di accusa pendenti su Saddam: l'assassinio di cinque leader religiosi nel luglio del 1974 e di militanti di diversi partiti politici in 30 anni; il lancio di granate contro Kirkuk, nel nord del Paese; le uccisioni di massa di esponenti del clan del leader curdo Massud Barzani nel luglio del 1983 e le deportazioni della popolazione curda del nord dell'Iraq nella cosiddetta campagna di Anfal tra il 1986 e il 1988; l'espulsione di migliaia di curdi faili (sciiti) verso l'Iran nel 1980; l'attacco con gas chimici della citta' curda di Halabya, nell'agosto del 1988 (5.000 persone sarebbero rimaste uccise e migliaia intossicate); l'invasione del Kuwait il 2 agosto del 1990; il massacro di migliaia di persone a seguito della rivolta sciita nel sud dell'Iraq dopo la fine della Guerra del Golfo nel 1991; il prosciugamento delle paludi nel sud dell'Iraq negli anni Novanta, atto che costrinse la popolazione araba che viveva nell'area a lasciare la terra non piu' coltivabile e provoco' la distruzione dell'ecosistema tra il Tigri e l'Eufrate; la persecuzione di partiti politici, laici e confessionali, durante il suo regime.
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