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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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L'ONU e l'Agenda per la Pace (1992)



B.Ghali Nel 1992 Boutrous Boutrous-Ghali, Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel documento denominato Agenda per la Pace, affronta in maniera organica i temi della diplomazia preventiva, della pacificazione e del mantenimento della pace, e infine quello della costruzione della pace dopo un conflitto.

Il documento fornisce una prima definizione dei termini utilizzati.
Diplomazia preventiva è l'azione per prevenire la nascita di dispute tra le parti, per impedire che dispute esistenti degenerino in conflitti e per limitare l'estensione di questi ultimi quando essi si verificano.
Pacificazione è l'azione per condurre le parti ostili all'accordo, essenzialmente attraverso mezzi pacifici come quelli contemplati nel Capitolo VI dello Statuto delle Nazioni Unite.
Mantenimento della pace è il dispiegamento di una presenza delle Nazioni Unite sul campo, previo consenso di tutte le parti interessate, che normalmente implica personale militare e/o di polizia e spesso anche civili. Il mantenimento della pace è una tecnica che aumenta le possibilità sia per la prevenzione del conflitto che per la creazione della pace.
Costruzione della pace dopo il conflitto, è l'azione volta a individuare e appoggiare le strutture che tenderanno a rafforzare e consolidare la pace al fine di evitare una ricaduta nel conflitto.

L'Agenda mette in evidenza che, dopo la fine della guerra fredda, la comunità internazionale è ormai entrata in una fase contraddistinta da particolari contraddizioni. Se da una parte, infatti, si è assistito, su larga scala, ad un continuo impegno su diversi settori quali la democratizzazione, la collaborazione e cooperazione tra Stati, la promozione e tutela dei diritti umani, il progresso economico e sociale, dall'altra, tuttavia, gli sforzi internazionali in tal senso non hanno portato ad una reale diminuzione dei vari conflitti etnici, religiosi, sociali, culturali che affliggono il mondo.

Il Segretario delle Nazioni Unite metteva in evidenza, infatti, che dal 1945, anno di fondazione dell’Organizzazione, oltre 100 major armed conflicts avevano provocato circa 20 milioni di morti.

Ma quali sono gli obiettivi da perseguire per un corretto approccio al problema? Schematicamente, così risponde l'Agenda:

I nostri scopi ormai devono essere i seguenti:

- tentare di scoprire il più presto possibile le situazioni foriere di conflitto e fronteggiare il pericolo, attraverso la via diplomatica, prima che si manifesti la violenza;

- quando scoppia un conflitto, porre mano a ristabilire la pace, regolando le controversie che vi stanno alla base;

- mantenere la pace, per quanto precaria, quando cessa il combattimento e contribuire alla messa in opera degli accordi a cui siamo giunti i mediatori;

- tenerci pronti a partecipare al ristabilimento della pace in varie forme: ricostruire le istituzioni e le infrastrutture delle nazioni dilaniate dalla guerra civile e dai conflitti interni; creare tra le nazioni prima in guerra dei legami fondati sul vantaggio reciproco;

- infine, in senso più ampio, cercare di estirpare le cause più profonde del conflitto: miseria economica, ingiustizia sociale e oppressione politica.
























Boutrous Ghali sostiene, quindi, la necessità di una sistematica politica di prevenzione capace, però, di “una conoscenza tempestiva e accurata dei fatti”, organizzata in modo tale da avere a disposizione mezzi che, in base ad un sistema di informazioni (ufficiali e non), intervengano laddove necessario con metodologie idonee. Si tratta delle cosiddette operazioni di fact-finding (di accurata conoscenza dei fatti), avviate su mandato del Segretario Generale, del Consiglio di Sicurezza o dell’Assemblea.

L'Assemblea Generale dell'ONU, con la risoluzione 47/120 del 10 febbraio 1993, ha accolto favorevolmente l'Agenda per la Pace facendo proprie le proposte contenute e decidendo di proseguire nell'approfondimento del tema.

Il 28 maggio 1993, con una lunga e articolata nota del suo Presidente, il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato concluso l'esame dell'Agenda, recependo le proposte ivi contenute e chiedendo al Segretario Generale di elaborare un nuovo rapporto sulla base delle risposte degli Stati membri alle proposte contenute dell'Agenda.


in Biblioteca: Un'Agenda per la Pace

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