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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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La diplomazia preventiva (preventive diplomacy)



La diplomazia preventiva ha per scopo quello di attenuare le tensioni prima che esse sfocino in un conflitto e, nel caso in cui esso sia già scoppiato, di agire rapidamente per contenerlo e per risolverne le cause fondamentali.

Secondo l’Agenda per la Pace, la diplomazia preventiva può essere condotta dal Segretario Generale dell’Onu (personalmente o tramite suoi rappresentanti), dal Consiglio di Sicurezza o dall’Assemblea Generale, e dalle organizzazioni regionali in cooperazione con le Nazioni Unite.

Gli strumenti della diplomazia preventiva sono:
- misure volte a creare fiducia;
- inchieste;
- sistema d’allerta;
- zone smilitarizzate.

Misure per costruire la fiducia
La fiducia reciproca e la buona fede sono essenziali per ridurre la probabilità di conflitto tra Stati. Molte di tali misure sono a disposizione dei Governi che hanno la volontà di impiegarle. Lo scambio sistematico di missioni militari, la formazione di centri regionali o sub-regionali di riduzione del rischio, gli accordi per il libero flusso di informazioni, compreso il monitoraggio di accordi regionali militari, costituiscono degli esempi.

Inchieste
I passi preventivi si devono basare su una conoscenza tempestiva e accurata dei fatti. Al di là di ciò, si richiede una comprensione degli sviluppi e delle tendenze globali, basata su un’accurata analisi. Date le radici economiche e sociali di molti conflitti potenziali, un’informazione richiesta dalle Nazioni Unite deve comprendere le tendenze economiche e sociali, nonché gli sviluppi politici che possono portare a tensioni pericolose.

a) Il ricorso all’inchiesta, in conformità con lo Statuto, è avviato o dal Segretario Generale o dal Consiglio di Sicurezza o dall’Assemblea Generale. Può essere presa in considerazione una richiesta di invio di una missione di inchiesta delle Nazioni Unite da parte di uno Stato.
b) Contatti con i Governi degli Stati Membri forniscono al Segretario Generale dettagliate informazioni sui temi a proposito dei quali c’è preoccupazione. Tali contatti sono essenziali al fine di acquisire la conoscenza di una determinata situazione e di valutarne le potenziali implicazioni.
c) Un’inchiesta formale può essere affidata dal Consiglio di Sicurezza o dall’Assemblea Generale, ciascuno dei quali può scegliere di inviare una missione sotto la propria diretta autorità o può invitare il Segretario Generale ad adottare i passi necessari, compresa la designazione di un Inviato Speciale. Oltre a raccogliere informazioni in base alle quali può essere presa la decisione di un’ulteriore azione, una tale missione può in alcuni casi contribuire a disinnescare una situazione critica in virtù della sua presenza, indicando alle parti che l’Organizzazione, e in particolare il Consiglio di Sicurezza, è al corrente della questione considerata come una minaccia presente o potenziale alla sicurezza internazionale.
d) In circostanze eccezionali il Consiglio può riunirsi lontano dalla sede centrale come prevede lo Statuto, non solo per informarsi direttamente, ma anche per portare l’autorità dell’Organizzazione al fine di influire su una certa situazione.

Sistema di allerta
Negli ultimi anni il sistema delle Nazioni Unite ha sviluppato una valida rete di sistemi di allerta riguardanti le minacce ambientali, il rischio di incidenti nucleari, disastri naturali, movimenti di massa di popolazioni, la minaccia della carestia e la diffusione di malattie.
Le informazioni provenienti da queste fonti vengono sintetizzate con indicatori politici per valutare se esiste una minaccia per la pace e per analizzare quale azione potrebbe essere adottata dalle Nazioni Unite per attenuarla. Questo processo richiede la stretta cooperazione delle varie agenzie specializzate e degli uffici operativi delle Nazioni Unite.
Inoltre, i programmi e le organizzazioni regionali hanno un ruolo importante nel sistema di allerta.

Dispiegamento preventivo
Le operazioni delle Nazioni Unite in aree di crisi sono state generalmente avviate dopo che il conflitto era esploso. Tuttavia, è importante programmare circostanze che garantiscano un dispiegamento preventivo, che può avere luogo in diverse forme. Per esempio, in condizioni di crisi nazionale ci può essere un dispiegamento preventivo su richiesta del Governo o di tutte le parti interessate, o con il loro consenso; in dispute interstatali un tale dispiegamento può avere luogo quando due paesi si rendono conto che una presenza delle Nazioni Unite su entrambe le parti del loro confine potrebbe scoraggiare le ostilità; inoltre, il dispiegamento preventivo può verificarsi quando un paese si sente minacciato e chiede il dispiegamento di un’adeguata presenza delle Nazioni Unite solo lungo la sua parte del confine.
In condizioni di crisi all’interno di un paese, quando il Governo lo richieda o tutte le parti acconsentano, il dispiegamento preventivo può concorrere in una serie di modi a mitigare la sofferenza e a limitare o controllare la violenza. L’assistenza umanitaria, fornita in maniera imparziale, attraverso personale militare, di polizia o civile, contribuisce a salvare vite e sviluppare condizioni di sicurezza nelle quali si possono svolgere dei negoziati; le Nazioni Unite possono anche aiutare negli sforzi di conciliazione se questa dovesse essere la volontà delle parti. In certe circostanze, le Nazioni Unite possono dover contare su capacità specializzate e risorse di varie parti del sistema delle Nazioni Unite; tali operazioni possono anche talvolta richiedere la partecipazione di organizzazioni non governative.
In queste situazioni di crisi interna le Nazioni Unite devono rispettare la sovranità dello Stato, secondo i principi dello Statuto. L’Organizzazione deve restare conscia dell’equilibrio attentamente negoziato dei principi guida annessi alla risoluzione 46/182 dell’Assemblea Generale del 19 dicembre 1991. Questi principi guida sottolineano, tra l’altro, che l’assistenza umanitaria deve essere fornita in conformità con i principi di umanità, neutralità e imparzialità; che la sovranità, integrità territoriale e l’unità nazionale degli Stati deve essere pienamente rispettata in accordo con lo Statuto delle Nazioni Unite; e che, in tale contesto, l’assistenza umanitaria dovrebbe essere fornita con il consenso del paese interessato e, in linea di principio, sulla base di un appello fatto da quel paese. I principi guida evidenziano anche la responsabilità degli Stati nel prendersi cura delle vittime delle emergenze che si verificano sul loro territorio e la necessità di accesso a coloro che richiedono assistenza umanitaria. Alla luce di questi principi, la richiesta da parte di un Governo di coinvolgimento delle Nazioni Unite, o il consenso a che ciò avvenga, non costituisce una violazione della sovranità di quello Stato, né è contraria all’articolo 2, paragrafo 7, dello Statuto che si riferisce a questioni essenzialmente appartenenti alla giurisdizione nazionale di ogni Stato.
In casi in cui uno Stato teme un attacco attraverso il confine, se il Consiglio di Sicurezza ritiene che una presenza delle Nazioni Unite su un lato del confine, con il consenso solamente del paese richiedente, serva da deterrente al conflitto, può avvenire il dispiegamento preventivo.

Zone smilitarizzate
In passato, sono state costituite delle zone smilitarizzate su accordo delle parti alla conclusione di un conflitto. Oltre al dispiegamento del personale delle Nazioni Unite come forza di pace in tali zone, può essere presa in considerazione l’utilità di uno spiegamento di forze preventivo su entrambi i lati del confine, previo accordo delle parti, come mezzo per separare potenziali belligeranti; oppure su un solo lato del confine, dietro richiesta di una delle parti, con lo scopo di prevenire qualsiasi pretesto di attacco. Le zone smilitarizzate diventano simboli della volontà della comunità internazionale di impedire qualsiasi conflitto.

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