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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Il ruolo della società civile nella prevenzione dei conflitti

Quando si parla dell’impegno della società civile (intendendo per società civile quei cittadini impegnati nella promozione di alcune tematiche e organizzati in movimenti, associazioni, ong, sindacati, chiese, partiti, centri di ricerca, ecc) nella prevenzione dei conflitti si fa riferimento alle organizzazioni impegnate in forme varie (attività di lobby, interposizione, diplomazia popolare, mediazione, etc.) nell'opposizione alla guerra (e nell’obiezione di coscienza), nella ricerca di alternative alla soluzione violenta dei conflitti e nell'azione di solidarietà con le popolazioni vittime delle guerre e delle povertà.

Nel 2001, il Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan, nel suo rapporto sulla Prevenzione dei conflitti armati, ha raccomandato che "le varie organizzazioni non governative (o.n.g.), con un interesse particolare nella prevenzione dei conflitti, organizzassero una Conferenza Internazionale delle organizzazioni locali, nazionali e internazionali sul loro ruolo nella prevenzione e nella futura azione condivisa, in materia, con le Nazioni Unite”".
GPPAC (www.global-conference.net) In risposta alla sollecitazione di Kofi Annan, la Global Partnership for the Prevention of Armed Conflict ha preso l’iniziativa e ha proposto un programma globale integrato di ricerca, consultazione e discussione culminato nella Conferenza Globale sul tema From Reaction to Prevention: Civil Society forging Partnerships to Prevent Violent Conflict and Build Peace, tenutasi al Palazzo di Vetro a New York dal 19 al 21 luglio 2005 (che ha visto la partecipazione di circa 900 delegati provenienti da 118 paesi), un'iniziativa supportata anche dal Segretario Generale.
L’obiettivo della Conferenza è stato quello di stabilire una partnership globale per prevenire i conflitti armati attraverso l’impegno, l’integrazione e il coinvolgimento della società civile, dalla base a livello internazionale, e garantire il supporto delle attività di prevenzione all’interno dell'intero sistema delle Nazioni Unite.

Prima ancora, tuttavia, l’Agenda per la Pace di Boutrous Ghali (1992) aveva già considerato la possibilità di affidare la gestione del conflict management alle varie organizzazioni della società civile, impegnate nella prevenzione dei conflitti, attraverso Corpi Civili di Pace. La prima esperienza, in assoluto,in questo senso è stata quella del governo argentino che nel 1993 ha istituito i cosiddetti "Caschi Bianchi", gruppi di civili volontari con scopi umanitari, attivi nel campo dell’assistenza e cooperazione internazionale. Nel 1995, il Segretario Generale, dopo aver accolto la proposta dell’Assemblea (risoluzione 49/139/B del 20 dicembre 1994), ha relazionato al Consiglio Economico e Sociale sull’idea di "partecipazione di volontari, "Caschi Bianchi", in attività delle Nazioni Unite nel campo del soccorso umanitario, riabilitazione e cooperazione tecnica per lo sviluppo".
In particolare, all’interno del paragrafo riguardante la diplomazia preventiva, Boutrous Ghali poneva l’accento sulla partecipazione attiva di organizzazioni non governative, non solo in contesti di emergenze umanitarie, ma anche e soprattutto in contesti di guerra.
Si tratta, in generale, di volontari, con funzioni e modalità diverse rispetto al personale militare, che hanno il compito principale di favorire il dialogo tra le parti e la riconciliazione dei soggetti coinvolti laddove vi siano situazioni di crisi e pericolo per le comunità locali.

Nello stesso senso, il Supplemento all’Agenda per la Pace (1995) mette in evidenza come, a quella data, già un migliaio di organizzazioni avevano ricevuto il riconoscimento di idoneità a partecipare alle riunioni consultive delle Nazioni Unite riguardanti la prevenzione dei conflitti.

Nel 1997, Kofi Annan metteva in evidente risalto l’importanza di utilizzare le "risorse" di natura "civile", provenienti dall’esperienza di personale volontario (Caschi Bianchi) che lavorasse al fianco e sostenesse al tempo stesso le missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. L’Assemblea Generale, con la risoluzione 52/171 del 18 febbraio 1998, sulla base del rapporto del Segretario generale su "la partecipazione di volontari, i 'Caschi bianchi', alle operazioni di soccorso umanitario e alle attività di riabilitazione e cooperazione tecnica per lo sviluppo condotte dall'Organizzazione delle Nazioni Unite", ha invitato il Segretario Generale a "studiare le possibilità di utilizzare i Caschi bianchi come mezzo per prevenire e attenuare gli effetti delle situazioni d'emergenza e delle urgenze umanitarie dopo i conflitti".

Successivamente, a seguito della riforma del sistema ONU (sulla scorta del contributo della Commissione Brahimi), si è posto l’accento più sulla necessità di una formazione adeguata e competenza professionale dei corpi civili di pace, dando, invece, meno importanza al loro aspetto “volontaristico”. Corpi, quindi, capaci di intervenire tempestivamente e in modo organizzato, in collaborazione con il personale militare, laddove sia necessaria la loro presenza come forze di pacificazione.

Global Conference 2005 Per saperne di più visita il sito della
Global Conference From Reaction to Prevention


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