Accordo Gaza-Gerico: più che autonomia, meno che indipendenza
Il 4 maggio 1994 i rappresentanti di Israele e dell’OLP hanno firmato a Il Cairo l’Accordo su Gaza e Gerico. Si è così compiuta la prima delle quattro fasi previste dalla Dichiarazione di principi del 13 settembre 1993 (cf. Regno-att. 18,1993,527; Regno-doc. 19,1993,640), e hanno preso avvio il «rapido passaggio di poteri» fra Israele e i palestinesi, nonché il «periodo transitorio» di cinque anni, durante il quale dovrà essere negoziato uno status permanente per tutta l’area.
L’Accordo su Gaza e Gerico (cf. Regno-doc. 11,1994,380) è un documento che conta, con gli allegati, quasi trecento pagine e sei mappe. Qui di seguito, Yoel Singer, consigliere giuridico del Ministero degli esteri israeliano, ne descrive i tratti salienti.
Avendo studiato molti altri accordi di autonomia, posso dire che questo è uno dei più complicati. Il fatto è che la situazione in Cisgiordania e Gaza è assolutamente unica. A differenza di tutte le altre autonomie, che riguardano una regione facente parte della sovranità dello stato metropolitano, qui abbiamo a che fare con una situazione mista: una zona che non è parte della sovranità israeliana e non è nemmeno un altro luogo indipendente. È qualcosa a metà, insomma una situazione molto complicata. Quello che abbiamo cercato di fare è creare una nuova realtà, istituire qualcosa che si regga da sé. Naturalmente dobbiamo ancora vedere come l’accordo verrà applicato, ma almeno sulla carta direi che copre tutti gli aspetti vitali.
Autorità palestinese
Il senso dell’Accordo su Gaza e Gerico è quello di conferire all’Autorità di auto-governo palestinese più poteri e responsabilità che non nel resto della Cisgiordania. A Oslo, infatti, si è deciso che l’autonomia da istituire nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza avrebbe avuto due gambe, una più lunga dell’altra: l’idea era quella di trasferire più poteri nella Striscia di Gaza e a Gerico che nel resto della Cisgiordania.
Yitzchak Rabin
«Un giorno d’inverno del 1889, centocinque anni fa, il fabbro Avraham Yalovsky veniva assassinato nella sua casupola d’argilla, a Wadi Hadin. Avraham Yalovsky fu la prima vittima della storia della comunità ebraica in terra d’Israele nell’epoca moderna... la prima vittima di un sanguinoso conflitto tra noi e il popolo palestinese. Da quando Avraham Yalovsky è stato ucciso, i nostri nonni, i nostri padri, noi, i nostri figli, e persino i nostri nipoti praticamente non abbiamo riconosciuto altro che sangue e lutto, e per cento anni questo sangue non ci ha dato tregua...
La guerra sulla terra dei nostri padri ci ha tolto i nostri figli e le nostre figlie migliori. Ci ha sottratto risorse fisiche e spirituali, ha incanalato tutta la nostra forza e i nostri sacrifici in direzioni che non avevamo cercato, in direzione del dolore, e di questo ci rammarichiamo profondamente. Anche nelle ore più difficili il nostro cuore si stringe alla vista delle distruzioni, dell’odio, alla vista della morte. Ma anche nei momenti più amari sapevamo che le lacrime delle nostre madri in lutto non erano diverse dalle lacrime di altre madri in lutto, che le lacrime sono amare e dolorose in ogni famiglia, che le grida di dolore sono tutte uguali, anche se si esprimono in lingue diverse.
Abbiamo deciso di tentare di porre fine a questo orribile ciclo di dolore...
Abbiamo fiducia che entrambi i popoli possano vivere sullo stesso pezzo di terra, ciascuno sotto la propria vite e il proprio fico, come predissero i nostri profeti, e che sappiamo dare a questa terra - una terra di pietre, una terra di pietre tombali - quel sapore di latte e di miele che merita tanto. Faccio ora appello al popolo palestinese e dico: nostri vicini palestinesi, cento anni di spargimenti di sangue hanno radicato l’odio tra di noi. Per cento anni siamo stati ad aspettarvi e voi siete stati ad aspettarci. Vi abbiamo ucciso e ci avete ucciso. Migliaia di tombe nostre, migliaia di tombe vostre coprono le colline e le valli come dolorose pietre miliari della storia vostra e nostra.
Oggi ci stringiamo la mano in pace. Oggi diamo inizio a un conto diverso...».
Il Cario, 4 maggio 1994
Dalla dichiarazione del primo ministro israeliano alla cerimonia per la firma dell’Accordo su Gaza e Gerico.
In effetti, abbiamo trasferito all’autorità palestinese che è stata istituita tutti i poteri e le responsabilità civili. L’amministrazione civile, che era un’organismo del governo militare israeliano, si è sciolta mercoledì 4 maggio, non esiste più e tutti i poteri e le competenze precedentemente esercitati dall’amministrazione civile del governo militare israeliano sono ora nelle mani dell’autorità palestinese. Con alcuni limiti, con alcune riserve, ma fondamentalmente nulla è stato riservato a Israele nella sfera civile, a differenza degli aspetti della sicurezza militare per i quali Israele mantiene la maggior parte dei poteri. La maggior parte, non tutti.
Sul versante della sicurezza, Israele manterrà la responsabilità per la «sicurezza esterna» di queste zone. L’accordo spiega che la sicurezza esterna comprende la responsabilità sui confini e sulle linee che separano le due zone dai paesi vicini (Egitto e Giordania), sulla costa di Gaza e sullo spazio aereo. Vale a dire che la responsabilità per la sicurezza dell’involucro che racchiude Striscia di Gaza e zona di Gerico è sotto autorità israeliana.
All’interno delle due zone esiste una separazione tra la responsabilità dell’autorità palestinese per la sicurezza interna e l’ordine pubblico dei palestinesi e la responsabilità d’Israele per la sicurezza interna e l’ordine pubblico degli israeliani e degli insediamenti israeliani. Non è una separazione semplice. Per permettere forme di cooperazione e di coordinamento tra la «forte polizia palestinese» che dovrà essere istituita nelle due zone e le forze militari israeliane, abbiano creato un «Comitato congiunto per la cooperazione e il coordinamento in materia di sicurezza». Questo sarà il meccanismo attraverso il quale le due parti coopereranno e manterranno un grado di coordinamento tra le rispettive competenze.
L’autorità palestinese non avrà relazioni estere: cioè non avrà competenze negli affari esteri. Ciò significa, come è spiegato nell’accordo, che non avrà ambasciate o consolati all’estero, non avrà funzioni diplomatiche o consolari e non sarà permesso che paesi terzi stabiliscano delle ambasciate o dei consolati o altri tipi di missioni diplomatiche in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, o che diplomatici o consoli stranieri vengano accreditati in queste zone. L’autorità palestinese non potrà sottoscrivere accordi internazionali. Tuttavia sono previste alcune eccezioni. Abbiamo concordato che l’OLP potrà sottoscrivere accordi con altri stati o con organizzazioni internazionali a favore dell’autorità palestinese in quattro aree specifiche.
- Un’area riguarda l’applicazione dell’allegato economico dell’accordo. C’è infatti un allegato economico dell’Accordo su Gaza e Gerico che prevede contatti specifici tra l’autorità palestinese e paesi terzi nella sfera dell’economia. Per poter applicare questo allegato, l’OLP può sottoscrivere accordi internazionali.
- Una seconda area riguarda gli accordi che si potranno sottoscrivere con paesi offerenti, al fine di approntare le forniture necessarie per il funzionamento dell’autorità palestinese.
- La terza area riguarda accordi volti ad applicare i piani di sviluppo regionale previsti dalla Dichiarazione di principi e gli accordi che saranno sottoscritti nel quadro dei negoziati multilaterali.
- La quarta area riguarda accordi di carattere culturale, scientifico, educativo.
Solo in queste quattro aree l’OLP può sottoscrivere accordi a favore dell’autorità palestinese. Comunque l’autorità palestinese come tale non può sottoscrivere alcun accordo internazionale. Altra eccezione è data dal fatto che, una volta sottoscritti questi accordi internazionali, l’autorità palestinese può continuare a trattare con le parti terze circa la loro applicazione. A tal fine, abbiamo anche previsto che stati terzi e organizzazioni internazionali possano aprire degli uffici tecnici nelle zone di Gaza e di Gerico allo scopo di applicare gli accordi in questione. Secondo l’accordo, queste eccezioni non si considerano come facenti parte degli affari esteri...
L’autorità palestinese sarà composta da un organismo. Non vi sarà separazione fra organo legislativo e organo esecutivo. Un solo organismo, composto da ventiquattro membri (all’inizio forse meno, ma poi il numero sarà di ventiquattro) sarà posto al vertice dell’amministrazione civile oggi esistente nella Striscia di Gaza e nella zona di Gerico. Tutti gli israeliani che oggi lavorano nell’amministrazione civile si ritireranno in Israele e saranno sostituiti da palestinesi. L’autorità palestinese può istituire ulteriori dipartimenti o sotto-dipartimenti per integrare le strutture dell’amministrazione civile, ma fondamentalmente quello che si vedrà è l’amministrazione civile e, al suo vertice, l’organismo di ventiquattro membri, cioè l’autorità palestinese, che tratta sia le questioni legislative, sia quelle esecutive.
Giurisdizione
Vi sarà un sistema giudiziario palestinese indipendente sotto la responsabilità dell’autorità palestinese.
Le leggi dell’autorità palestinese saranno vagliate da una commissione bilaterale composta da giuristi di entrambe le parti i quali, entro un periodo di venti giorni, dovranno esaminare ogni legge promulgata dall’autorità palestinese e verificare che essa non sia in contrasto o non ecceda i poteri dell’autorità palestinese stessa e che comunque non violi in qualche modo le clausole dell’Accordo su Gaza e Gerico. La giurisdizione dell’autorità palestinese si estenderà su tutta la zona di Gerico e sull’intera Striscia di Gaza, a eccezione delle aree dove si trovano gli insediamenti israeliani e di una stretta area lungo il confine con l’Egitto chiamata «area dell’installazione militare».
Personalmente la giurisdizione riguarderà tutti, ad eccezione degli israeliani. Gli israeliani cioè non saranno soggetti alla giurisdizione dell’autorità palestinese...
L’accordo comprende quattro allegati. Il primo riguarda disposizioni relative alla sicurezza e si tratta di disposizioni piuttosto complicate. È prevista una «presenza internazionale temporanea», del tipo di quella che ora è in funzione nella città di Hebron. Si è deciso che questa presenza sarà composta da quattrocento osservatori, esperti e istruttori, provenienti da cinque o sei paesi offerenti che bisognerà concordare. Essa opererà all’interno di specifiche città e villaggi, vale a dire la città di Gerico e alcune città e villaggi della Striscia di Gaza. Resterà in funzione per sei mesi, a meno che le due parti decidano di prolungare questo periodo.
Un’ultimo dato: i palestinesi della Striscia di Gaza e della zona di Gerico godranno del diritto di libero passaggio tra queste due zone: sebbene in effetti esse siano separate da territorio israeliano. Quindi, anche nel caso dovesse intervenire una chiusura del territorio israeliano all’accesso dei palestinesi dei territori per motivi di sicurezza, anche nel caso di una chiusura completa, i palestinesi potranno continuare a muoversi liberamente tra la Striscia di Gaza e la zona di Gerico, ma non potranno allontanarsi dalle quattro strade che sono state messe a disposizione per questo passaggio.