Cluster Bombs – bombe a grappolo
Cluster Bombs - bombe a grappolo
Le bombe a grappolo (cluster bombs) sono armi da guerra che uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che nei mesi ed anni successivi, a causa della contaminazione da ordigni inesplosi che lasciano dietro di sé . Il loro uso continua a sfidare principi consolidati del diritto internazionale umanitario. Per i loro effetti indiscriminati, una volta rimaste inesplose sul terreno, le sub-munizioni rilasciate dalle cluster bombs sono assimilabili alle mine antipersona.
Le bombe cluster sono armi costituite da un contenitore o dispenser
contenente "sub-munizioni" esplosive nel numero variabile di 200-250
unità. Il dispenser portato da un aeromobile viene sganciato sull'obiettivo,
si apre e lascia cadere per gravità, e quindi con una dispersione casuale,
le sub-munizioni, saturando mediamente un'area ellittica di diametro 2000 x
700 m. Questa caratteristica porta a catalogare le submunizioni come "Armi
di saturazione d'area" in grado, rispetto alle mine, di coprire grandi
superfici con un numero notevolmente inferiore di ordigni.
Esiste anche un tipo di cluster bombs antipersona lanciate sull'obiettivo con
proiettili di artiglieria di grosso calibro. In questo caso la dispersione sul
suolo è ridotta rispetto a quelle lanciate da aereo.
I problemi sollevati dall'uso delle munizioni cluster sono molteplici.
Innanzitutto, data la loro natura di "armi d'area" in grado di disseminare
submunizioni su vaste aree, rendono particolarmente problematico, se utilizzate
in prossimità di aree abitate da civili, il puntamento su obiettivi di
natura esclusivamente militare, rendendo così indiscriminati i loro effetti
immediati, in palese violazione dell'Art. 51 del I protocollo della Convenzione
di Ginevra.
Inoltre, all'atto dell'impiego non tutte le sub-munizioni, contenute nel dispenser
e rilasciate, esplodono a causa di varie ragioni di natura tecnica e/o ambientale
come inefficienze di carattere tecnico, la natura del terreno dove impattano
e situazioni contingenti relative alla quota di lancio e alle condizioni meteo.
Le ditte costruttrici dichiarano che le mancate esplosioni sono al massimo pari al 5% delle cluster lanciate. A fronte di questo dato l'esperienza operativa di bonifica, invece, evidenzia dati notevolmente superiori. E' stato verificato, infatti,che la percentuale delle mancate esplosioni non è inferiore al 15-20% per arrivare anche al 40-45% come riscontrato in alcune località dell'Afghanistan. Percentuali elevate che indicano come sul suolo, dopo il lancio di bombe a grappolo, la densità degli ordigni non esplosi assume dimensioni macroscopiche, notevolmente superiori a quella ottenibile se si utilizzassero mine antipersona o anticarro. Praticamente per ogni dispenser lanciato rimangono sul suolo circa 20 sub-munizioni non esplose, vere e proprie mine antipersona. Considerando il numero dei dispenser che normalmente vengono lanciati durante un periodo di belligeranza, le sub-munizioni inesplose possono raggiungere quindi numeri elevatissimi.
Una cluster bomb non esplosa mantiene la sua potenzialità letale praticamente all'infinito e diventa molto più pericolosa di una mina antipersona in quanto può esplodere alla minima sollecitazione anche casuale con effetti letali 3 volte superiori a quelli della più potente mina ad azione estesa ad oggi conosciuta. Inoltre non è un dato irrilevante che, come confermano i dati provenienti da zone di conflitto, vengano utilizzate indiscriminatamente anche in aree abitate,o nelle loro immediate vicinanze e che la conseguente contaminazione rallenti la fase di ricostruzione post-conflitto, la coltivazione dei campi, l'accesso ai pascoli, ai pozzi e renda mortalmente insicure strade, scuole ed abitazioni.
Nell'ultimo conflitto nel sud del Libano il 60% delle cluster bombs è stato lanciato nelle immediate vicinanze di centri abitati o villaggi (fonte: Foreseeable harm. The use and impact of cluster munitions in Lebanon: 2006 - Landmine Action - UK). Sempre nello stesso conflitto, la stima del numero delle munizioni inesplose, come segnalato dal Mine Action Coordination Center delle Nazioni Unite nel sud del Libano superava verosimilmente il milione di ordigni.
Le cluster in numeri
I paesi che hanno in uso questi ordigni sono 15: Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Eritrea, Etiopia, Finlandia, Francia, Israele, Nigeria, Olanda, Pakistan Regno Unito, Serbia, Stati Uniti, Sudan, Turchia.
I paesi contaminati dalle cluster bombs sono 22: Afghanistan, Albania, Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Cambogia, Chad, Croazia, Eritrea, Etiopia, Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Pakistan, Russia, Serbia, Montenegro, Sierra Leone, Sudan , Siria, Tajikistan, Vietnam.
2 Territori contaminati dalle cluster munitions: Cecenia e Kosovo
I paesi che producono munizioni cluster sono 32 e tra questi vi è anche l'Italia con la Simmel Difesa di Colleferro (Roma).
Il nostro paese inoltre è tra i 70 paesi detentori di stock di cluster bombs.
Il Processo di Oslo
Un importante processo per la messa al bando delle cluster bombs, ha avuto inizio a Oslo durante la conferenza internazionale promossa dal Governo norvegese alla quale hanno partecipato 49 stati.
I paesi che hanno preso parte alla conferenza hanno concordato una dichiarazione d'intenti che impegna entro il 2008 gli Stati a concludere un nuovo trattato che proibisca le munizioni cluster che causano danni innaccettabili ai civili. Tra gli Stati riuniti a Oslo, solo Giappone, Romania e Polonia non hanno sottoscritto questa dichiarazione.
Gli Stati coinvolti hanno anche stabilito il calendario dei prossimi
appuntamenti per portare avanti questo processo: Lima a Maggio, Vienna a Novembre
e Dublino all'inizio del 2008.
Il gruppo dei 46 stati che hanno sottoscritto la dichiarazione comprende produttori,
utilizzatori e paesi che detengono stock di munizioni cluster. Tra questi anche
paesi colpiti da cluster bombs come Afghanistan, Libano e Siria.
Durante la seconda conferenza governativa di Oslo, che si è svolta dal 23 al 25 maggio 2007, 27 nuovi paesi si sono aggiunti al gruppo di Oslo. Ad oggi si può affermare che 70 paesi sono attivamente impegnati per la messa al bando delle cluster bombs
Processo di Oslo: alcuni dati
Il prossimo appuntamento previsto è Vienna dal 5 al 7 dicembre 2007
Lista completa dei paesi partecipanti (suddivisi per continenti)
AFRICA (15)
Angola, Burundi, Ciad, Ghana, Guinea Bissau, Lesoto, Liberia, Mauritania, Mozambico,
Nigeria, Senegal, Sud Africa, Tanzania, Uganda e Zambia.
AMERICA (14)
Argentina, Bolivia, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala,
Messico, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela
ASIA (8)
Afghanistan, Australia, Bangladesh, Cambogia, Indonesia, Laos, Nuova Zelanda
e Tailandia.
EUROPA (32)
Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Francia, Germania, Gran Bretagna Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia,
Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Olanda, Portogallo,
Repubblica Ceca, Santa Sede, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e
Svizzera.
MEDIO ORIENTE (4)
Egitto, Giordania, Libano e Yemen.
Dichiarazione di Oslo
Conferenza di Oslo sulle munizioni cluster - 22 - 23 febbraio 2007
Un gruppo di Stati, Organizzazioni delle Nazioni Unite, Il Comitato
Internazionale della Croce Rossa, la Coalizione per la messa la bando delle
munizioni cluster e altre organizzazioni umanitarie, si sono riuniti a Oslo
il 22 - 23 febbraio 2007 per discutere come affrontare i problemi umanitari
causati dalle munizioni cluster.
Riconoscendo le gravi conseguenze causate dall'uso delle munizioni cluster e
la necessitá di agire immediatamente, gli Stati si impegnano a:
1. Concludere entro il 2008 uno strumento internazionale giuridicamente
vincolante che:
(i) proibisca l'uso, la produzione, il trasferimento, lo stoccaggio di munizioni
cluster che causano inaccettabili danni ai civili e
(ii) stabilisca un sistema di cooperazione e assistenza che assicuri sostegno
adeguato e riabilitazione alle vittime delle cluster e alle loro comunità,
la bonifica delle aree contaminate, l'educazione al rischio, la distruzione
degli stock di munizioni cluster proibite.
2. Considerare l'adozione a livello nazionale di iniziative per affrontare questi
problemi.
3. Continuare ad affrontare le sfide umanitarie poste dalle munizioni cluster
nel quadro del sistema del diritto umanitario internazionale e in tutte le sedi
competenti.
4. Incontrarsi nuovamente, per continuare i lavori, a Lima in maggio, Vienna
in novembre/dicembre 2007 e Dublino ad inizio 2008, e accogliere favorevolmente
l'annuncio che il Belgio intende organizzare un meeting regionale.
Oslo, 23 febbraio 2007
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
L'azione della Campagna contro le Cluster Bomb
Come organizzazione appartenente della Rete Italiana per il Disarmo,
la Campagna Italiana Contro le Mine ha deciso di promuovere l'informazione e
la sensibilizzazione sulle conseguenze dell'uso delle bombe a grappolo - del
tutto assimilabili a quelle delle mine antipersona -- a danno dei civili.
La Campagna Italiana contro le Mine persegue l'obiettivo della messa al bando
di queste armi attraverso i seguenti strumenti:
1) In ambito internazionale, partecipando alla mobilitazione per la promulgazione di un Trattato Internazionale per la Messa al bando delle Cluster bombs in seno alla coalizione internazionale Cluster Munition Coalition (CMC) formata da più di 151 ONG impegnate nella difesa dei diritti umani. A questo si accompagna un'azione di sensibilizzazione nei confronti di governo e istituzioni italiane affinché
- l'Italia partecipi e sostenga il processo per un nuovo Trattato
Internazionale per la messa al bando delle cluster bombs proposto dalla Norvegia,
come misura adeguata all'emergenza umanitaria creata dall'uso di queste armi,
durante l'ultima riunione della Convenzione sull'uso delle armi convenzionali
(CCW) terminata il 17 novembre 2006 a Ginevra.
- coerentemente ad una politica di attenzione e salvaguardia dei diritti umani
il Governo italiano ratifichi il V protocollo della Convenzione sull'uso delle
armi convenzionali (CCW) che riguarda gli ordigni inesplosi e la bonifica dei
siti contaminati.
2) In ambito europeo promuovendo azioni mirate al pronunciamento del Parlamento Europeo come le risoluzioni: P6_TA-PROV(2004)0048 MUNIZIONI CLUSTER, P6_TA(2005)0298 PER UN MONDO SENZA MINE, P6TA-PROV(2006)0493 CONVENZIONE SULL'INTEDIZIONE DELLE ARMI BIOLOGICHE E TOSSINICHE (BTWC), BOMBE A GRAPPOLO ED ARMI CONVENZIONALI.
3) In ambito nazionale sostenendo l'approvazione del disegno di
legge per la modifica della normativa di messa al bando le mine antipersona
(374/97) che estende le restrizioni previste anche alle sub-munizioni delle
cluster bombs. Di fatto, la definizione di mina antipersona contenuta nell'art.
2 di suddetta legge recita: "Si definisce mina antipersona ogni dispositivo
od ordigno dislocabile sopra, sotto, all'interno o accanto ad una qualsiasi
superficie e congegnato o adattabile mediante specifiche predisposizioni in
modo tale da esplodere , causare un'esplosione o rilasciare sostanze incapacitanti
come conseguenza della presenza, della prossimità o del contatto di una
persona". Tale formulazione è ritenuta, a ragione, la definizione
di mina antipersona più avanzata tra le leggi nazionali dei paesi aderenti
alla Convezione di Ottawa e potrebbe verosimilmente essere estesa anche alle
submunizioni inesplose delle bombe cluster.
Il Disegno di legge proposto mira a colmare la lacuna interpretativa che non
ha, volontariamente, inteso assimilare dal principio le cluster bombs e le loro
sub-munizioni alle mine antipersona, nonostante la palese corrispondenza degli
effetti indiscriminati che le rendono identiche.
7 ottobre 2004 Convegno internazionale: "L'eredità
della guerra. Oltre le mine: le munizioni cluster un emergenza umanitaria annunciata."
La conferenza ottiene come risultato immediato la presentazione di un disegno
di legge per la modifica della norma 374/97 per l'inclusione delle sub-munizioni
cluster all'interno della normativa per la messa al bando delle mine antipersona.
2006: Il DDL nato nel 2004 dopo il convegno "L'eredità delle guerra"
viene ripresentato nella corrente Legislatura alla Camera dei Deputati e al
Senato è stato già sottoscritto da 140 Onorevoli e da più
di 40 Senatori. La Campagna italiana sostiene l'iniziativa con una nuova raccolta
firme e con la sensibilizzazione dei Parlamentari Italiani. Sul fronte internazionale
sostiene il processo per una messa al bando delle cluster bombs proposto dalla
Norvegia e che vedrà la sua prima conferenza ad Oslo nel febbraio 2007
trattato .Il disegno di legge è supportato da tutte le organizzazioni
aderenti alla Rete Italiana per il disarmo.