I nuovi sistemi d'arma
I NUOVI SISTEMI D'ARMA
Valutazioni etiche sulle cosiddette armi "non letali"
A partire dal 1990 si è assistito ad una rapida accelerazione
della ricerca nel settore delle cosiddette armi non-letali (NLW o ANL). Premesso
che l'accostamento del termine "arma" alla locuzione "non letale"
è intrinsecamente contraddittorio, in special modo se si ha riguardo
agli effetti che questi mezzi possono produrre, per "armi non letali"
si intendono quelle "esplicitamente progettate ed impiegate con lo scopo
primario di inabilitare le persone e i mezzi rendendo minima la probabilità
di causare loro danni permanenti". Se a livello ideale tale possibilità
suscita molto interesse all'atto pratico non mancano diversi motivi di preoccupazione.
La necessità di orientarsi verso questo tipo di dispositivi deriva sostanzialmente
da due fattori:
1) l'indisponibilità dell'opinione pubblica a tollerare perdite di vite
umane sia fra gli uomini dei propri contingenti sia fra i civili delle popolazioni
locali;
2) la necessità di risolvere il dilemma nel quale si sentono sempre piú
spesso imprigionate le moderne Forze armate durante le missioni internazionali
(indicate nelle loro varie tipologie come "operazioni diverse dalla guerra"),
limitate da regole di ingaggio spesso molto severe e restrittive.
I contingenti chiamati ad intervenire in operazioni di polizia, di protezione
civile o di assistenza umanitaria, infatti, si trovano spesso a dover colmare
un pericoloso vuoto fra l'inazione e l'uso della forza. Da qui la necessità
di ricorrere a questo tipo di armi in base ai possibili scenari operativi. Ad
esempio in un contesto urbano, caratterizzato da un'intricata rete di costruzioni
e dove le truppe incontrano notevoli difficoltà di penetrazione e movimento,
queste armi possono superare tutti gli ostacoli strutturali ed essere impiegate
in modo indiscriminato e a largo raggio.
Le armi pubblicizzate come incruente, pulite ed appunto "non-letali",
presentano tuttavia almeno due grandi problematiche:
1) innanzitutto, in quanto dipendenti da una moltitudine di fattori incontrollabili
(quali le condizioni ambientali, fattori relativi alle condizioni fisiche del
soggetto colpito e/o psicologiche degli operatori, etc...), i loro effetti sono
solo in parte prevedibili;
2) in secondo luogo si prestano ad essere utilizzate come armi pre-letali: un
esercito che avesse a disposizione un arsenale in grado di immobilizzare il
nemico si lascerebbe difficilmente sfuggire l'occasione di impiegarlo anche
in modalità letale al fine di aumentare la propria efficacia operativa.
Un primo e sommario elenco di tale categoria di armamenti comprende:
- Laser a bassa energia. Possono accecare individui e sensori in modo temporaneo
o permanente.
- Mine non-letali contenenti sostanze irritanti o azionanti meccanismi immobilizzanti.
- Schiume paralizzanti.
- Supercolle.
- Reti.
- Stimolazioni ed illusioni ottiche.
- Sistemi acustici ad infrasuoni e ad ultrasuoni.
- Supercaustici.
- Taser, ossia armi elettriche portatili.
- Cannoni ad acqua elettrizzata.
- Munizioni di gomma e plastica. Tra le altre sono state progettate munizioni
a "doppio uso", che a seconda della velocità con cui vengono
sparate possono essere letali o non-letali. Uno dei fattori di rischio piú
rilevanti è la distanza dell'individuo colpito da chi spara. Piú
il bersaglio è vicino piú il colpo potrebbe essere letale.
- Beanbag (munizione particolare la cui pallottola è costituita da un
contenitore caricato con pallini ottenuti dai legumi secchi. Contrariamente
alle pallottole di gomma, non feriscono e raramente possono ledere parti delicate
come gli occhi).
I corpi di polizia e di sicurezza ricorrono spesso all'uso di gas lacrimogeni
ed irritanti chimici anche all'interno di edifici o in altri spazi chiusi, dove
le persone non possono uscire o perché porte e finestre sono sbarrate.
In diversi casi sono stati registrati ferimenti e decessi.
È inquietante il carattere potenzialmente intrusivo di alcune di queste
armi che non prendono di mira solo il corpo delle persone ma spesso sono concepite
per disorientarle o destabilizzarle a livello mentale. Fra l'altro il rischio
è che, con la diffusione di queste tecnologie, si forniscano ai regimi
oppressivi potenti strumenti per il controllo di ogni opposizione ottenendo
cosí il duplice risultato di bloccare le proteste ed evitare contemporaneamente
scomodi massacri "in diretta", favorendo l'assoggettamento terroristico
di intere popolazioni. Non solo, un altro problema è che il passo dal
non-letale al letale purtroppo è spesso assai breve. Spesso si tratta
solo di una questione di regolazione della potenza in funzione delle condizioni
ambientali e il rischio è che normali operazioni di ordine pubblico possano
trasformarsi in esecuzioni sommarie.
Non meno preoccupanti sono gli scenari sempre piú asimmetrici della guerra
moderna ai quali il progresso culturale e sociale, insieme a nuove sensibilità
politiche e strategiche richiede strumenti operativi piú flessibili e
precisi oltre che piú rispondenti alle esigenze belliche. Queste esigenze
si concretizzano secondo due direttive principali:
1) la ricerca e l'implementazione di armi ad alta letalità ma di estrema
precisione richieste dalla cosiddetta surgical war, peraltro poco convincente;
2) la ricerca e l'implementazione di sistemi d'arma di grande efficacia ma a
letalità nulla o molto bassa.
È indispensabile inoltre predisporre delle regole di ingaggio che permettano
l'impiego della forza senza soluzioni di continuità, prevedendo una risposta
graduata in relazione alla tipologia di minaccia, consentendo alle forze dell'ordine
di impiegare le armi non letali per potenziare la flessibilità, la deterrenza
e la reazione alle situazioni incerte. In tale ottica è fondamentale
che la decisione di impiegare tali armi sia delegata al livello tattico più
basso possibile. Le decisioni, infatti, spesso devono essere prese in tempi
brevi, in quanto il livello di violenza, in situazioni di estrema fluidità,
può oscillare rapidamente in entrambe le direzioni lungo l'asse teorico
dell'impiego della forza.
Di fronte agli sviluppi suddetti è necessario chiedersi quali garanzie dal punto di vista scientifico vi siano circa l'assenza di letalità, tenendo conto del fatto che, soprattutto nel secondo caso, si tratta di sistemi d'arma progettati per essere utilizzati sulle folle e quindi soprattutto sui civili.
Quali poi le garanzie etiche? Come e da chi tali armi verranno
realmente impiegate? Spendere miliardi in ricerca tecnologica per la produzione
di armi che risparmino la vita delle persone sembra un paradosso, ma proprio
questo è stato, per diversi anni, l'obiettivo ufficiale delle ricerche
condotte da molte Forze Armate, in primis quelle USA. Queste armi in caso di
necessità di autodifesa offrirebbero un'alternativa alle armi convenzionali
che di contro non offrono mezze misure: o non vengono usate affatto - e la sola
minaccia potrebbe non costituire una deterrenza sufficiente - oppure vengono
usate provocando danni ingenti a persone e cose. Le armi come il cosiddetto
Pain Ray ("raggio del dolore"), per esempio, non sono progettate per
essere letali ma solamente per obbligare il nemico a darsi alla fuga, o per
ridurlo all'impotenza, senza procurare danni tangibili.
In ogni caso è opportuno conoscere queste armi, che hanno tutte le caratteristiche
per diventare in un futuro prossimo le armi decisive in campo tattico-strategico
e nel controllo sociale. I possibili utilizzi di armi come il Pain Ray, infatti,
sono praticamente illimitati, sia in situazioni di guerra sia - soprattutto
- in situazioni di peace-enforcing e peace-keeping in differenti scenari operativi.
I sostenitori di queste nuove tecnologie ne ipotizzano un largo uso per sedare
e prevenire sommosse evitando vittime, soprattutto là dove si ricorre
alla tattica degli scudi umani, spesso utilizzati dalle organizzazioni terroristiche.
Le armi ad energia diretta, come il Pain Ray vengono giudicate utili specialmente
per l'utilizzo in ambito di guerriglia urbana o nelle stability operations.
Una volta che un'arma simile venisse in qualche modo accettata dall'opinione
pubblica, per esempio, potrebbe essere usata per fermare i facinorosi in una
qualsiasi manifestazione, il tutto senza implicazioni penali, sollevando in
pratica le forze dell'ordine da pesanti responsabilità.
Non meno concreti sono i dubbi sollevati dagli scienziati dopo che, su richiesta
di un'associazione per i diritti umani che si è avvalsa del FOIA (Freedom
of Information Act), parte dei fascicoli sui test segreti svolti negli USA -
unici a livello mondiale -, sono stati resi noti. Le sperimentazioni sono state
condotte su individui normali, privi di protesi di qualsiasi genere, proprio
per evitare complicazioni. Anche cosí tuttavia, diversi studi successivi
hanno mostrato come i fasci di microonde possano provocare seri danni agli occhi.
Altre perplessità sono dovute al fatto che ai volontari, nei test ulteriori,
sono stati fatti togliere anche anelli, bottoni, monete e tutti quegli oggetti
che, a contatto con la pelle, avrebbero potuto provocato bruciature. Presupposti
simili naturalmente mancano del tutto in uno scenario operativo reale, là
dove le persone hanno conformazioni fisiche molto diverse, portano addosso i
piú svariati oggetti e hanno gli occhi esposti ai raggi Laser o alle
microonde. La natura di tali armi - è bene ricordarlo - è infatti
quella di colpire in maniera indiscriminata chiunque si trovi alla loro portata.
Un'arma testata senza problemi su un soggetto nel pieno delle forze, su un fisico
debilitato, su una donna in stato di gravidanza o su un bambino, potrebbe portare
ad esiti del tutto diversi a dispetto della sua dichiarata natura "non-letale".
Cosa accadrebbe poi se, tra una folla in fuga mancasse la possibilità
fisica di allontanarsi in tempo utile? Cosa succederebbe in caso di errore nell'impiego
del sistema d'arma? Queste nuove tecnologie pongono anche una serie di problemi
giuridici che sono per molti aspetti nuovi e inesplorati.
Attualmente le armi Laser sono contemplate nelle convenzioni internazionali, in un documento sottoscritto da 70 nazioni ma non, per esempio, dagli USA al 26 agosto 2003 (Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di certe armi convenzionali che possono provocare sofferenze eccessive od avere effetti indiscriminati, Protocollo IV, relativo alle armi Laser accecanti - Ginevra, 13-10-1995). Il testo è stato redatto proprio sulla scorta di programmi di sviluppo di armi condotti in quegli anni e progettate per accecare il bersaglio. La convenzione di Ginevra, che vieta l'utilizzo di armi in maniera indiscriminata sulle folle, necessiterebbe forse di un adeguato riesame e aggiornamento. Nella legislazione internazionale relativa alle condotte di guerra c'è un vuoto dunque, considerato che non contemplano specificamente armi di questo genere: strumenti bellici la cui stessa denominazione forse andrebbe rivista sostituendola con quella decisamente meno ambigua di "armi a basso rischio". Si tratta in ogni caso di una materia che non può non suscitare preoccupazione e sulla quale occorre riflettere e agire con urgenza.
L'impiego delle armi non letali non è specificamente regolato
da convenzioni internazionali, ma, in linea di massima, appare eticamente e
legalmente accettabile in quanto permette il rispetto dei principi di proporzionalità
e di discriminazione nelle operazioni militari e presuppone la volontà
di causare solo effetti temporanei sulle persone, limitando al massimo possibile
i danni materiali. Tuttavia, alcune armi ad effettivo basso rischio potrebbero
essere considerate illegittime poiché infrangono delle norme attualmente
in vigore. Ciò è alquanto paradossale e discutibile, in quanto
tali convenzioni, escludendo l'impiego di armi non letali, di fatto accettano
l'impiego di quelle letali che causano danni permanenti e immensamente superiori.
"Svantaggi" in sintesi:
" potrebbero creare confusione e resistenza, inducendo i
comandanti a ritenere che la scelta di opzioni non letali potrebbe limitare
le loro capacità di sfruttare in modo incondizionato le opzioni letali;
" qualora la loro reale capacità non venisse compresa, potrebbero
suscitare false aspettative ed indurre i governi e le organizzazioni regionali
o internazionali per la sicurezza a chiedere l'effettuazione di missioni improbabili,
o a negare od opporre resistenza al loro sviluppo, per non dare ai militari
nuove capacità operative difficilmente suscettibili di controllo e, pertanto,
foriere di implicazioni indesiderate;
" potrebbero causare accidentali perdite di vite umane, a causa delle disparate
condizioni psicofisiche di coloro che ne sono fatti oggetto;
" laddove non fossero completamente noti i loro effetti diretti e indiretti,
potrebbero essere impiegate in modo intempestivo o errato con conseguenze negative
piú o meno gravi sulla condotta delle operazioni;
" potrebbero essere percepite come armi di scarso effetto, laddove non
fossero esplicitamente ed immediatamente efficaci;
" potrebbero, in certi casi, portare alla cattura di molti prigionieri
con tutte le conseguenze umanitarie e logistiche del caso; - potrebbero scatenare
una nuova corsa agli armamenti alquanto difficile da controllare;
" richiederebbero, in genere, maggiori e piú accurate informazioni
di intelligence, nonché un piú stretto coordinamento, comando
e controllo.
"Vantaggi" in sintesi:
" favorirebbero la flessibilità d'impiego dello strumento
militare ed il rispetto del principio della proporzionalità nell'uso
della forza;
" favorirebbero il rispetto delle convenzioni giuridiche internazionali
sia dal punto di vista umanitario, sia da quello sociale e culturale;
" renderebbero disponibili nuove capacità operative utili per il
conseguimento degli obiettivi militari o politici assegnati, minimizzando le
perdite di vite umane, i danni alle cose costruite dall'uomo ed all'ambiente;
" permetterebbero, specialmente nei conflitti a bassa intensità,
di disarmare, ritardare o impedire le azioni ostili dell'avversario, assicurando
piú tempo utile alla difesa e alle azioni diplomatiche;
" fornirebbero nuove opzioni per supportare le stesse azioni diplomatiche,
imporre le conseguenti sanzioni e proteggere particolari spazi o aree;
" permetterebbero, come valida soluzione alternativa, l'effettuazione di
azioni militari in situazioni in cui è opportuno un intervento, ma è
inappropriato, o strettamente precluso, l'uso delle armi letali;
" potrebbero essere impiegate anche in modo occulto, a tutto vantaggio
della sorpresa, causando incertezza, insicurezza e abbattimento morale nell'avversario;
" favorirebbero attacchi molto selettivi contro obiettivi posti nelle vicinanze
di significativi beni di carattere civile (quali importanti simboli culturali,
religiosi e storici) che non devono essere assolutamente danneggiati;
" aumenterebbero la credibilità delle forze di pace, fornendo ai
comandanti ulteriori opzioni militari per la gradualità della risposta
al di sotto della soglia di letalità;
" avrebbero un significativo effetto sinergico se usate congiuntamente
alle armi letali;
" potrebbero essere particolarmente utili nelle operazioni di sostegno
della pace o in altre operazioni diverse dalla guerra, in quanto consentirebbero
al personale del contingente militare di non apparire come una forza di occupazione
contribuendo cosí alla positiva immagine del proprio Paese e/o della
coalizione internazionale;
" sarebbero, in linea generale, notevolmente piú economiche delle
armi letali, a causa dei piú bassi costi di sviluppo, produzione, supporto
logistico ed impiego operativo;
" susciterebbero reazioni positive nell'ambiente politico, nazionale ed
internazionale, e nella pubblica opinione, in conseguenza della minore probabilità
di causare perdite e provocare danni alle persone, alle cose e all'ambiente;
" il loro impiego generalizzato ridurrebbe notevolmente i costi della ricostruzione
postbellica.
BREVE RASSEGNA DELLE PRINCIPALI NUOVE TECNOLOGIE
Le "armi ad energia diretta" (Directed Energy Weapons)
Per "armi ad energia diretta" si intende una classe di armamenti che
comprende numerosi dispositivi capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto
preciso ed efficace, svariate forme di energia non cinetica. In sostanza, l'obiettivo
non viene colpito con un proiettile, o mediante la forza d'urto di un'esplosione,
ma tramite dispositivi che inviano sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche,
onde acustiche, plasma ad elevata energia, o raggi Laser. Gli effetti legati
all'uso di tali armi possono essere sia letali, sia non letali, mentre i campi
d'applicazione variano dalla difesa antiaerea alla tutela dell'ordine pubblico.
Le armi Laser
La tecnologia Laser è una delle maggiori protagoniste degli attuali programmi
di ricerca e sviluppo ed è impiegata con versatilità in diversi
dispositivi bellici. Tra essi si annoverano i seguenti:
Tactical High Energy Laser (THEL)
Tra le armi in sperimentazione negli USA figura il dispositivo THEL, esistente
anche in versione portatile (MTHEL, dove M sta appunto per "mobile").
THEL significa Tactical High Energy Laser, ed è appunto un dispositivo
Laser che si avvale di sostanze chimiche come il deuterium fluoride (FD) per
creare un raggio invisibile dotato di potenze particolarmente elevate. In numerosi
test - alcuni divulgati anche tramite video - un potente raggio Laser viene
utilizzato per fare esplodere in volo missili e proiettili di artiglieria certificando
dunque la sua efficacia quale dispositivo di difesa.
Airborne Laser (ABL)
Il sistema ABL consiste in un laser chimico ad alta energia (Chemical Oxygen
Iodine Laser - COIL), montato su un Boeing 747 modificato. L'ABL (in possesso
all'Aeronautica USA dal 2003) è in grado di individuare ed abbattere
missili balistici, può restare in quota per molte ore e rifornirsi mentre
è in volo garantendo cosí la copertura prolungata di una vasta
zona operativa.
Space-Based High-energy Laser (HEL)
Si tratta di un armamento Laser montato su di un satellite, capace di colpire
bersagli nello spazio, a terra e in aria. Oltre agli Stati Uniti e ad Israele,
anche la Cina sta sviluppando un armamento Laser concepito per distruggere i
satelliti nemici orbitanti. L'arma si chiama ASATS (Anti-Satellite Simulation)
ed era in fase di sviluppo già nel 1998.
I Laser a raggi ultravioletti
I Laser a raggi ultravioletti sono armi capaci di paralizzare persone e animali.
La tecnologia di cui si avvalgono è appunto quella Laser che sfrutta
le frequenze dell'ultravioletto comprese tra i 400 e i 15 nm.
Laser ZEUS
Si tratta di un Laser montato su di un Humvee (un veicolo militare in dotazione
alle Forze Armate USA simile ad una grossa jeep). Secondo fonti ufficiali del
Pentagono, mezzi militari muniti di questo dispositivo sono stati impiegati
in Afghanistan per far brillare le mine. Secondo due accreditati siti di informazione
militare: Defense Tech e Defence Daily, alcuni veicoli simili sarebbero stati
utilizzati anche in Iraq.
Armi al plasma e ad impulsi
Le basi per questa tecnologia bellica furono poste verso il 1940 dal fisico
statunitense di origine croata Nikola Tesla (Smiljan 1856 - New York 1943).
Durante i primi anni del '900 Tesla iniziò a lavorare al suo progetto
per un "Raggio della morte". Nel 1942 il progetto era pronto e Tesla
lo propose agli Stati Uniti quale arma decisiva contro la minaccia nazista ma
le sue idee non furono prese in considerazione. Alla sua morte tutti i documenti
relativi vennero trafugati ma oggi una parte di essi è citata in un documento
governativo USA, declassificato nel 1980, circa una non meglio precisata "arma
ad elettroni". Alcuni documenti sono accessibili anche in forza del Freedom
of Information Act. Questa tipologia di armamenti ha parecchi tratti in comune
con alcune armi Laser. Il principio è quello di lanciare contro il bersaglio
un "proiettile virtuale" di energia, composto da materia elettricamente
carica attraverso un processo di ionizzazione dell'aria. Tale meccanismo è
stato approfondito presso il DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency,
Agenzia per la ricerca e l'innovazione tecnologica del Dipartimento della Difesa
USA). Armamenti di questo tipo sono in fase di avanzata sperimentazione anche
da parte delle Forze Armate israeliane e australiane.
Il suo funzionamento si basa sull'emissione di un impulso laser ad infrarossi
(mediante l'impiego di un deuterium fluoride Laser). L'applicazione letale di
questa tecnologia è generalmente nota come Pulsed Impulsive Kill Laser
(PIKL). Il dispositivo, ha dimostrato la sua efficacia in diversi test, riuscendo
a perforare anche armature in Kevlar e lastre di metallo. La versione "non
letale" del PIKL va sotto il nome di Pulsed Energy Projectile (PEP). Questo
dispositivo è in grado di stordire uomini e animali, causando forti dolori
e temporanea paralisi. La documentazione sui possibili effetti a lungo termine
provocati dall'arma è però insufficiente.
Il principale ambito di applicazione previsto per il PEP viene indicato in scenari
di controllo dell'ordine pubblico. Un'altra delle applicazioni possibili è
quella di presidio dei check point. Un'arma simile potrebbe cambiare le consuete
regole di ingaggio. Fra l'altro, un dispositivo che non lascia segni, né
prove dell'aggressione potrebbe essere usato a discrezione dell'operatore con
la massima libertà, senza timore di ripercussioni legali. Una simile
arma potrebbe anche essere in grado di bloccare i veicoli in quanto il suo impulso
elettromagnetico interferirebbe con i sistemi elettronici di iniezione. Il raggio
d'azione del PEP è di circa 2 chilometri. In linea generale occorre precisare
che lo sviluppo di questo tipo di armi appare problematico, data la grande potenza
dell'emissione elettromagnetica richiesta. La focalizzazione delle onde radio
richiede inoltre l'uso di antenne di grandi dimensioni poco maneggevoli e facilmente
vulnerabili alle armi da fuoco efficaci invece da distanze operative molto maggiori
di quelle del PEP.
Armi a microonde
L'uso di armi a microonde è stato ipotizzato immediatamente dopo la Seconda
guerra mondiale per il loro forte impatto negli organismi viventi. I primi a
sperimentare le microonde furono i sovietici. Fonti CIA riportano un episodio
che aprí la strada agli studi americani sulle microonde e sui loro possibili
impieghi bellici: dal 1970 in poi, l'ambasciata americana a Mosca, a piú
riprese, fu oggetto di un'insolita quanto pericolosa "sperimentazione".
I servizi segreti sovietici misero in atto un piano a lungo termine volto a
minare l'integrità del personale diplomatico e il suo livello operativo.
A causa di un'esposizione prolungata a microonde di bassa intensità i
diplomatici americani subirono pesanti danni fisici e psichici. Oltre all'insorgenza
di diverse forme tumorali vennero documentati anche diversi casi di patologie
di ordine psicologico e in particolare cognitivo. È noto che i tessuti
umani possono essere danneggiati dalle microonde in modo differente a diversi
livelli di intensità.
Active Denial System o "raggio del dolore"
L'ADS è in grado di indirizzare un fascio di microonde ad altissima frequenza
verso un bersaglio determinato. Il cosiddetto Pain Ray è classificato
fra le "armi non letali" in quanto il fascio irradiato a 93 GHz penetra
sotto la cute soltanto per alcuni millimetri e agisce sulle terminazioni nervose
dando luogo ad un'intensissima sintomatologia dolorosa. Nel giro di 1 o 2 secondi
chi viene colpito dal raggio ha la netta sensazione di bruciare vivo. L'insopportabile
sensazione dolorosa però svanisce non appena si spegne il dispositivo
o si esce dal suo raggio d'azione. Ufficialmente lo scopo di tale strumento
bellico sarebbe quello di distogliere qualsiasi nemico dal compiere azioni ostili.
Gli utilizzi tattici delle armi a microonde sono elencati in diversi documenti
ufficiali e una delle applicazioni piú frequentemente citate riguarda
il controllo delle folle e l'ordine pubblico.I dispositivi suddetti possono
essere stanziali oppure mobili, montati su veicoli militari tipo Humvee. L'ADS,
Active Denial System può essere montato anche su aerei. Come confermato
da alcune fonti l'ADS non ha la funzione di distruggere persone o cose, serve
per garantire l'ordine pubblico, tuttavia c'è sempre la possibilità
di aumentarne la potenza qualora se ne presenti la necessità.
E-Bombs, Electromagnetic Pulse, High Powered Microwave (HPM)
Si tratta di ordigni progettati in modo tale da sfruttare uno dei side-effects
delle esplosioni nucleari producendo impulsi elettromagnetici di elevatissima
potenza compresi in un range dai 4 ai 20 GHz. Le onde comprese in tali frequenze,
infatti, sono capaci di danneggiare irrimediabilmente un gran numero di apparati
elettrici ed elettronici, se privi di adeguate protezioni, mentre è praticamente
nullo su persone e cose, eccezion fatta per quelle piú prossime alla
zona dell'esplosione. Tale arma, in zona di guerra, può servire a distruggere
sistemi informatici, telefonici, elettrici e radiotelevisivi del nemico. Il
fenomeno avviene senza che l'esplosione dia luogo a danni fisici considerevoli:
i dispositivi di questo tipo, infatti, liberano la propria energia nell'atmosfera,
senza produrre fenomeni sonori o visivi di straodinario impatto.
Russia e Stati Uniti risultano essere le potenze militari piú avanzate
da questo punto di vista. Soprattutto l'esercito russo disporrebbe di un variegato
arsenale di E-bombs che vanno dalla versione portatile, dalle dimensioni di
una valigetta alle versioni piú pesanti, che necessitano di un aereo
per essere sganciate sull'obiettivo. In anni recenti (2000) anche una potenza
in via di sviluppo come l'India, ha fatto i primi test su simili armamenti (progetto
Kali 5000 - Kilo-ampere linear injector). Tutto ciò deve far riflettere
sulle possibilità di una catastrofe sociale e tecnologica: l'esplosione
di simili dispositivi, infatti, può paralizzare completamente e in pochi
istanti una nazione tecnologicamente avanzata. Basti pensare, per esempio, a
città, a intere metropoli e regioni dove tutti i servizi essenziali sono
controllati elettronicamente: un'esplosione di tipo HPM bloccherebbe la produzione
di energia, la distribuzione dell'acqua, le comunicazioni, i trasporti, etc
Ben piú rilevanti invece sarebbero gli effetti sulle telecomunicazioni.
Armi acustiche
Si tratta di armi che impiegano un fascio di onde ultrasoniche in grado di trasportare
una quantità considerevole di energia che può interagire con il
corpo umano. I fasci ultrasonici di frequenza adeguata possono mettere in risonanza
gli organi dell'equilibrio, provocando vertigini o nausea, o l'intestino, provocando
fastidiosi effetti collaterali. È bene non dimenticare tuttavia che la
nuova generazione di armi acustiche, spesso soltanto irritanti, può essere
capace di generare onde traumatiche di 170 decibels in grado di rompere organi,
creare cavità nel tessuto umano e causare traumi da onde d'urto che sono
potenzialmente letali.
È noto che gli scienziati nazisti avevano costruito un "cannone
ultrasonico" in grado di abbattere un aereo. Diverso è il caso di
un dispositivo sviluppato e sperimentato per il DoD statunitense e chiamato
"barriera ultrasonica" che emette intorno ad un'area localizzata fasci
di ultrasuoni che provocano effetti sempre piú gravi via via che ci avvicina
alla sorgente. Lo svantaggio è che la potenza di un'arma ad ultrasuoni,
a differenza di quella di un proiettile, decresce con il quadrato della distanza
dall'obiettivo ed è quindi inutilizzabile contro un nemico sufficientemente
distante.
Le armi "a colla"
Il fucile "lancia-colla" è in dotazione ad alcuni corpi di
polizia metropolitana negli USA ed è stato usato dalle truppe americane
durante l'operazione Restore Hope in Somalia nel 1995. Si tratta di un dispositivo
ad aria compressa che lancia fino ad una distanza di qualche decina di metri
un liquido che, nel giro di alcuni secondi, solidifica bloccando completamente
i movimenti della persona colpita. La vittima viene successivamente liberata
cospargendola di un idoneo solvente. La colla ha la caratteristica di essere
permeabile ai gas, anche dopo essere solidificata e ciò garantisce a
chi viene colpito di continuare a respirare agevolmente. Le autorità
militari garantiscono che sia la colla che il solvente sono del tutto atossici.
L'arma ha tuttavia il difetto di essere ingombrante, pesante, difficile da maneggiare
e con un numero estremamente limitato di munizioni. Il limite piú grande
tuttavia è dato da una gittata corta, di gran lunga inferiore a quello
della piú piccola arma da fuoco convenzionale. In pratica un'arma di
questo tipo appare di ben scarsa utilità.
Le "barriere adesive" sono invece costituite da bande di tessuto di
fibra di vetro ricoperte di un potente adesivo che polimerizza quasi istantaneamente
sotto un carico di qualche decina di kg. Una volta fissate al suolo, bloccano,
incollandoli al terreno, sia chi le calpesti a piedi, sia le ruote di un automezzo.
Le barriere adesive sono state concepite come alternativa non letale ai campi
minati ed alle barriere di filo spinato per la difesa di aree limitate di territorio.
Anch'esse sono state usate dalle truppe USA in Somalia, tuttavia, si sono mostrate
completamente inefficaci potendo ovviamente essere facilmente neutralizzate
con lo spargimento di sabbia, terra o qualsiasi altro materiale.
Alcune valutazioni etiche
Al di là dei facili entusiasmi per le accresciute capacità difensive
(e inevitabilmente offensive) tutte le armi appaiono risolutive fino a quando
i potenziali avversari non dispongono a loro volta delle stesse possibilità.
In tal caso si perde sia l'effetto deterrente, sia il vantaggio tattico che
l'arma garantiva. Qualunque vantaggio, per quanto grande, prima o poi è
destinato ad essere colmato, pertanto la domanda che sorge inevitabilmente è:
quale potrebbe essere lo scenario operativo nel caso in cui entrambe le parti
in conflitto dispongano delle stesse tecnologie?
In caso di conflitto (asimmetrico o no) quali garanzie possono essere fornite
contro l'eventualità che armi cosí pericolose e potenzialmente
disumane, concepite per essere "non letali", non vengano invece utilizzate
in modalità letale? In questo caso le conseguenze potrebbero essere di
gran lunga peggiori di quelle di un conflitto condotto solamente con armi convenzionali.
Per quanto si tratti della scelta comunque nefasta fra l'uccidere o l'essere
uccisi è sicuramente meno disumana un'arma da fuoco rispetto ad un'arma
a microonde o ad un laser di elevata potenza, per tacere di armi come quelle
al plasma e ad impulsi (PIKL) se usate in modalità letale.
L'introduzione di qualsiasi innovazione tecnologica non deve far dimenticare
che il dispiegamento sul teatro operativo di armi non letali può comportare
conseguenze non sempre prevedibili. Nel caso delle armi inabilitanti, inoltre,
l'aspetto innovativo investe non solo la dimensione tecnica, ma anche l'aspetto
culturale in senso lato. In realtà alcuni metodi non letali potrebbero
essere considerati, paradossalmente, ancora più odiosi ed intollerabili
di una decimazione o di una rappresaglia con metodi tradizionali, in quanto
la sensibilità individuale a certi metodi, specie di controllo o limitazione
della libertà, è altamente variabile da uomo a uomo, da etnia
a etnia, da ambiente ad ambiente, da situazione a situazione.
Gravi preoccupazioni desta il connesso commercio delle armi, una giungla dominata
esclusivamente dagli interessi economici e in cui la corruzione è una
costante a dispetto degli asseriti "controlli governativi". Lo sviluppo
di nuove armi purtroppo costituirà una minaccia ulteriore. Purtroppo
gli Stati, con i loro intangibili segreti e la loro diplomazia poco lungimirante,
sono spesso i primi attori del traffico delle armi presentandosi tanto in veste
di produttori quanto di clienti.
I risultati della scienza e le sue possibili applicazioni, è risaputo,
sono sempre stati al centro dell'interesse politico e militare, per questo urge
un controllo democratico su ciò che avviene nei centri di ricerca, nei
laboratori e nelle industrie.
La logica esasperata della privatizzazione della conoscenza, clamorosamente
evidente nella moderna normativa sui brevetti, mette spesso a repentaglio non
solo la salute pubblica e la vivibilità dell'ambiente, ma anche la pace
e la sicurezza dell'intero genere umano. Occorre una saggia moderazione delle
spese militari insieme ad una strategia politica volta a favorire il benessere
dell'umanità e a garantire i delicati equilibri ecologici attraverso
un uso democratico della scienza e dello sviluppo tecnologico. Sono obiettivi
ideali ma pur sempre realizzabili attraverso un'accresciuta consapevolezza collettiva
dei rischi insiti nell'attuale processo di globalizzazione. È dovere
della comunità scientifica e delle persone di cultura contribuire a far
divenire coscienza comune l'idea che la pace nasce solo dalla prevenzione dei
conflitti, tramite accordi che risultino accettabili ad entrambe le parti, non
dalla vittoria di una parte o dal possesso di armi che possano imporre la pace:
il sogno di Nobel ed Einstein dell'"arma che ponga fine alle guerre"
si è dimostrato finora irrealizzabile.
In ogni caso "le armi non sono mai assimilabili agli altri beni che possono
essere scambiati sul mercato mondiale o interno. Certo, il possesso di armi
può avere un effetto dissuasivo, ma le armi hanno anche un'altra finalità.
Esiste, infatti, un rapporto stretto e indissociabile tra le armi e la violenza.
È in ragione di questo rapporto che le armi non possono in nessun caso
essere trattate come semplici beni commerciabili. Cosí pure, nessun interesse
economico può da solo giustificare 1a loro produzione o il loro trasferimento:
"Neanche qui la legge del profitto può ritenersi suprema".
Che il commercio delle armi coinvolga o no direttamente lo Stato, spetta a lui
il dovere di vegliare che esso sia sottoposto a un controllo molto rigoroso.
Infatti, è innegabile che "la vendita arbitraria di armi, soprattutto
a paesi poveri, rappresenta uno degli attentati piú gravi alla pace""
(PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Il commercio internazionale
delle armi. Una riflessione etica, LEV, Città del Vaticano 1994, 14).
Fonti principali consultate
USAF
Northrop Grumman
Federation of American Scientists
Zeus Sparta
Sandia Laboratory
Globalsecurity.org
Rainews24
Brevi note bibliografiche
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AMNESTY INTERNATIONAL, AI-USA: Police Use of Pepper Spray is Tantamount to Torture,
07-11-1997.
COMITATO INTERNAZIONALE DELLA CROCE ROSSA, Le projet Sirus: déterminer
quelles armes causent des "maux superflus", Ginevra, 1998.
JANET MORRIS J. - MORRIS CH., Non-lethality: A Global Strategy, Morris &
Morris, West Hyannisport, MA, 1994.
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POLCARO, V. F., I rischi per la pace derivanti dallo sviluppo di sistemi di
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di fronte alle nuove guerre, Politecnico, Torino, 22-23 giugno 2000.
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WILLIAM A., Conflitto e sopravvivenza in The Guardian, 09-12-1997.
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in Ghandi Marg, v. 14, n. 1, 1992, 157-65.
Acronimi ufficiali utili per la comprensione della tematica
Joint Non-Lethal Weapons Program Acronyms
ACTD
Advanced Concept Technology Demonstration
AD-P
Area Denial - Personnel
ADS
Active Denial System
ADT
Active Denial Technology
AD-V
Area Denial - Vehicle
ANLM
Airburst Non-Lethal Munition
APL
Anti-Personnel Landmine
APLA
Anti-Personnel Landmine Alternatives
ATD
Advanced Technology Demonstration
ATL
Advanced Tactical Laser
AWE
Advanced War fighting Experiment
BLWE
Battle Lab War fighting Experiment
CBRNE
Chemical, Biological, Radiological, Nuclear, and/or High-Yield Explosive
DE
Directed Energy
DIS
Distributed Interactive Simulation
EBHEM
Experimental Basis for Human Effects Modeling
EFDS
Epoxy Foam Denial System
EMP
Electromagnetic Pulse
GBL
Ground Based Laser
HEAP
Human Effects Advisory Panel
HENLM
Hand Emplaced Non-Lethal Weapon
HEPAT
Human Effects Process Action Team
HERB
Human Effects Review Board
HMMWV
Highly Mobile Multi-purpose Wheeled Vehicle
HPM
High Power Microwave
INIWIC
Inter-service Non-Lethal Individual Weapons Instructors Course
JNLCSS
Joint Non-Lethal Capability Set Study
JNLWD
Joint Non-Lethal Weapons Directorate
JNLWM
Joint Non-Lethal Warning Munition
JNLWP
Joint Non-Lethal Weapons Program
MDS
Mobility Denial System
MK-19 NLSR
MK-19 Non-Lethal Short Range Munition
MK-19 NLLR
MK-19 Non-Lethal Long Range Munition
MOOTW
Military Operations Other Than War
NLCDC
Non-Lethal Crowd Dispersal Cartridge
NLG
Non-Lethal Grenades
NLMM
Non-Lethal Mortar Munition
NLMPM
Non-Lethal Munition Payload Module
NLW
Non-Lethal Weapons
NTARS
Non-Lethal Technology and Academic Research Symposium
NTIC
Non-Lethal Technology Innovation Center
OC
Oleoresin Capsicum
PEO
Peace Enforce Operations
PEP
Pulsed Energy Projectile
Pk
Probability of Kill
PKO
Peace Keeping Operations
PO
Peace Operations
PSYOP
Psychological Operations
ROE
Rules of Engagement
ROF
Rate of Fire
SASO
Stability and Support Operations
THEEP
Target Human Effects Evaluation Plan
TUGV
Tactical Unmanned Ground Vehicle
VRG
Vortex Ring Gun