Riconversione dell'industria bellica in Lombardia
Disarmo Lombardia
Rete regionale contro la guerra
UNA NUOVA LEGGE REGIONALE PER LA RICONVERSIONE ATTRAVERSO LO STRUMENTO DELL'INIZIATIVA POPOLARE
1.
ragioni di opportunità |
|
a) DARE CONTINUITA’
ALLA INIZIATIVA DEL ’94, CHE HA PRODOTTO RISULTATI POSITIVI
Nata in un quadro di distensione e di disarmo, nell’ottica della tutela dei lavoratori e delle capacità di
trasferire al civile le potenzialità produttive delle aziende, la costituita
Agenzia regionale per la riconversione dell’industria bellica,
istituzione tra le più avanzate in Europa, permise
il confronto tra rappresentanti degli imprenditori, dei sindacati dei lavoratori,
dell’università, delle associazioni ecopacifiste e
delle forze politiche di maggioranza ed opposizione, sulle questioni della industria
bellica regionale e della riconversione al civile.
Concretamente l’Agenzia:
-
realizzò una ricerca sulla industria bellica lombarda (curata da Gruppo di Studio
Armi e Disarmo dell’Università Cattolica di Milano e CISDI), ricca di dati e
informazioni;
-
emise bandi per le aziende belliche interessate ad ottenere finanziamenti
regionali a prodotti civili alternativi;
-
finanziò per lo sviluppo, fino a livello prototipico,
10 progetti di prodotti civili alternativi di 9 aziende a produzione militare.
Il costo complessivo dei progetti fu stimato in 12.835,5 milioni
di lire, 3.420 di questi furono finanziati dall’Agenzia.
b) DARE SVILUPPO ALL’INIZIATIVA DEL ’94 RISPETTO
AI NUOVI SCENARI
Ora il quadro in cui operano le aziende del settore è cambiato.
Occorre considerare come il processo di
armonizzazione in atto a livello europeo nel settore della produzione
bellica vada producendo una riduzione dei costi attraverso:
1)
una maggiore standardizzazione, cooperazione e divisione dei compiti produttivi,
2) prioritariamente, l’apertura della competizione
tra le imprese europee (come recentemente deciso).
In entrambi i casi, appare evidente l’effetto di:
-
una riduzione della capacità di stare su mercato di una serie di aziende;
-
una diminuita dipendenza dalle esportazione di armi, determinata dalla
ricerca di volumi produttivi remunerativi.
Altri fattori che influenzeranno
negativamente l’occupazione nel settore, nel prossimo futuro sono:
-
L’assunzione
di valore giuridico vincolante al Codice di Condotta Europeo in
tema di controllo e limitazione del commercio di armi,
così come recentemente richiesto dal Parlamento Europeo;
-
L’approvazione
del Trattato internazionale per il controllo e la limitazione del
commercio di armi
leggere, proposta per il giugno del 2006;
-
Il
mantenimento dell’embargo europeo sulla vendita di
armi alla Cina come recentemente ribadito dal Parlamento Europeo;
-
Considerando
anche le limitate disponibilità di bilancio dei vari Paesi europei, Italia
compresa (come evidente anche dai recenti tagli al Bilancio della Difesa), una
razionalizzazione ed integrazione del sistema difensivo della
UE, cioè dei sistemi autonomi di difesa dei 25 paesi membri, porterà
a delle ristrutturazioni e delle riduzioni
sia nei confronti del personale militare che nei confronti delle strutture
produttive di armamenti.
Si può inoltre ritenere che le politiche in corso di riarmo
e di “guerra preventiva”, che a partire da USA e UK coinvolgono anche il nostro
Paese, stiano producendo una opposizione crescente
tra i cittadini nei confronti dell’aumento delle
spese militari, che a livello planetario hanno superato i 1000 miliardi
di dollari, anche per il loro alto costo procapite confrontato con
le esigenze dello stato sociale e dalla esigenza di aumentare le risorse destinate
alla cooperazione e allo sviluppo dei paesi più poveri, strumento ritenuto più
adeguato per garantire la sicurezza internazionale e invece da anni dimenticato.
Questa opposizione parte anche dalla considerazione dello squilibrio
fortissimo tra le spese militari dei paesi NATO (il 70% del totale mondiale),
contro l’1,45% dei Paesi considerati “canaglia”. Dunque
scarsamente giustificati sono percepiti i richiesti ulteriori
aumenti delle stesse.
Esiste poi un conflitto insanabile tra i limiti posti
alla spesa pubblica, per il rispetto dei parametri di Maastricht, ed i
richiesti aumenti della spesa militare.
A ciò si aggiunge conseguentemente una collisione tra i
livelli possibili della spesa militare e la tendenza a costi unitari
crescenti per ciascuno dei principali sistemi d’arma: essendo essi pensati
per essere proiettati ad operare in territori lontani, e comunque incorporando un crescente livello di tecnologia, spingono
ad una inflazione settoriale economicamente non compatibile. Ciò riduce il numero
dei sistemi acquisibili e innesca la competizione tra sistemi.
Occorre inoltre tenere presente che, in generale, nonostante
un significativo aumento delle spese per armamenti,
non si registra un parallelo aumento della occupazione, semmai una sua diminuzione.
Da tutto ciò consegue la necessità di mantenere operativo,
migliorandone l’efficacia grazie alle modifiche proposte, uno strumento come
quello della Agenzia lombarda per la riconversione
previsto dalla precedente, già citata, legge regionale, mettendo a disposizione
con saggezza e prudenza risorse - non eccessive - per pensare, conoscere e prevedere
come salvaguardare le professionalità delle maestranze e arricchire il tessuto
economico lombardo.
UNA
NUOVA LEGGE REGIONALE PER LA RICONVERSIONE
ATTRAVERSO
LO STRUMENTO DELL'INIZIATIVA POPOLARE
COS'E' UNA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
- INIZIATIVA POPOLARE
Strumento di democrazia e partecipazione
diretta dei cittadini, l'iniziativa popolare per la formazione di leggi e regolamenti
regionali, di alcuni atti amministrativi consiliari,
delle deliberazioni consiliari relative alla presentazione di proposte di legge
al Parlamento ed alle richieste di referendum abrogativo di leggi statali, si
esercita mediante la presentazione di proposte sottoscritte da almeno cinquemila
elettori della Regione. Anche i Consigli comunali e provinciali sono soggetti
titolari di iniziativa popolare. Nel caso dei Comuni, la proposta deve
essere presentata da non meno di cinque Consigli comunali, oppure da uno o più
Consigli purché con popolazione complessiva di almeno venticinquemila elettori.
Particolari procedure sono previste dallo Statuto per garantire ai soggetti
titolari del diritto di iniziativa popolare assistenza
e possibilità di partecipazione alla discussione politica.
La
Conferenza ex art. 15 dello Statuto è tenuta ad iscrivere la proposta di iniziativa popolare nel calendario dei lavori del Consiglio.
Se dopo quattro mesi dall'assegnazione alle
Commissioni non è stata ancora presa alcuna decisione, la proposta è iscritta
di diritto all'ordine del giorno del Consiglio con diritto di precedenza su
ogni altro argomento. Non è consentita l'iniziativa popolare in materia tributaria
e di bilancio, di espropriazione dei suoli e di limitazione
della proprietà fondiaria, nonché per la modifica dello Statuto. Sull'ammissibilità
delle proposte di iniziativa popolare decide l'Ufficio
di Presidenza all'unanimità, oppure se questa manca, il Consiglio.
Obiettivi
della Campagna
Inizialmente
la nostra azione è stata rivolta ad impedire la cancellazione dell'attuale legge
6/94, con la conseguente soppressione dell'Agenzia Regionale per la riconversione;
con la richiesta che la stessa venisse finalmente riattivata.
Siamo
certo riusciti ad impedirne la chiusura ma non la riattivazione.
Siamo
passati quindi - insieme alle altre forze con cui abbiamo costituito il comitato
promotore - alla elaborazione di una nuova legge per
la riconversione e il disarmo, proposta attraverso lo strumento della
Legge Regionale di Iniziativa Popolare.
L'obiettivo
della campagna è molteplice:
- Obbligare il prossimo consiglio
regionale ad discutere e ad esprimersi pubblicamente
riguardo alla legge, all'attività dell'Agenzia e sul problema della produzione
e della riconversione delle fabbriche di armi.
- Aggiornare la legge per renderla
uno strumento efficace rispetto all'attuale scenario di guerre e di riarmo
che, contemporaneamente, vede però la maggioranza di uomini e donne in Italia, in Europa e nel mondo opporsi
alle logiche di guerra.
- Portare la società
civile a riprendere la parola sulla produzione e sul commercio delle armi,
per costruire percorsi d'uscita alla logica della "guerra preventiva".
COMITATO PROMOTORE
Rete Regionale Disarmo - Pax Christi
Nord Italia - Pax Christi Brescia - Pax Christi Milano - Caritas Ambrosiana
- Servizio per la Vita Sociale e il Lavoro Diocesi Milano - Missionari Comboniani Venegono
PeaceLink - Guerre & Pace - Vita
Fiom-Cgil Lombardia, Fim-Cisl Lombardia, Cgil Lombardia,
Cisl Lombardia, Cgil Camera
del Lavoro di Brescia, SinCobas
Arci Lombardia, Acli
Lombardia, Acli prov. Varese, Circolo Acli Achille grandi Gallarate, Legambiente Lombardia, Legambiente
prov. Varese, Circolo Legambiente "Il Presidio"
di Cassano Magnano, Circolo Primo Levi Busto Arsizio,
Rete Lilliput Varese, Varese Social Forum, Como Social
Forum, Forum Terzo Settore Varese, Coordinamento Pace Cinisello
Balsamo, Coordinamento Pace Busto Arsizio, Coordinamento
Pace & Solidarietà di Gallarate, Coordinamento
Pace e Solidarietà di Samarate, Uisp
- Unione Italiana Sport per Tutti, Officina Shake- Castellanza,
Associazione Nizzy Samarate
Istituzione dell’Agenzia regionale
per lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione dell’industria bellica
e per la promozione dei progetti e dei processi di
disarmo
Art.1 (Finalità)
1.
Nell’ambito delle proprie competenze e in coerenza con i principi di pace e
ripudio della guerra quale strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali,
di coesistenza pacifica e di giustizia sanciti dallo Statuto delle Nazioni Unite
e dalla Costituzione della Repubblica Italiana, la Regione Lombardia, anche
attraverso lo studio e la diffusione della conoscenza, promuove e favorisce
i processi di riconversione delle imprese operanti nel settore della produzione
di materiali di armamento verso attività di beni e servizi di uso civile e socialmente
utili, assumendo come obiettivo prioritario il mantenimento e lo sviluppo delle
risorse umane e tecnologiche, presenti nel settore.
2 – La Regione promuove e favorisce
la diffusione delle conoscenze e la formazione di competenze relative
alla realtà della produzione e del commercio di armamenti, nonché dei
progetti di disarmo.
Art.2 (Agenzia regionale per lo studio e l’attuazione
dei progetti di riconversione dell’industria bellica e per la promozione dei progetti e dei processi di disarmo)
1.
Per
concorrere all’attuazione delle finalità di cui alla presente legge è istituita
l’Agenzia regionale per lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione
dell’industria bellica e per la promozione dei progetti
e dei processi di disarmo, di seguito denominata Agenzia.
Quali sono le proposte di modifica
che vogliamo introdurre con la "nuova" legge per la riconversione
Tra
i principi ispiratori di questa legge vi è il rispetto dell’art.11 della Costituzione che vogliamo esplicitato
prevedendo esso il “ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Le
nostre proposte di modifica puntano sui seguenti elementi:
1 - Introdurre
tra i compiti dell’agenzia la promozione dei progetti
e dei processi di disarmo e di riduzione degli armamenti;
2 - Sviluppare
un controllo sistematico sulle attività di produzione e di esportazione di armi delle aziende lombarde, considerando
lo scenario economico, politico, militare e normativo interno e internazionale
(anche istituendo un Registro per le imprese a produzione militare con sedi
o impianti in Lombardia” e monitorando ad esempio anche la produzione e diffusione
di armi, comprese le corte e non automatiche, e munizioni comuni da sparo escluse
dalla L.185/90);
3 - Potenziare
le capacità dell’Agenzia a studiare e progettare processi di riconversione,
anche grazie ad un maggior coinvolgimento di centri di ricerca che ne hanno
la vocazione e le Università;
4 - Vincolare
l’accesso ai fondi per la promozione dei progetti di
riconversione da parte delle aziende alla disponibilità della promozione sul
mercato dei prodotti alternativi sviluppati e alla utilità sociale dei prodotti
stessi;
5 - Garantire
una migliore assistenza e un più adeguato supporto a quelle aziende che dovessero
o volessero riconvertire completamente la produzione;
6 - Supportare
l’iniziativa delle associazioni che volessero proporre iniziative di disarmo
e/o riconversione;
7 - Riequilibrare
le presenze nell’Agenzia, in particolare aumentando la presenza delle associazioni;
8 - Potenziare
la capacità di diffondere la cultura del disarmo e della riconversione, le conoscenze
raccolte o prodotte, anche mediante le nuove tecnologie informatiche,
e la capacità a cooperare con altre agenzie con analoghi compiti, anche straniere;
9 - Garantire
una più intensa, migliore e più continuativa attività
da parte della Agenzia;
10
- Rendicontare
annualmente e significativamente sugli sviluppi effettuati.
Di
seguito la proposta di delibera per il Consiglio Regionale che la
IV Commissione Attività Produttive ha votato a maggioranza il 27 aprile
2006.
Il Consiglio regionale della Lombardia
Visto il pdl 97 “Istituzione dell’Agenzia
regionale per lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione dell’industria
bellica e per la promozione dei progetti e dei processi
di disarmo” di iniziativa popolare.
Vista la Legge regionale 11 marzo 1994, n. 6 (Istituzione dell’organismo:
“Agenzia regionale per la riconversione dell’industria bellica”) che ha istituito
l’agenzia regionale per la riconversione dell’industria bellica in un contesto
politico ed economico contrassegnato da una crisi produttiva del settore;
Rilevato tuttavia che gli obiettivi e le iniziative previste
nella stessa l.r. 6/1994, a causa del verificarsi
di rilevanti criticità, anche in rapporto alle politiche e agli indirizzi comunitari,
sono rimaste in larga parte inattuale;
Considerato che il pdl 97 si viene
a collocare in un contesto economico del tutto diverso
da quello che ha determinato l’approvazione della l.r.
6/1994 e che propone soluzioni non idonee per il raggiungimento delle pur condivisibili
finalità in esso enunciate e relative all’affermazione della pace nel mondo;
Considerato peraltro che gli interventi proposti non appaiono
capaci di superare le criticità che hanno segnato l’attuazione della l.r. 6/1994;
Rilevato che le problematiche cui il progetto di legge vorrebbe
dare soluzione possono trovare risposta, da un lato, in un più ampio contesto di scelte politiche di livello nazionale ed europeo,
dall’altro nelle politiche regionali complessive per la competitività delle
imprese, per la tutela dell’occupazione e per lo sviluppo del capitale umano;
Sottolineato peraltro l’interesse dell’istituzione
regionale di disporre di un sistema di monitoraggio delle imprese del settore
bellico;
Considerato che a tal fine il registro delle imprese a produzione
militare, previsto ex novo dal pdl
97, rappresenterebbe un adeguato strumento di rapida attivazione nell’ambito
dei rapporti tra la regione ed il sistema camerale;
Sentita la relazione della IV Commissione
consiliare
Delibera
1) di non passare all’esame degli articoli
del pdl 97 “Istituzione dell’Agenzia regionale per
lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione dell’industria bellica
e per la promozione dei progetti e dei processi di
disarmo” ai senti dell’articolo 74 del regolamento interno;
2) di impegnare la Giunta regionale
ad istituire un sistema di monitoraggio del settore produttivo bellico attivando
gli opportuni raccordi con le Camere di commercio
lombarde per la formazione del registro delle imprese a produzione militare,
quale strumento di supporto alle azioni regionali di politica attiva del lavoro
e di competitività delle imprese
In IV Commissione la Casa
delle Libertà boccia la proposta di legge
sulla riconversione dell'industria bellica
Milano, 27-04-06
Oggi la IV Commissione Attività Produttive della Regione
Lombardia, incaricata della discussione del pdl, ha
assunto a maggioranza (con il voto contrario degli altri partiti dell’Unione
e l’astensione della Margherita) un ordine del giorno che propone al Consiglio
regionale non solo di bocciare la proposta di legge, ma anche di non discuterla
e di non esprimersi nel merito della questione.
L’ordine del giorno proposto dalla commissione al consiglio
impegnerebbe la Giunta Regionale a istituire il registro
regionale delle industrie belliche al di fuori dell’attuale Agenzia Regionale
per la riconversione, già fortemente svuotata delle sue funzioni da anni di
inattività e di non finanziamento.
La scelta di affossare il pdl significa
non solo rinunciare ad aggiornare al nuovo scenario del settore la precedente
legge 6/94, che istituisce l’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria
bellica, ma anche la volontà di chiudere l’esperienza dell’attuale Agenzia Regionale
per la riconversione.
Comunicato della campagna
Nel giorno dell’ennesimo attentato in Iraq, che rende sempre
più evidente l’insopportabilità della guerra, la maggioranza di centro-destra
che governa la Regione Lombardia affossa la proposta
di legge di iniziativa popolare per la rivitalizzazione
dell’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria bellica e il disarmo.
La proposta di legge di iniziativa
popolare sostenuta da 15.000 cittadini e cittadine della Lombardia propone un
adeguamento della vecchia legge alle evoluzioni del comparto bellico avvenute
negli ultimi anni.
Oggi la IV Commissione Attività Produttive
della Regione Lombardia, incaricata della discussione del pdl, ha assunto a maggioranza (con il voto contrario degli
altri partiti dell’Unione e l’astensione della Margherita) un ordine del giorno
che propone al Consiglio regionale non solo di bocciare la proposta di legge,
ma anche di non discuterla e di non esprimersi nel merito della questione.
L’ordine del giorno proposto dalla commissione al consiglio
impegnerebbe la Giunta Regionale a istituire il registro
regionale delle industrie belliche al di fuori dell’attuale Agenzia Regionale
per la riconversione, già fortemente svuotata delle sue funzioni da anni di
inattività e di non finanziamento.
La scelta di affossare il pdl significa
non solo rinunciare ad aggiornare al nuovo scenario del settore la precedente
legge 6/94, che istituisce l’Agenzia Regionale per la riconversione dell’industria
bellica, ma anche la volontà di chiudere l’esperienza dell’attuale Agenzia Regionale
per la riconversione.
Un voto insopportabile che offende le 15.ooo cittadine e cittadini che hanno
sostenuto la proposta di legge, che chiude le porte nella nostra regione a possibili
percorsi di riconversione e di disarmo, cancellando, di fatto, quello che potrebbe
essere un valido strumento utile sia per agevolare la riconversione delle produzioni
militari verso prodotti civili e socialmente sia per la salvaguardia
di posti di lavoro. Tanto più che tale legge non obbliga le aziende a riconvertire
ma offre l’opportunità, per chi lo desideri, di riproporre
una produzione civile piuttosto che militare. Diventerebbe così, da parte delle
istituzioni, un serio segnale di pace.
Come Rete Regionale Disarmo continueremo il nostro
impegno e la nostra azione, da una parte per creare pressione sociale per ottenere
che il Consiglio Regionale discuta e prenda chiaramente posizione rispetto la
proposta di legge avanzata da 15.000 cittadine e cittadini della Lombardia nonostante
l’ordine del giorno della Commissione; che venga approvata la proposta di legge
di iniziativa popolare e che venga riattivata l’Agenzia Regionale per la riconversione
dell’industria bellica
Come Rete Regionale Disarmo continueremo
il nostro impegno e la nostra azione per affermare sul nostro territorio una
cultura di pace che si sostanzi anche nelle politiche di riconversione e disarmo.
Milano, 27-04-06
Rete Regionale
per il Disarmo:
- Gruppo BastaGuerra Milano,
- Guerre & Pace,
- Sincobas,
- Como Social Forum,
- Coordinamento Pace Cinisello
Balsamo,
- Donne in nero Como,
- Convenzione contro la guerra Lodi,
- Ecumenici newsletter,
- BastaGuerra
Saronno.
Caritas Ambrosiana
Pastorale del Lavoro della diocesi
di Milano
Rete Disarmo
Acli Milano
Comitato intercomunale per la Pace
Campagna La mia spesa per la Pace
Circolo Primo Levi di Busto Arsizio
Partito Umanista
Pax Christi
www.disarmolombardia.org
info.disarmolombardia.org
Appello - ultimo
Gentile
Consigliere Regionale,
Le scrivo quindi queste due righe come promemoria riguardo la proposta di
legge di iniziativa popolare per la riconversione dellinidustria
bellica..
La maggior parte delle armi e dei sistemi d'arma italiani, dalle pistole agli
elicotteri ai cacciabombardieri, viene dalla Lombardia e nonostante il divieto
della legge 185/90, viene venduta anche a paesi che non rispettano i diritti
umani fondamentali e in cui infuria la guerra.
Come cittadino della Lombardia non sono d'accordo
che il mio territorio abbia questo triste primato.
Obiettivo della proposta di legge presentata da 15.000 cittadini della Lombardia
e' appunto quello di rendere possibile la progettazione di produzioni alternative
a questo lucroso mercato di morte, tenendo in particolare considerazione,
in un contesto che vede aumentare i fatturati delle
aziende e contemporaneamente la diminuzione dell'occupazione, la salvaguardia
dei lavoratori delle industrie belliche.
In una prossima sedua del Consiglio Regionale sarà
iscritto all'odg il progetto di legge di iniziativa popolare n. 0097: Istituzione dell'Agenzia regionale
per lo studio e l'attuazione dei progetti di riconversione dell'industria
bellica e per la promozione dei progetti e dei processi disarmo. Per questo
pdl viene proposto di deliberare
il non passaggio all'esame degli articoli della legge.
Trovo che sia una grave mancanza di democrazia
e di rispetto verso i cittadini che i Consiglieri regionali non affrontino
nel merito le istanze poste della proposta di legge.
Le
chiedo quindi, insieme ai promotori della campagna, di adoperarsi affinche' la proposta di legge venga
discussa nel merito e che venga trasformata in legge anche attraverso il suo
voto favorevole.
Da parte mi a mi impegno a informarmi sul Suo voto
e a diffondere tali informazioni.
Nella speranza di poter contare sul suo impegno in tale direzione le invio
i più cordiali saluti di pace.
2. motivazioni di ordine etico |
|
Naturalmente oltre alle motivazioni di opportunità
sono numerose le motivazione di ordine etico, che dovrebbero garantire il
sostegno alla proposta di legge di promozione del disarmo e della riconversione
dell’industria bellica.
Tali motivazioni si possono rintracciare nei messaggi destinati
a noi tutti dalle Chiese, in particolare da quella Cattolica, da presidenti
della Repubblica, da Premi Nobel
a) LE SENSIBILITA’, LE PREMURE E LE SOLLECITAZIONI DELLA DOTTRINA
SOCIALE DELLA CHIESA CATTOLICA
Nel documento
“Pacem in
terris” dell’11 aprile 1963, Giovanni XXIII, affermava:
“(…) Per cui giustizia,
saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti,
si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti;
si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo
integrato da controlli efficaci. (…)
Ci è pure doloroso costatare come nelle
comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuano
a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale
altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi cittadini
di quelle comunità politiche siano sottoposti a sacrifici non lievi; mentre
altre comunità politiche vengono, di conseguenza, private di collaborazioni
indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale.
Secondo il documento “La Santa Sede e il disarmo generale “– della
Pontificia Commissione “Justitia et pax”, 3 giugno
1976, :
(…) La corsa agli armamenti (alle armi ABC, ma anche alle armi
convenzionali moderne), a causa della loro capacità di distruzione scientifica,
è contraria all’uomo e contraria a Dio. Bisogna quindi bandire questa corsa
folle, in nome della morale.
La
corsa agli armamenti si è trasformata in una corsa ad aumentar forza al potere.
E’ già attualmente un mezzo per imporre alle nazioni
più deboli, e persino ai blocchi antagonisti, il proprio dominio. (…) La corsa
agli armamenti costituisce una provocazione che spiega – sul piano psicologico,
economico, sociale e politico – la comparsa e la moltiplicazione di un’altra
competizione: la corsa ai piccoli armamenti. Il terrorismo, difatti, si presenta
spesso come l’ultimo mezzo di difesa contro questo abuso
di potere delle grandi nazioni e come una contestazione violenta della situazione
d’ingiustizia creata o mantenuta mediante azioni o minacce da parte degli
stati militarmente più agguerriti.
Questo
impiego delle armi dominanti da parte delle nazioni industrializzate ha pure
come effetto d’impegnare i paesi in via di sviluppo in una simile corsa agli
armamenti. Una parte sempre maggiore del bilancio militare di certi paesi
meno favoriti ritarda ancor più la loro crescita
economica. Il moltiplicarsi di regimi politici autoritari nel terzo mondo
è nello stesso tempo la causa e l’effetto dell’aumento degli acquisti (e quindi
delle vendite) di armi da parte delle potenze industrialmente
sviluppate (…).
L’Enciclica “Sollicitudo Rei Socialis” di papa Giovanni Paolo II, 30 dicembre 1987, afferma:
“Se la produzione delle armi è un
grave disordine che regna nel mondo odierno rispetto alle vere necessità degli
uomini e all'impiego dei mezzi adatti a soddisfarle, non lo è meno il commercio
delle stesse armi. Anzi, a proposito di questo, è necessario
aggiungere che il giudizio morale è ancora più severo. Come si sa, si tratta di un commercio senza frontiere capace di oltrepassare
perfino le barriere dei blocchi. Esso sa superare la divisione tra Oriente
e Occidente e, soprattutto, quella tra Nord e Sud sino a inserirsi — e questo è più grave — tra le diverse componenti
della zona meridionale del mondo. Ci troviamo così di fronte a uno strano fenomeno: mentre gli aiuti economici e i piani
di sviluppo si imbattono nell'ostacolo di barriere ideologiche insuperabili,
di barriere tariffarie e di mercato, le armi di qualsiasi provenienza circolano
con quasi assoluta libertà nelle varie parti del mondo.”
Nella “Centesimus Annus”, del 1 maggio 1991, Giovanni Paolo II afferma:
“Una folle corsa agli armamenti assorbe
le risorse necessarie per lo sviluppo delle economie interne e per l'aiuto
alle Nazioni più sfavorite. Il progresso scientifico e tecnologico, che dovrebbe
contribuire al benessere dell'uomo, viene trasformato
in uno strumento di guerra: scienza e tecnica sono usate per produrre armi
sempre più perfezionate e distruttive, mentre ad un'ideologia, che è perversione
dell'autentica filosofia, si chiede di fornire giustificazioni dottrinali
per la nuova guerra. E questa non è solo attesa e preparata, ma è anche combattuta
con enorme spargimento di sangue in varie parti del mondo.”
Secondo il documento “Il commercio
internazionale delle armi” del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace (1/5/1994):
“ Ogni stato deve infatti poter giustificare
ogni possesso o acquisto di armi in nome del principio della sufficienza,
in base al quale ogni stato può possedere unicamente le armi necessarie per
assicurare la propria legittima difesa. Questo principio si oppone all'accumulazione
eccessiva di armi o al loro trasferimento indiscriminato.
Le
armi non sono mai assimilabili agli altri beni che possono essere scambiati
sul mercato mondiale o interno. Certo, il possesso di armi
può avere un effetto dissuasivo, ma le armi hanno anche un'altra finalità.
Esiste, infatti, un rapporto stretto e indissociabile tra le armi
e la violenza. E’ in ragione di questo rapporto che le armi non possono in
nessun caso essere trattate come semplici beni commerciabili. Cosi pure, nessun interesse economico
può da solo giustificare la loro produzione o il loro trasferimento: “Neanche
qui la legge del profitto può ritenersi suprema”.
Perché esportare armi? E’ il primo interrogativo che i responsabili
di ogni paese esportatore sono tenuti a porsi, e
a buon diritto, perché nessuno può permettersi di considerare il commercio
delle armi come un elemento ordinario delle relazioni tra stati. Al contrario,
tutti i responsabili devono costantemente riesaminare le ragioni che vengono
portate per giustificarlo. (…)
E’
necessario che cessi l’anomalia per cui alcuni stati
operano controlli rigorosi sul trasferimento delle armi pesanti senza preoccuparsi
molto della vendita delle armi leggere e individuali. Il problema della quasi
libera circolazione di queste armi deve fin d’ora diventare parte integrante
di qualsiasi considerazione sul commercio di armi.”
Aggiunge Il Messaggio
per la Giornata Mondiale della Pace (1999) di papa Giovanni
Paolo II:
“Il disarmo deve estendersi
all’interdizione di armi che infliggono effetti traumatici
eccessivi o che colpiscono indiscriminatamente, nonché delle mine antipersona,
un tipo di piccoli ordigni, disumanamente insidiosi, poiché continuano a colpire
anche molto tempo dopo il termine delle ostilità”.
Inoltre, severe misure di controllo devono essere adottate
circa la vendita e l’esportazione di armi leggere
e individuali (pistole, fucili, mine anticarro e antiuomo), perché sono quelle
che nei conflitti non internazionali sono maggiormente usate e uccidono di
più.
Infine, la Chiesa non si stanca di denunciare come fatto immorale
gravissimo l’utilizzo di bambini e di adolescenti
come soldati in conflitti armati. Essi vengono addestrati
a uccidere in forme brutali, cosa che li segna in maniera terribile per tutta
la vita.
In conclusione, ci sembra opportuno che gli uomini di oggi - in particolare coloro che hanno responsabilità politiche
in campo nazionale e internazionale e gli uomini di cultura capaci di fare
opinione - si impegnino per liberare l’umanità dalle terribili minacce che
fa pesare su di essa l’attuale commercio delle armi: a differenza del passato,
si tratta di minacce che mettono in questione il destino dell’umanità, contro
la volontà e il piano di Dio, che vuole non la rovina e la morte degli uomini,
ma la pace, la felicità e la vita”.
Nel Messaggio per la giornata
della pace 2006 (Dicembre 2005): "Nella verità, la pace", papa Benedetto
XVI, non usa mezzi termini per richiamare alle loro responsabilità
tutte le Nazioni che non aderiscono o non mettono in pratica i trattati contro
la proliferazione delle armi nucleari: « In una guerra nucleare non vi
sarebbero dei vincitori ma solo delle vittime». « Che dire
- si domanda - dei governi che contano sulle armi nucleari
per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad
innumerevoli persone di buona volontà si può affermare che tale prospettiva
oltre ad essere funesta è del tutto fallace». «La verità della pace
- afferma Papa Ratzinger - richiede che tutti,
sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono
armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele, invertano congiuntamente
la rotta con scelte chiare e ferme, orientandosi verso un progressivo e concordato
disarmo nucleare». Secondo il Pontefice, «le risorse in tal modo risparmiate
potranno essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli
abitanti e, in primo luogo, dei più poveri». Ma il «no» del nuovo Papa al riarmo si estende anche alle armi
convenzionali. Il messaggio, infatti, registra «con rammarico» il dato
di «un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero
commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza
il processo politico messo in atto dalla Comunità Internazionale per rinsaldare
il cammino del disarmo».
b) LE SENSIBILITA’ E LE SOLLECITAZIONI DEI PRESIDENTI
DELLA REPUBBLICA
Parlando alla recente 60^ assemblea
della FAO il nostro stimato Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ebbe a dire:
“Una società che spende centinaia
di miliardi in armamenti e consente che ogni anno muoiano di fame cinque milioni
di bambini è una società malata di egoismo e di indifferenza”.
E’ in effetti
urgente aumentare gli aiuti ai paesi impoveriti e diminuire le spese militari,
in altre parole è ora di “Svuotare gli arsenali e riempire i granai”
come sollecitava l’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
c) LE SENSIBILITA’ E LE SOLLECITAZIONI DI PREMI NOBEL PER LA PACE
In
occasione della cerimonia per la sua premiazione Mohamed
El Baradei ha affermato:
“Fino a quando alcuni tra noi sceglieranno
di mantenere arsenali nucleari, questi continueranno ad
essere attraenti anche per altri. Se vogliamo
evitare l’autodistruzione, le armi nucleari devono smettere di far parte della
nostra coscienza e non avere ruolo nelle nostre strategie di sicurezza. A
questo fine dobbiamo assicurarci che nessun Paese acquisisca queste armi terribili
e lavorare perché gli stati che hanno il nucleare facciano passi concreti
verso il disarmo”.
I Nobel per la pace, riuniti
a Roma dalla Fondazione Gorbachev per il 6° vertice
dei Nobel per la pace (26.11.05) , hanno puntato
il dito contro il commercio di armi:
"le eccessive spese militari di
questi anni nutrono l'insicurezza sia in Africa che nel resto del mondo. Questi
soldi dovrebbero essere canalizzati, sia dai paesi africani che dalla comunità
internazionale, nelle spese per l'educazione e la sanità con particolare attenzione
alla prevenzione e alla protezione di drammi causati da Aids, malaria e tubercolosi
(…) Come in passato ribadiamo che l'esistenza di
armi nucleari è moralmente inaccettabile e condanniamo le dottrine che ne
consentono l'uso. È assurdo che i paesi che possiedono armi nucleari non acconsentano
neanche a promettere di non utilizzarle nei confronti di quegli stati che
non ne possiedono. Chiediamo che vengano fatti progressi
sulla via dello smantellamento delle armi nucleari, perché la corrosione di
un regime di non-proliferazione è un pericolo per il mondo intero. Chiediamo inoltre una piena e universale
ratifica del Trattato di Ottawa che mette al bando
le mine anti-persona"
3. motivazioni di
ordine giuridico |
|
Perseguire la Pace e prevenire la guerra
significa predisporre adatti strumenti quali il disarmo e la riconversione
dell’industria bellica partendo dal rispetto delle norme giuridiche interne
ed internazionali già esistenti.
a)
PER POLITICHE DI PREVENZIONE DELLA GUERRA
L’art.11 della Costituzione Italiana
recita:
“L’Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Consente (…) alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.”
E’ evidente il riferimento allo Statuto
dell’ONU (26.6.1945) che afferma:
“Noi, popoli delle Nazioni Unite,
decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per
due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni
all'umanità (…)” dobbiamo “assicurare, mediante l'accettazione di principi
e l'istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo
che nell'interesse comune”,
e all’art.1, comma 1:
“I fini delle Nazioni Unite sono: Mantenere
la pace e la sicurezza internazionale, ed a questo fine: prendere efficaci
misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere
gli atti di aggressione o le altre violazioni della
pace, e conseguire con mezzi pacifici, ed in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la
composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali
che potrebbero portare ad una violazione della pace”.
b) PER POLITICHE DI DISARMO
Il Trattato TNP per la non proliferazione nucleare,
all'Art. VI, impone non solo il disarmo nucleare, ma anche
il disarmo totale: a questo si sono impegnati non solo i primi paesi
firmatari (USA, Regno Unito e URSS, nel 1968) ma anche tutti i 189 Paesi (ivi
compresa l’Italia) che da allora hanno
sottoscritto l'impegno.
Le Leggi n°374 del 29.10.1997 “Norme per la messa al bando
delle mine antipersona”, e n°106 del 26.03.1999 che ratificava
e dava esecuzione della relativa Convenzione internazionale di
Ottawa, sono un esempio di come è possibile procedere lungo la via
del disarmo.
c) PER POLITICHE DI RICONVERSIONE
DELL’INDUSTRIA BELLICA
1.
A livello nazionale
La L.185/90 relativa al controllo
e alla limitazione dell’esportazione di armi (ora
modificata con L.148/2003) interviene in
tema di riconversione dell’industria bellica con gli articoli 1 e 8:
“Art. 1. Controllo dello Stato.
Comma 3. Il Governo predispone misure idonee ad
assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini
civili delle industrie nel settore della difesa.”
“Art. 8. Ufficio di coordinamento
della produzione di materiali di armamento. Comma
2. L’Ufficio contribuisce anche allo studio e alla
individuazione di ipotesi di conversione delle imprese. In particolare
identifica le possibilità di utilizzazione per usi
non militari di materiali derivati da quelli di cui all’art. 2, ai fini di
tutela dell’ambiente, protezione civile, sanità, agricoltura, scientifici
e di ricerca, energetici, nonché di altre applicazioni nel campo civile.”
La L.237/1993 “Interventi
urgenti in favore dell'economia “ (in particolare l’art.6,
commi 7, 8, 8bis), ha introdotto un Fondo per “Interventi per la razionalizzazione, ristrutturazione e riconversione produttiva
dell'industria bellica” legge a cui si sono richiamati i successivi interventi
di sostegno alla diversificazione-riconversione
dell’industria a produzione militare.
2. A livello sovranazionale
europeo
A livello europeo (Comunità ed Unione Europea) hanno
funzionato, negli anni ‘90 i Programmi Konver
I e Konver II, che hanno messo a disposizione
ingenti fondi per favorire i processi di riconversione e l’adattamento economico
delle aree maggiormente dipendenti dalla produzione militare in Europa.
Tali fondi potevano essere goduti sulla base
di parallele iniziative pubbliche nazionali e/o regionali che si inserissero
nelle regole previste dal Programma stesso.
La stessa Regione Lombardia ha gestito la distribuzione di
tali fondi destinati alle aree coinvolte.
4. motivazioni di ordine economico |
|
Se si considerano gli effetti a lunga
scadenza della spesa militare e le evoluzioni del
mercato bellico, si rintracciano nuove motivazioni a sostegno della utilità
di possedere strumenti come quello della Agenzia regionale per la riconversione.
Sarebbe arduo riportare il pensiero
dei principali economisti che si sono occupati della
questione: ci limitiamo ad alcune note essenziali.
In generale, la spesa per la produzione di armi
1)
non è né spesa per beni di consumo, né spesa per investimenti (che moltiplicano
nel futuro la produzione e la possibilità di fruizione dei primi).
2)
nel breve periodo ha un effetto keynesiano positivo, ma inferiore a quello che possono
determinare, in termini di moltiplicatore economico e di occupazione,
spese o investimenti pubblici in altri settori (energia,
sanità, ricerca pura o applicata in settori civili).
3)
Nel lungo periodo, è distruzione di risorse (anche non rinnovabili) che determina un
minore sviluppo economico e sociale e che distorce la possibilità
di uno sviluppo equilibrato ed ecologicamente compatibile. E’ dunque più utile
puntare direttamente a sostenere con spesa pubblica i settori più utili della
ricerca ad esempio nel campo delle energie alternative e nei settori maggiormente
sottoposti alla concorrenza internazionale o che rappresentano un effettivo
investimento sociale (formazione, istruzione, sanità, ecc.)
Il mercato delle armi è un mercato tipicamente politico, indipendentemente
dal tipo di proprietà che caratterizza le aziende del settore. Il livello
di acquisizione di armi per lo strumento militare, così come
il livello di apertura o chiusura del commercio di tali merci, dipende da
decisioni politiche.
Non è sensato dunque fare a meno di uno strumento, come l’Agenzia
per la riconversione, che permette di intervenire a sostegno di politiche
internazionali di pace e di politiche economiche
espansive e di sostegno allo sviluppo.
La stessa Agenzia potrebbe peraltro intervenire offrendo sostegno
alle alternative produttive quando, a mettere in
discussione il livello di occupazione, sia il mercato in senso stretto, per
i limitati aspetti in cui sussiste nel settore.
5. motivazioni di ordine storico-culturale |
|
Nell’ultimo quindicennio si sono confrontate due tendenze
contrastanti:
da una parte l’affermazione di un corpo
di norme internazionali pensate per tutelare i diritti umani e per disciplinare
i rapporti tra gli stati e la risoluzione non distruttiva dei conflitti tra
essi;
dall’altra l’affermarsi di un pensiero,
e di una azione che ha sostituito l’obiettivo di “prevenire la guerra” con
quello della “guerra preventiva”.
L’attenzione delle aziende nei confronti della riconversione
è certamente diminuita, in relazione a :
a.
le nuove strategie militari dei paesi industrializzati, che, hanno origine
alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 (per l’Italia con l’adozione
del Nuovo Modello di Difesa del 1991) e che si sono solo rafforzate dopo l’attacco
terroristico dell’11 settembre del 2001;
b.
le guerre combattute direttamente - nonostante l’art.11
della costituzione le ripudi -;
c.
la crescita delle dimensioni del mercato bellico e la maggiore facilità con
cui le armi possono essere esportate - grazie alla modifica della L.185/1990 (con L.148/2003)-;
d.
l’aumento delle spese militari,.
Il fenomeno cui siamo di fronte oggi
è infatti una riconversione al contrario: dal civile al militare.
Questi processi tuttavia aprono grosse
contraddizioni sul nostro territorio.
La sola provincia di Brescia, nel 2001 ha esportato armi leggere
per 197 milioni di euro (attestando le sue aziende
al secondo posto nella produzione mondiale). I dati dell’Istat attestano che tra il 1999 e il 2003 l’Italia ha esportato
1 miliardo e 568 milioni di euro di armi civili,
rappresentate da pistole, fucili, relative munizioni ed esplosivi. L’andamento
annuo delle vendite si aggira intorno ai 300 milioni di euro.
Secondo gli studi dell'Onu, nel decennio 1990-2000 le sole,
cosiddette, armi "leggere" hanno provocato nel mondo più di 5 milioni
di morti - la metà dei quali bambini - e 2,5 milioni di disabili gravi. Lo
stesso Segretario Kofi Annan parla delle armi leggere come delle vere “armi
di distruzione di massa”, perché presenti in tutti i conflitti anche i
più dimenticati.
Anche nel settore aeronautico torna a prevalere
la produzione militare e occorre considerare come, oggi a differenza del passato
con le armi prodotte dalle “nostre” aziende lombarde, il nostro stesso Paese
combatte guerre che, come lo stesso Kofi Annan ha esplicitamente dichiarato
per il caso di quella combattuta in Iraq, sono guerre illegali. La guerra
preventiva, infinita, unilaterale, costituente è illegale: oltre che creare
devastazioni e lutti nel paese offeso, aggredisce il diritto e le organizzazioni
internazionali come l’ONU preposte a risolvere diversamente le controversie
internazionali, il diritto e la democrazia negli stessi paesi belligeranti.
E’ un fatto recente, poi, la volontà del Governo italiano,
ribadita purtroppo dallo stesso Presidente della Repubblica,
di superare l’embargo europeo sulla esportazione di armi nei confronti della
Cina (paese che viola ancora sistematicamente i diritti umani e in cui milioni
di lavoratori sono ridotti quasi a livello di schiavitù). Finmeccanica
ha in ballo contratti significativi in proposito
ed aziende lombarde importanti, che ad essa fanno capo, sono coinvolte.
Altrettanto grave è la ratifica dell’accordo di collaborazione
militare tra Italia e Israele, che comprende anche quella tra le rispettive
imprese belliche: si aggirerebbero i vincoli presenti nella L.185/90 che vieta l’esportazione e la coproduzione
di armi con paesi che si siano macchiati di gravi violazioni dei diritti umani.
Israele peraltro non rispetta le risoluzioni ONU sui diritti del popolo palestinese,
perpetuando così un grave e pericolosissimo conflitto, né il Trattato di non
proliferazione nucleare, che neppure ha sottoscritto. In questo caso la prevista
cooperazione per la definizione di apparati per la
guerra elettronica potrebbe coinvolgere aziende milanesi.
Vi sono poi delle controtendenze più precise che vanno
aiutate a maturare e a svilupparsi: sta crescendo tra i cittadini la consapevolezza della necessità di limitare la
produzione degli
armamenti e dell’urgenza del disarmo.
Un esempio per tutti.
E’ in corso anche in Italia “ Control Arms ”, la Campagna internazionale contro la proliferazione
delle armi, di quelle leggere in particolare, volta
a ridurre l’estensione e la gravità dei conflitti armati.
Si tratta di un progetto di disarmo, promosso dal basso
oltre che da un gruppo di “Premi Nobel per la Pace”, che non può non implicare
correlati progetti per la riconversione delle aziende che producono tali armi,
così come avvenne con la campagna contro le mine antipersona prodotte in massima
parte nel Bresciano.
Lanciata da Amnesty International,
Oxfam e International Action Network
on Small Arms (IANSA,
una rete di oltre cinquecento associazioni in cento paesi - tra cui la Rete
Italiana Disarmo) ha per obiettivo l’adozione di un Trattato Internazionale
sul commercio di armi, in particolare di quelle leggere,
entro il 2006. Tale Campagna è portata avanti con una modalità innovativa: la foto-petizione (già circa 20000 quelle
raccolte in Italia) e intende raccogliere un milione di volti in tutto il
mondo entro il luglio 2006. Proprio nel luglio 2006, a New York, si terrà
la conferenza di revisione delle Nazioni Unite sul
Programma d’azione per prevenire, combattere e sradicare il
traffico illecito delle piccole armi e delle armi leggere in tutti i suoi
aspetti e in quella occasione le ONG presenteranno ai governi tutte le fotografie
raccolte, per indurli ad affrontare le proprie responsabilità firmando il
Trattato internazionale sul commercio delle armi.
La Campagna parte dalla consapevolezza che la diffusione incontrollata
degli armamenti, soprattutto di quelli leggeri (vere e proprie armi di
distruzione di massa, come le ha definite Kofi Annan), è pericolosa per
la sicurezza nel mondo. Ogni giorno infatti, milioni
di donne, di uomini e di bambini vivono nel terrore della violenza armata;
ogni minuto, uno di loro resta ucciso, 500 mila persone ogni anno. Le armi leggere (ce ne sono 639 milioni nel mondo ed ogni anno se ne
producono altre 8 milioni) proliferano liberamente in molte zone del
mondo attraversate da conflitti. La diffusione incontrollata di
armi e il loro uso arbitrario da parte delle forze ufficiali e di gruppi
armati anche per azioni terroristiche hanno un costo elevato non solo in termine
di vite umane, ma anche di risorse e di opportunità per sfuggire alla povertà.
Sarà noto ai consiglieri come l’Italia sia al secondo posto per la esportazione di questo tipo
di armi e come il 90% di esse provenga dalla Lombardia ed in particolare
dalla Val Trompia (BS). Tali armi sono soggette
ad una normativa di controllo obsoleta e sfuggono ai controlli della 185/90.
Non v’è dubbio che il successo della campagna, come accadde
con la Campagna contro le mine antipersona, determinerà conseguenze
occupazionali che colpiranno i lavoratori e l’economia del territorio interessato
Si ricorderà, certamente, che le Leggi ottenute in conseguenza
di questa campagna (la n°374 del 29.10.1997
“Norme per la messa al bando delle mine antipersona”, e n°106 del 26.03.1999
che ratificava e dava esecuzione della relativa convenzione internazionale
di Ottawa) hanno liberato il Paese, la Lombardia
ed il Bresciano da questa macchia: ancora oggi migliaia
di persone muoiono o rimangono menomate in tutto il mondo a causa delle mine.
La Valsella che le produceva, grazie alle generose
lotte delle lavoratrici e dei lavoratori è stata riconvertita, anche se attraverso un processo doloroso
e discontinuo.
Effetti analoghi vanno previsti per il dispiegarsi di campagne
come quelle contro le Cluster Bombs, le mine anticarro-antipersona,
le armi all’uranio impoverito, ecc., campagne che
andrebbero sostenute anche a livello pubblico, come lo è stata quella contro
le mine.
Allegati
1)
Le
industrie a produzione militare in Lombardia nel 1994
2)
Progetti
per la riconversione ammessi al finanziamento secondo la Legge
Regionale n°6.1994 (1°Bando 1995)
3)
Progetti
per la riconversione presentati per il finanziamento secondo la Legge Regionale n°6.1994 (2°Bando 1997)
Allegato 1 |
Le industrie a produzione militare
in Lombardia nel 1994 |
I dati delle aziende nelle tabelle seguenti
sono stati ricostruiti (grazie alle risposte a questionari spediti a tutte
le aziende che ad una prima ricostruzione risultavano
in numero di 446) dal GSAD (Gruppo di Studio su Armi e disarmo
della Università cattolica di Milano), che si era aggiudicato nel 1994 l’appalto
della ricerca sull’industria bellica lombarda promosso dall’Agenzia regionale
per la riconversione della industria bellica.
Distribuzione per provincia delle 446 aziende lombarde a produzione
militare – 1994
Provincia |
N° aziende |
Milano e Lodi |
261 |
Varese |
49 |
Brescia |
96 |
Como e Lecco |
22 |
Bergamo |
9 |
Pavia |
6 |
Mantova |
2 |
Cremona |
1 |
Tra le varie aziende risultavano essere titolari di licenza
di esportazione di armamenti, sulla base della “Relazione
del Presidente del Consiglio sulle operazioni autorizzate e svolte per il
controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento”
negli anni 1991-92-93-94, le seguenti 40 aziende:
Aziende lombarde
titolari di licenza di esportazione di armamenti
tra il 1991 e il 1994
|
|||
Azienda |
Provincia |
Azienda |
Provincia |
Armi Bresciane |
Brescia |
Filotecnica Salmoiraghi |
Milano |
Armi San Paolo |
Brescia |
Fimac |
Milano |
Bernardelli |
Brescia |
Italtel |
Milano |
Bettinsoli |
Brescia |
Laben |
Milano |
Breda Meccanica Bresciana |
Brescia |
Logic |
Milano |
Fabbrica d’Armi Piero Beretta |
Brescia |
Magnaghi Milano |
Milano |
L. Franchi |
Brescia |
Marelli Avio |
Milano |
S.E.I. |
Brescia |
Oerlikon Italiana |
Milano |
Tanfoglio |
Brescia |
Riccardo Spasciani |
Milano |
Valsella Meccanotecnica |
Brescia |
Riva Calzoni |
Milano |
Valtro |
Brescia |
Siemens Telecomunicazioni |
Milano |
Miki |
Como |
Sirti |
Milano |
Fiocchi |
Lecco |
Telettra |
Milano |
AEG Italiana |
Milano |
Alenia Finmeccanica |
Milano (Roma) |
Aerea |
Milano |
Marconi Industrial
Service |
Pavia |
Alcatel (Face-Telettra) |
Milano |
Aermacchi |
Varese |
Borletti |
Milano |
Agusta |
Varese |
Cofim |
Milano |
Moog |
Varese |
Elettronica Aster |
Milano |
Secondo Mona |
Varese |
Fiar |
Milano |
Siai Marchetti |
Varese |
Allegato
2
|
Progetti per la riconversione ammessi al finanziamento secondo
la Legge Regionale n°6.1994“Istituzione dell’Organismo:
Agenzia regionale per la riconversione dell’industria bellica”Allegato
alla Deliberazione n°69/9 del 22 dicembre 1995. Primo Bando. |
Società |
Progetti (n° e titolo) |
Punteggio assegnato dalla Agenzia |
Costo complessivo progetto (mln Lire) |
Contributo proposto e assegnato (mln Lire) |
Aerea
SpA |
N°1- Gruppo antincendio brandeggiabile ad intervento rapido,
per attacco prossimo diretto di piccoli focolai localizzati. |
43 |
5540 |
1000 (18%) |
Secondo Mona SpA |
N°1-
Impianto combustibile per aeroplano civile da trasporto. N°2- Elettropompa combustibile di nuova concezione per velivoli
ed elicotteri civili |
40 40 |
1500 590 |
600 (40%) 236 (40%) |
Valsella SpA |
N°-
Studio di sistema modulare per la realizzazione
di barriere artificiali. |
38 |
1510 |
450 (30%) |
Marconi SpA |
N°1-
Riconversione di mezzi blindati M113 in mezzi antincendio. |
33 |
920 |
368 (40%) |
Aermacchi SpA |
N°1-
Studio di conversione dei simulatori di volo
degli aerei militari a quelli civili. |
31 |
500 |
200 (40%) |
Tema
sas |
N°1-
Progetto di fattibilità per la elaborazione
di motori ad alta frequenza |
30 |
100,5 |
50 (50%) |
Agusta SpA |
N°1-
Interventi per la diffusione dell’elicottero negli impieghi civili. |
28 |
240 |
96 (40%) |
Valsella SpA |
N°1-
Studio di generatore di gas VS-CAR per impieghi diversi. |
27 |
1735 |
340 (20%) |
Valtro Srl |
N°1-
Sviluppo di uno strumento di lavoro per il lancio di sostanze o oggetti vari. |
26 |
200 |
80 (40%) |
Totale Progetti (n° 10) |
--- |
--- |
12835,5 |
3420 (26,65%) |
Allegato
3
|
Progetti per la riconversione presentati per il finanziamento
secondo
la Legge Regionale n°6.1994 art.4
“Istituzione dell’Organismo: Agenzia regionale per la riconversione
dell’industria bellica” – Risposte a Bando 1977 (19 progetti) |
Società
|
Titolo progetto |
Contributo Richiesto (mln Lire) |
Paghera SpA Lonato (BS) |
Piroidrosemina su cave dismesse |
300 |
S.A.B. Società Armi Bresciane
Srl Ghedi (BS) |
Realizzazione
di nuove apparecchiature per il lancio automatico di bersagli per il
tiro sportivo |
282,7 |
Soc.
Esplosivi Industriali SpA Ghedi (BS) |
Realizzazione di nuove apparecchiature per il lancio automatico di bersagli: 1-
Progetto Firestop per la lotta agli incendi
boschivi. 2-
Progetto Fireplant per la semina su vaste
estensioni degradate a mezzo di ordigno pirotecnico
“seminabile” da elicotteri o aerei |
283,9 323 |
Metalmeccanica Stocchetta SpA Stocchetta (BS) |
Studio
e realizzazione di due impianti innovativi per il recupero del cromo
dalle acque di lavaggio negli impianti di cromatura decorativi e recupero
degli inquinanti metallici dai bagni di cromatura a spessore – Purificazione
dei bagni di cromo duro |
200 |
Vincenzo
Bernardelli SpA Gardone Val Trompia (BS) |
Progetto
RAC: -
Fucile da caccia a canne sovrapposte da modifiche modello Bernardelli -
Fucile semiautomatico da caccia con meccanica “Remington” |
664,6 (per i due) |
Magnaghi Milano SpA Milano |
Roll-stop system: per il controllo e il bilanciamento automatico del
cassone di autocarro in fase di scarico |
664,6 |
Valtro Srl Villa
Carcina (BS) |
Sviluppo
strumento di misura del grasso corporeo |
200 |
Ely-Fly SpA Esine (BS) |
R&S per la conversione di area ex base
NATO di Maniva (BS) |
258 |
Fimac SpA Senago (Mi) |
1-
Azionatore idraulico per Aerofreni 2-
Azionatore pneumatico di compensazione automatica per timone
di direzione |
175 360 |
Pariani Adriano & C. snc Samarate (Va) |
Giubbotto
luminoso |
108 |
Aerocastings Srl Soma
Lombardo (Va) |
Sviluppo
turbomotore a gas portatile e innovativo per il mercato della protezione
civile (30 HP, 6-8 kg) |
200 |
Aermacchi SpA Venegono Superiore (Va) |
1-
Simulatore di volo per aviazione generale 2-
Diversificazione al civile di Nacelles motori |
535 (per i due) |
Fiocchi
Munizioni SpA Lecco |
1-
Progetto capsule speciali per airbag e pretenzionatori 2-
Progetto pallottole ad alta precisione sportiva |
388,5 805 |
Secondo Mona SpA Somma
Lombardo (Va) |
Motore
rotodinamico ad energizzazione
idraulica per impianti di bordo fluidodinamici
senza energia elettrica |
170 |