Rapporto SIPRI 2008
Nel 2008 le spese militari nel mondo sono cresciute del 4%, raggiungendo 1.464 miliardi di dollari, ovvero oltre 900 miliardi di euro, pari al 2,4% del pil globale e a 217 dollari a persona. E' ciò che emerge dall'ultima rapporto del Sipri, l'istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma, la più autorevole fonte internazionale nel campo del monitoraggio sul sistema degli armamenti. Negli ultimi 10 anni l'aumento del volume d'affari è stato del 45%. Tanto più che, secondo il Sipri, dal 2002 il valore delle armi è cresciuto del 37%. Gli Usa primeggiano tanto come produttori - il 66% delle industrie di armamenti sono americane - quanto come consumatori, detenendo il primo posto al mondo per le spese militari con 607 miliardi di dollari nel 2008. Una crescita ininterrotta, quella della spesa militare statunitense, sostenuta dagli 8 anni di presidenza Bush.
Ben distaccata la Cina al secondo posto, con appena 84 miliardi. Sorprendente il balzo in avanti di Pechino, che negli ultimi dieci anni ha triplicato gli investimenti militari. L'Europa (Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia) ha il 31% della produzione e sente il fiato sul collo di new entry più recenti ma già agguerrite come Russia, Giappone, Israele e India. Il dragone cinese avanza di
L'Italia, con i suoi 40 miliardi di dollari, che gravano su ogni cittadino italiano nella misura di 689 dollari annui pro capite, si conferma all'ottavo posto di questa speciale classifica e pesa il 2,8% sulle spese mondiali per la difesa. Grazie a Finmeccanica Roma è però presente anche in un'altra classifica: quella dei 10 maggiori produttori di armamenti militari. L'holding italiana, con i suoi 9,9 miliardi di dollari di fatturato è nona a livello mondiale.
Come confermano le conclusioni del documento del Sipri, "la crisi finanziaria non ha ancora avuto un impatto sui redditi, sui profitti e sugli ordini arretrati delle maggiori industrie militari."
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