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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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tratto da:
Guida del mondo 2005/2006. Il mondo visto dal Sud - Ed. EMI (Editrice Missionaria Italiana)

L’india divenne indipendente nell’agosto del 1947.

L’Unione Indiana riunì una grande molteplicità di gruppi etnici, linguistici e culturali, i cui rapporti reciproci furono inizialmente piuttosto conflittuali. Continuarono così i massacri che Gandhi, per mezzo dei suoi digiuni, riuscì solo in parte a limitare fino alla sua morte, avvenuta in quello stesso anno per mano di un fanatico indù. La penisola rimase divisa in due stati: da un lato l’Unione Indiana, dall’altro il Pakistan, che fu creato con il proposito di riunire la popolazione musulmana in una sola regione.

Anche i sikh, che costituivano il 2% della popolazione e contavano un gran numero di martiri per l’indipendenza, richiedevano uno stato indipendente nel Punjab, che non fu loro concesso.

Nel 1947, in seguito alla separazione del Pakistan dall’India, 562 principati furono chiamati a scegliere se appartenere all’uno o all’altro stato. Il governo locale del Kashmir, abitato prevalentemente da musulmani, tentò di eludere questa scelta ma, in seguito a un’invasione da parte di tribù pakistane, si avvicinò all’India pur di ottenerne aiuti militari. Dopo il conflitto indo-pakistano del 1948-49, il Kashmir fu diviso in due parti: il Kashmir Azad (“libero”), che rimase nelle mani del Pakistan, e lo stato del Jammu e Kashmir, di maggioranza musulmana, che fu unito all’India.

Dopo l’indipendenza il primo ministro Jawaharlal Nehru, insieme a Sukarno (Indonesia), Nasser (Egitto) e Tito (Yugoslavia), formulò il concetto di non allineamento politico dei paesi decolonizzati. In India elaborò una politica di sviluppo fondata sull’idea che l’industrializzazione avrebbe portato la prosperità.

In pochi decenni, l’India conquistò traguardi tecnologici che le permisero di mettere in orbita satelliti e di far esplodere una bomba atomica nel 1974, diventando la prima potenza nucleare del movimento dei Paesi Non Allineati. Tuttavia non aveva ancora risolto il problema dell’alimentazione della sua popolazione.

Nel 1975 la crisi economica e la resistenza popolare verso le campagne di sterilizzazione di massa portarono Indira Gandhi (figlia di Nehru, che assunse la carica di primo ministro alla morte del padre, nel 1966) a dichiarare lo stato di emergenza e a istituire la censura della stampa.

Il governo di Indira Gandhi abbandonò il tradizionale orientamento popolare del Partito del Congresso e accettò le direttive economiche della Banca Mondiale. Con questa decisione, il governo perse l’appoggio popolare, ma non riuscì neppure a ottenere la fiducia totale dei settori imprenditoriali (in particolare di quelli legati al capitale straniero), i quali chiedevano concessioni ancora maggiori. Il governo fu costretto a indire elezioni parlamentari nel marzo del 1977. In queste elezioni il Partito del Congresso uscì nettamente sconfitto e trionfò il Partito Janata.

Durante il mandato dell’anziano primo ministro Morarji Desai non vi furono cambiamenti di rilievo nella politica estera di non allineamento; tuttavia egli non riuscì a mantenere la sua promessa di pieno impiego e miglioramento economico.

Indira Gandhi tornò nuovamente al potere nel gennaio del 1980. Il suo secondo mandato fu caratterizzato da una crescente concentrazione di potere, da accuse di eccessiva burocrazia e corruzione che deteriorarono la sua immagine. Nel Punjab il governo si trovò ad affrontare le sempre più insistenti richieste di autonomia da parte dei separatisti sikh.

Dopo l’assassinio di Indira da parte di militanti sikh nel 1984, migliaia di sikh furono vittime della vendetta indiscriminata di gruppi di paramilitari indù. Scavalcando le formalità istituzionali e gli stessi partiti, il figlio di Indira, Rajiv, fu rapidamente promosso alla carica di primo ministro e di leader del Partito del Congresso. Nel dicembre 1984 un’esplosione di gas nello stabilimento di Bhopal della statunitense Union Carbide uccise e ferì centinaia di persone.

Le elezioni del gennaio 1985 conferirono a Rajiv grande seguito.

Il nuovo primo ministro designò un conciliatore come governatore del Punjab, liberò i prigionieri politici e dispose che i militanti del proprio partito che avevano partecipato alle azioni violente contro i sikh fossero giudicati e puniti. In questo modo preparò il terreno per il dialogo con Akali Dal, il partito regionale di maggioranza sikh, e con gli altri gruppi dissidenti.

Nel 1987 l’India intervenne nel conflitto dello Sri Lanka. Fece pressioni, mediante l’invio di truppe, per un accordo di cessate il fuoco tra i singalesi e i tamil. Tre anni più tardi le forze di pace indiane si ritirarono discretamente, dopo aver subito numerose perdite.

La politica estera indiana si mantenne fedele al non allineamento, tuttavia vennero annunciati alcuni cambiamenti interni. Rajiv promise al settore privato di rimuovere le restrizioni alle importazioni e all’acquisto di tecnologia straniera.

Le elezioni del novembre 1989, in un clima di violenza che lasciò più di 100 morti, registrarono l’avanzata dell’opposizione. La rappresentanza politica del Partito del Congresso si ridusse, mentre quella del Janata Dal crebbe fino a 141 seggi. Sebbene minoritario, questo partito riuscì a formare una coalizione di governo con il Fronte Nazionale che nominò primo ministro Vishwanath Pratap Singh.

Le tensioni tra l’India e il Pakistan si accentuarono nel marzo del 1990, a causa dell’appoggio pakistano ai movimenti autonomisti del Kashmir. In novembre vi fu una recrudescenza negli scontri tra indù e musulmani e un contemporaneo aggravamento della crisi economica. Il primo ministro Singh fu sostituito da Chandra Shekhar, sempre del Partito Janata Dal.

Una campagna elettorale con un saldo di 280 vittime precedette le elezioni parlamentari del maggio 1991. Le elezioni furono sospese il giorno seguente per l’assassinio di Rajiv Gandhi, vittima di un attentato del Movimento di Liberazione Tamil. Una settimana dopo, Narasimha Rao fu nominato successore di Gandhi come leader del Partito del Congresso. Le elezioni, che furono le più sanguinose nella storia dell’India dall’indipendenza, si svolsero in giugno. Il Partito del Congresso ottenne la maggioranza dei seggi.

Il nuovo governo annunciò una drastica svolta verso il liberalismo, cambiando la politica economica in vigore dall’indipendenza. Il primo ministro Rao aprì il mercato indiano agli investimenti stranieri, ridusse il ruolo dello stato, lasciò la rupia in libera convertibilità di fronte al dollaro e soppresse i controlli sulle importazioni. Lo stato ridimensionò il suo ruolo nel fornire servizi sanitari, istruzione ed elettricità, e incoraggiò la partecipazione delle imprese private. La situazione fu particolarmente grave per l’acqua, una risorsa che era tradizionalmente considerata un bene pubblico, in un paese in cui due terzi del territorio sono a rischio siccità.

Nel 1992 si registrarono numerosi atti di violenza dei fondamentalisti indù contro la popolazione islamica nelle città di Bombay e Ayodhya. Gli scontri tra le comunità, scoppiati a causa della distruzione della moschea di Baber ad Ayodhya, causarono circa 1.300 morti e si estesero ai paesi vicini, come Pakistan e Bangladesh.

All’interno del progetto “rivoluzione verde” destinato a un’agricoltura intensiva, la Banca Mondiale aveva accordato ingenti prestiti per l’acquisto di semi manipolati geneticamente, mentre il governo concedeva sovvenzioni agli agricoltori. Il governo decise di eliminare questi sussidi seguendo le direttive della Banca Mondiale. L’Associazione degli Agricoltori dello stato di Karnataka guidò la protesta rurale che, dal 1991, intraprese azioni dirette contro i rappresentanti delle imprese transnazionali.

Nella Conferenza internazionale sui diritti degli agricoltori del Terzo Mondo, svoltasi a Bangalore nell’ottobre 1993, gli agricoltori dichiararono che i semi, le piante, il materiale e la ricchezza biologica del Terzo Mondo facevano parte della proprietà intellettuale collettiva dei popoli del Sud del mondo. Si impegnarono a sviluppare questi diritti di fronte al sistema di brevetti privati che favorisce l’introduzione di monocolture, attentando alla biodiversità.

Durante il 1995 il primo ministro Narasimha Rao cambiò tre volte il consiglio dei ministri. Le elezioni svoltesi nei diversi stati mostrarono una crescente debolezza del Partito del Congresso. La stabilità economica e i programmi di assistenza annunciati da Rao, che comprendevano un piano di alimentazione scolastica per 110 milioni di bambini e la costruzione di 10 milioni di abitazioni rurali, non riuscirono a frenare la caduta della sua popolarità. Nel maggio 1996 Rao si dimise, in seguito alla sconfitta del suo partito alle elezioni generali.

Il BJP (Partito Bharatiya Janata, nazionalista indù) non riuscì a ottenere la maggioranza parlamentare necessaria a governare. La nuova crisi politica portò alla nomina e alle dimissioni di altri due primi ministri (Atal Bihari Vajpayee e H.D. Deve Gowda). Quasi un mese dopo la caduta del governo Gowda, Inder Kumar Gujral, anch’egli del Fronte Unito, fu nominato primo ministro. In luglio, K.R. Narayanan fu eletto presidente.

In novembre Gujral fu costretto a dimettersi, quando una commissione d’inchiesta ufficiale rivelò presunti vincoli tra un partito della coalizione al governo, il Dravida Munnetra Kazagham (DMK), e i guerriglieri tamil dello Sri Lanka, implicati nella morte dell’ex primo ministro Rajiv Gandhi.

Il BJP trionfò alle elezioni parlamentari del febbraio del 1998, e Atal Bihari Vajpayee venne nominato primo ministro. In maggio una serie di esperimenti nucleari da parte dell’India fece aumentare la tensione con il Pakistan e offrì a quest’ultimo un pretesto per effettuare, in quello stesso mese, esperimenti analoghi.

Nel mese di luglio il Parlamento boicottò un progetto di legge che prevedeva di riservare alle donne indiane un terzo dei seggi parlamentari. Gli oppositori della legge, guidati da due partiti socialisti, inscenarono una protesta all’esterno delle stanze parlamentari interrompendo continuamente i lavori.

La coalizione di governo cadde nell’aprile 1999. Il partito tamil Aiadmik fece dimettere due dei suoi ministri in segno di protesta contro il primo ministro Vajpayee, che aveva respinto la richiesta dell’Aiadmik di deporre e indagare il ministro della Difesa Gorge Fernandes, accusato di aver destituito il Comandante della Marina dell’India, ammiraglio Vishnu Bhagwat.

In giugno vi furono nuovi scontri armati con il Pakistan, dopo che le forze pakistane avevano attraversato la linea di controllo fissata dalle Nazioni Unite. Un migliaio di persone morirono nei combattimenti. L’organizzazione internazionale Human Rights Watch denunciò gravi violazioni dei diritti umani da entrambi i lati della frontiera, a carico di funzionari dei due governi. Le forze di sicurezza indiane furono accusate di compiere esecuzioni sommarie, violenze e torture.

In ottobre, dopo cinque tornate elettorali, il BJP tornò a far parte del governo. Nonostante la vittoria della sua coalizione, queste elezioni segnarono anche un retrocessione del BJP a favore dei partiti di sinistra e regionali. Oltre la metà dei seggi restò al di fuori del controllo dei due grandi partiti nazionali (il BJP e il Partito del Congresso, che subì la peggiore sconfitta della sua storia).

Nel febbraio 2001 un violento terremoto scosse lo stato del Gujarat, a ovest del paese, provocando oltre un milione di senzatetto, più di 30.000 morti e 55.000 feriti. Nel 1998 la stessa regione era stata colpita da un ciclone.

Nel febbraio 2002 un’ondata di violenza contro la comunità musulmana attraversò lo stato di Gujarat. Più di 2.000 persone furono uccise, e furono prese di mira soprattutto le donne, che subirono stupri di gruppo prima di essere bruciate vive. I ribelli incendiarono e saccheggiarono negozi, case e moschee. Circa 15.000 musulmani furono cacciati dalle loro case. Secondo il rapporto stilato da Amnesty International, il governo di Gujarat e la polizia di stato non fecero abbastanza per proteggere i civili, appoggiando quindi i ribelli.

Il verdetto sui diritti di sfruttamento del riso Basmati, coltivato da secoli nel subcontinente indiano, rappresenta una vittoria legale a favore dei più svantaggiati nell’ambito della lotta per il controllo delle risorse alimentari nel mondo. La cosiddetta “battaglia del riso” cominciò nel 1997, quando la RiceTech brevettò con la denominazione “Kasmati” una varietà di riso Basmati prodotta negli Stati Uniti. Nel maggio 2001 l’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti respinse l’istanza della RiceTech; se l’avesse accolta, la concessione del brevetto statunitense avrebbe significato non solo la fine delle esportazioni di riso indiano verso gli USA, ma anche l’obbligo da parte dei coltivatori indiani di pagare i diritti di proprietà intellettuale su una delle loro colture ancestrali.

Nel 2001 un rapporto sull’AIDS finanziato dall’UNICEF e redatto dalla Commissione per i diritti umani del Madhya Pradesh fu criticato perché suggeriva che la prostituzione era tipica della casta dei bedia. Il rapporto suscitò le proteste di varie ONG, dello stesso UNICEF e della comunità bedia del Madhya Pradesh, che ne pretese il ritiro dal mercato in quanto il documento creava un clima di sospetto attorno ai membri di questa casta e accentuava le discriminazioni.

Nel luglio 2001 Vajpayee incontrò il presidente pakistano Pervez Musharraf nel primo vertice organizzato dai due paesi confinanti dopo oltre due anni. L’incontro si concluse, però, senza che fosse stato raggiunto un accordo sul Kashmir.

In ottobre il Kashmir tornò a essere al centro dell’attenzione a causa dell’attacco a una caserma pakistana da parte di militari indiani, cui fece seguito l’attentato al Parlamento di Nuova Delhi da parte di kamikaze pakistani che costò la vita a diversi agenti di polizia. Temendo lo scoppio di un nuovo conflitto, sia l’India che il Pakistan (entrambi in possesso di armi atomiche) rafforzarono le proprie posizioni militari lungo la linea di frontiera.

Nel giugno 2002, nonostante le dichiarazioni del ministro della Difesa indiano George Fernandes, secondo cui l’India avrebbe mantenuto le proprie truppe di stanza sulla frontiera per tutto il tempo necessario, in realtà le incursioni in Kashmir si erano notevolmente ridotte grazie all’intervento di Stati Uniti, Russia e altri paesi.

La nuova politica nazionale dell'acqua, adottata nel 2002, incoraggiò fortemente la partecipazione privata nel settore. All'azienda privata Radius Water Limited furono dati in concessione diversi chilometri del fiume Sheonath (distretto di Durg), la principale fonte di acqua che la popolazione utilizzava per irrigare, pescare, lavarsi e bere. L'azienda ha proibito la pesca e l'utilizzo di acqua per l'irrigazione e ha inoltre messo in atto un sistema di vendita dell'acqua alla popolazione vicina.

La maggior parte dei partiti politici, compreso il Partito del Congresso e la coalizione al governo, sostennero la candidatura di Abdul Kalam alla presidenza. Kalam è uno dei principali ricercatori nell'ambito del programma che ha trasformato l'India in una potenza nucleare. Assumendo l'incarico in luglio, Kalam, che è anche noto come l'"uomo missile", è diventato il terzo presidente musulmano del paese.

Nel 2003, fu calcolato che circa 29 detenuti avevano subito la pena capitale (il governo non rilascia queste cifre). In marzo, la promulgazione della POTA (Legge sulla prevenzione del terrorismo) estese la pena capitale ad atti di terrorismo che causassero la morte di una persona.

Nel gennaio 2004 si tenne a Mumbai (attuale nome di Bombay) il quarto Social Forum mondiale. Più di 15.000 persone presero parte all'evento. Furono messi in risalto i problemi dell'India, come il sistema delle caste che è ancora in vigore dopo 2.000 anni e priva di fatto 240 milioni di persone dei loro diritti. Anche se il termine intoccabili è stato abolito nel 1950 e sostituito da dalit (oppressi), la situazione di questi ultimi resta immutata. Solo il 7% ha accesso ad acqua potabile, elettricità e servizi igienici. E la maggior parte dei 40 milioni di lavoratori coatti (che lavorano praticamente come schiavi per saldare i debiti), tra cui 15 milioni di bambini, sono dalit.

Anche le donne subiscono pesanti discriminazioni, già prima della nascita. Nel 2000, in 27 stati indiani, le donne appartenenti a famiglie povere, non in grado di pagare la dote per le loro figlie, furono costrette ad abortire i feti di sesso femminile.

In prossimità del 20° anniversario della tragedia di Bhopal, la Campagna Internazionale Giustizia per Bhopal (ICJB), una coalizione globale guidata dai sopravvissuti al disastro, fece pressione sulla Dow Chemicals, nuova proprietaria di Union Carbide, perché rispondesse alle accuse da tempo avanzate contro la Carbide in India. La campagna chiese anche al governo di garantire che la Dow fosse ritenuta responsabile. Circa 8.000 persone morirono intossicate dal gas velenoso; oltre 500.000 furono contaminate e almeno 150.000 sono rimaste vittime di malattie croniche. La Union Carbide ha versato 470 milioni di dollari come risarcimento, ma ha lasciato migliaia di tonnellate di rifiuti tossici abbandonati che hanno contaminato le falde freatiche dell'acqua.

Manmohan Singh, un sikh, è divenuto il primo premier non indù nel maggio 2004. Singh, un economista, ha assunto l'incarico di primo ministro dopo la rinuncia del leader del Congresso Sonia Gandhi, vedova di Rajiv, nonostante fosse uscita vincente dalle elezioni. La Gandhi aveva dichiarato che la sua voce interiore le aveva rivelato che non voleva essere primo ministro.

In settembre, India, Brasile, Germania e Giappone fecero richiesta per entrare come membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

In dicembre, gli stati Tamil Nadu, Andhra Pradesh e Kerala furono colpiti dallo tsunami (maremoto) che devastò l’Asia del sud. Dopo l’Indonesia, l’India fu il paese più colpito: vi furono 7.000 morti e più di 130.000 persone restarono senza casa.

Per più di due decenni la legge indiana aveva riconosciuto i brevetti solo sui processi, non sui prodotti, permettendo all’industria farmaceutica nazionale di produrre versioni economiche dei medicinali brevettati, con grande beneficio non solo per l’India ma per tutti i paesi in via di sviluppo. La necessità di adeguarsi alle condizioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) obbligò il governo, nel marzo 2005, ad approvare una legge più restrittiva sui brevetti, in accordo con i trattati dell’OMC in materia di proprietà intellettuale.

Nell'ottobre 2005 migliaia di persone perirono in un terremoto in Kashmir, un evento che mise in luce le gravi carenze nei servizi di aiuti e soccorsi e una pesante dipendenza dall’esercito.

Nel marzo 2006 il presidente USA Geroge W. Bush visitò l’india. I due paesi firmarono un trattato sull’energia nucleare. L’India ottenne così la possibilità di accedere alla tecnologia statunitense e di migliorare la sicurezza dei suoi programmi nucleari.

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