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FNL (Forze di Liberazione Nazionale), composte da ribelli Hutu, prima combattevano accanto ad altri gruppi, ma dal 2003 sono la sola forza che continua a lottare contro il governo. Le FNL combattono in prevalenza nel distretto di Bujumbura Rural, alle porte della capitale. La guerriglia delle FNL è caratterizzata da minacce e intimidazioni nei confronti della popolazione civile, sfruttata per rifornirsi di cibo e riparo.
Le Forze di Difesa Nazionale (FDN), l’esercito regolare del Burundi, per la maggior parte nelle mani dell’etnia Tutsi (precedentemente si chiamavano Forze armate Burundesi – FAB). Man mano le fila dell’esercito sono integrate con gli ex combattenti dei gruppi irregolari che aderiscono al programma di smobilitazione e disarmo. Anche le forze armate governative si sono rese responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; in particolare nelle zone rurali, sono stati denunciati arresti e detenzioni arbitrarie, stupri ed esecuzioni extragiudiziali anche nei confronti di civili.
L'intensità del conflitto
Il conflitto in Burundi ha provocato, dal 1993 ad oggi, circa 300.000 morti. Gli sfollati
sono quasi un milione, dei quali solo circa 350.000 sono rifugiati in Tanzania nei campi
dell’UNHCR; gli altri sono in parte dispersi nei paesi confinanti e si stima che almeno
280.000 siano ancora in Burundi senza una fissa dimora.
La guerra burundese si inserisce nella crisi della Regione dei Grandi Laghi degli anni ’90,
proprio per l’intrecciarsi delle cause e dei protagonisti, per il coinvolgimento dei paesi
vicini.