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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Guerriglieri separatisti curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).
I Curdi rappresentano il 20% della popolazione turca. Molti vivono nel sud est.Alcune migliaia hanno rinunciato alle espressioni pubbliche della loro cultura, si sono integrati nella società turca e vivono a Istanbul. I curdi in Turchia sono per lo più musulmani sunniti, ed esiste una minoranza sciita. I curdi del sud-est praticano l’agricoltura e sono ancora semi nomadi. I curdi in Turchia subiscono una pesante discriminazione sociale, culturale, economica e politica. Per molto tempo il governo ha emarginato la regione del sud-est destinandole poche risorse. Fino al 1991 era assolutamente vietato parlare curdo in pubblico. Nel 2003 il governo turco, dietro pressione dell’Unione Europea, autorizzò corsi privati e alcune trasmissioni radio e tv in lingua curda.
Il PKK è l'acronimo di Partîya Karkerén Kurdîstan, in italiano Partito dei Lavoratori del Kurdistan, attivo nelle aree della Turchia popolate dall'etnia di lingua curda. Il PKK esordì in forma ideologica come evoluzione di una organizzazione maoista di Ankara dopo il golpe militare del1971. Nel 1974 il movimento si costituì in partito politico sotto la guida di Abdullah Öcalan, studente di scienze politiche ad Ankara. Nel 1984 il PKK iniziò la lotta armata contro lo Stato turco, ma soprattutto contro chi, fra i giovani curdi, prestava il proprio servizio militare obbligatorio nell'esercito repubblicano. Molte furono le reclute curde uccise per questo motivo dai guerriglieri del PKK. Lo scopo principale del Partito dei lavoratori del Kurdistan è il riconoscimento della lingua e dei diritti dei curdi.
Dopo l'arresto del suo leader Öcalan nel 1999, l'organizzazione indipendentista curda ha deciso lo scioglimento. Ma circa due anni fa un gruppo chiamato Kongra Gel (Conference of the People’s Congress of Kurdistan) ne ha rivendicato l'eredità politica e militare senza riprendere la lotta armata. Tuttavia il 1 giugno del 2004, con un comunicato, il ricostituito Pkk annuncia la ripresa delle ostilità.
A tutt'oggi il Pkk arruola 7.500 uomini, ma i suoi simpatizzanti sono almeno 50 mila. Dal 1984, con alcuni momenti di tregua, il Pkk ha svolto una sanguinosa attività di guerriglia contro le forze armate turche ; fino a poco tempo fa il partito (unico tra i principali movimenti curdi) lottava per la creazione di un Kurdistan indipendente e solo negli ultimi anni ha affermato di potersi "accontentare" di una forte autonomia all'interno dello stato turco.
Secondo la Turchia il Pkk, con la sua guerriglia, ha causato la morte di 30 mila persone in 15 anni. (D'altra parte le forze turche sono accusate di avere distrutto ben 3.500 villaggi favorevoli al Pkk e deportato centinaia di migliaia di curdi). Il PKK si finanzia grazie ad una tassa "imposta" a molti dei curdi emigrati in Europa, sia grazie al controllo dei traffici illeciti (anche di droga) che per decenni hanno visto nella Turchia uno degli snodi principali (di cui, tra l’altro, hanno beneficiato non pochi uomini politici e d’affari turchi).

Forze militari del governo turco con l’aiuto dei combattenti curdi filo-turchi del Partito Democratico del Kurdistan (PDK).
Il governo turco non ha mai accettato di considerare il PKK un movimento popolare, ma semplicemente come un'organizzazione terroristica che opera con intimidazioni, coercizione e violenza, ed ha sempre cercato di risolvere il problema curdo dal punto di vista socio-economico evitando la questione etnico-nazionale. Per decenni il Governo turco ha portato avanti una politica di annullamento culturale dei curdi, senza riconoscere loro il diritto alla propria lingua e identità culturale. Perquisizioni forzate, distruzione di villaggi, arresti ingiustificati, torture e pene capitali si sono susseguiti negli anni.
Nel Dicembre 2004 il Parlamento europeo si è espresso a favore dell’allargamento dell’Unione Europea alla Turchia. Fra i vincoli posti dall’Unione Europea vi sono l’obbligo di riconoscere la libertà religiosa, la protezione delle minoranze, il rispetto dei diritti culturali e sociali, l’eliminazione di atti discriminatori.

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