Verso la cittadinanza nella Società della conoscenza?
9 aprile 2005
Con il nuovo Millennio, i paesi industrializzati sono entrati nella Società dell'Informazione,
creando un nuovo divario sia al proprio interno, sia con i paesi impoveriti: il
divario digitale. E nuovi poveri: gli "info-poveri", che non hanno accesso alle
nuove tecnologie. Si tratta di un cambiamento radicale della nostra societ‡, che
ha profonde implicazioni economiche, culturali e nel mondo del lavoro.
Nella Società dell'Informazione, il mezzo di produzione base è sempre più il "bene" immateriale, che è sapere e conoscenza. Ad esso si applica lo stesso ragionamento che a un bene economico materiale: chi ne ha il possesso ha tutto l’interesse a limitarne l'accessibilità e la riproducibilità (con strumenti tecnici e legali) per renderlo scarso e quindi aumentarne il valore. Ma la conoscenza Ë un attività mentale e relazionale, potenzialmente illimitata e riproducibile, e non un oggetto equivalente a una merce.
Questa trasformazione implica un impoverimento della società nel suo complesso: chi non può permettersi di comprarsi l'accesso ai saperi, alla cultura, all'istruzione rimane escluso. Proprio quando, invece, grazie al progresso tecnologico e scientifico, l'informazione e la cultura potrebbero essere accessibili istantaneamente, ovunque, e a costi bassissimi.
Negli ultimi anni, anche le Nazioni Unite hanno affrontato la questione globale della comunicazione, con il Summit Mondiale sulla Società dell'informazione (WSIS), che si concluderà a Tunisi nel novembre 2005. La “visione comune” Ë tutt'altro che tale, a partire dal “governo” di internet, la proprietà intellettuale, fino ai finanziamenti per superare il divario digitale.
Dal mondo dell'industria culturale (in particolare le multinazionali dello spettacolo, dei media, dell'editoria), si è intensificata una reazione miope e pericolosa, a livello globale, dispiegata su quattro assi strettamente correlati e interconnessi:
• legislativo: organizzazioni internazionali definiscono leggi che limitano la distribuzione e diffusione dei beni immateriali
• tecnico: si mettono a punto strumenti tecnici per controllare e per impedire la trasmissione e condivisione di saperi e conoscenza
• concettuale: si attivano campagne che servono estirpare comportamenti improntati alla condivisione del sapere e della conoscenza, tesi a convincere la popolazione che tale condivisione e' un crimine
• economico: conglomerati industriali si fondono e hanno propriet‡ incrociate, concentrando in pochissime mani la produzione, il controllo, le risorse e la diffusione dei saperi.
La risposta della società civile -- attraverso battaglie per i diritti di comunicazione e l'acceso ai saperi, le sperimentazioni e le buone pratiche gi‡ diffuse -- deve essere forte e coerente. Esistono ormai molti esempi, in Italia e all'estero: dal software libero alle licenze aperte di condivisione dei contenuti; dal "trashware" (recupero e riutilizzo di computer) al mediattivismo e ai media di comunitá, spesso metamediali (radio,web,video,stampa); dal consumo critico e il mediawatching alla promozione di multiculturalità nei media; dalle tv di strada all'accesso libero a internet (ponti wifi, luoghi pubblici e autogestiti); dal "book crossing" alle wikipedia; fino ad esempi di "telefonia non profit" e di provider "etici" e senza fini di lucro. In Brasile il governo promuove "canto libero", la condivisione della musica. Il ruolo delle università e dei centri di ricerca, delle biblioteche e delle pubbliche amministrazioni nell'utilizzare e diffondere metodologie e tecnologie libere Ë sempre più rilevante.
Di questo discuteremo negli spazi dei "Saperi liberi" a Terra Futura, con dibattiti, seminari e laboratori pratici, perchè ogni cittadino abbia gli strumenti per non essere escluso e far valere i propri diritti, affermando la sua cittadinanza nella società della conoscenza.
____________________
Sono invitati a partecipare (e a diffondere):
Altracittà, Amisnet, Anellimancanti tv, Apogeonline, Archivio audiovisivo del movimento operai e democratico, Arcoiris tv, Articolo21, Assoli (Associazione Software Libero), Assur (Associazione Scuola Università Ricerca), Carta, Chainworkers/Euromayday, Cittadinanzattiva, Controradio, Cospe - Multiculturalità nei media (mmc2000), Creative Commons, Cris Italia (Communication Rights in the Information Society), CSIG (Centro Studi Informatica Giuridica), Cyberights, Ecole, Esterni, Fair News, Faunalia, FirenzeTecnologia-MIU, Forum Sociale Toscano, Free Software Foundation, Golem, Grace, Hypathia, Il Secolo della Rete, Information Guerilla, Informazione Senza Frontiere, Infoaccessibile, Indymedia e ECN, Internazionale, IPS (Inter Press Service), LiberSoft, Livecom, Media Watch International, Megachip, Metamorfosi, Nessuno.tv, NGVision, NonPago di Leggere (campagna biblioteche), Novaradio, Nove da Firenze, Nuovi Mondi Media, Peacelink, Peccioli Tv, PopLab, Premio Ilaria Alpi, Prodigi, Progetto Winston Smith, ProvinciaEtica di Venezia, Punto Informatico, Quintostato, Rainews24, Redattore Sociale, Rekombinant, Rete Lilliput, Rete Nazionale Ricercatori Precari, Rete Telematica Regione Toscana, StranoNetwork, Telestreet, Truelite, UnaRete, Unesco Firenze, Unimondo, Università popolare, Wacc, Wikiartpedia, Wikipedia, ZeusNews
Nella Società dell'Informazione, il mezzo di produzione base è sempre più il "bene" immateriale, che è sapere e conoscenza. Ad esso si applica lo stesso ragionamento che a un bene economico materiale: chi ne ha il possesso ha tutto l’interesse a limitarne l'accessibilità e la riproducibilità (con strumenti tecnici e legali) per renderlo scarso e quindi aumentarne il valore. Ma la conoscenza Ë un attività mentale e relazionale, potenzialmente illimitata e riproducibile, e non un oggetto equivalente a una merce.
Questa trasformazione implica un impoverimento della società nel suo complesso: chi non può permettersi di comprarsi l'accesso ai saperi, alla cultura, all'istruzione rimane escluso. Proprio quando, invece, grazie al progresso tecnologico e scientifico, l'informazione e la cultura potrebbero essere accessibili istantaneamente, ovunque, e a costi bassissimi.
Negli ultimi anni, anche le Nazioni Unite hanno affrontato la questione globale della comunicazione, con il Summit Mondiale sulla Società dell'informazione (WSIS), che si concluderà a Tunisi nel novembre 2005. La “visione comune” Ë tutt'altro che tale, a partire dal “governo” di internet, la proprietà intellettuale, fino ai finanziamenti per superare il divario digitale.
Dal mondo dell'industria culturale (in particolare le multinazionali dello spettacolo, dei media, dell'editoria), si è intensificata una reazione miope e pericolosa, a livello globale, dispiegata su quattro assi strettamente correlati e interconnessi:
• legislativo: organizzazioni internazionali definiscono leggi che limitano la distribuzione e diffusione dei beni immateriali
• tecnico: si mettono a punto strumenti tecnici per controllare e per impedire la trasmissione e condivisione di saperi e conoscenza
• concettuale: si attivano campagne che servono estirpare comportamenti improntati alla condivisione del sapere e della conoscenza, tesi a convincere la popolazione che tale condivisione e' un crimine
• economico: conglomerati industriali si fondono e hanno propriet‡ incrociate, concentrando in pochissime mani la produzione, il controllo, le risorse e la diffusione dei saperi.
La risposta della società civile -- attraverso battaglie per i diritti di comunicazione e l'acceso ai saperi, le sperimentazioni e le buone pratiche gi‡ diffuse -- deve essere forte e coerente. Esistono ormai molti esempi, in Italia e all'estero: dal software libero alle licenze aperte di condivisione dei contenuti; dal "trashware" (recupero e riutilizzo di computer) al mediattivismo e ai media di comunitá, spesso metamediali (radio,web,video,stampa); dal consumo critico e il mediawatching alla promozione di multiculturalità nei media; dalle tv di strada all'accesso libero a internet (ponti wifi, luoghi pubblici e autogestiti); dal "book crossing" alle wikipedia; fino ad esempi di "telefonia non profit" e di provider "etici" e senza fini di lucro. In Brasile il governo promuove "canto libero", la condivisione della musica. Il ruolo delle università e dei centri di ricerca, delle biblioteche e delle pubbliche amministrazioni nell'utilizzare e diffondere metodologie e tecnologie libere Ë sempre più rilevante.
Di questo discuteremo negli spazi dei "Saperi liberi" a Terra Futura, con dibattiti, seminari e laboratori pratici, perchè ogni cittadino abbia gli strumenti per non essere escluso e far valere i propri diritti, affermando la sua cittadinanza nella società della conoscenza.
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Sono invitati a partecipare (e a diffondere):
Altracittà, Amisnet, Anellimancanti tv, Apogeonline, Archivio audiovisivo del movimento operai e democratico, Arcoiris tv, Articolo21, Assoli (Associazione Software Libero), Assur (Associazione Scuola Università Ricerca), Carta, Chainworkers/Euromayday, Cittadinanzattiva, Controradio, Cospe - Multiculturalità nei media (mmc2000), Creative Commons, Cris Italia (Communication Rights in the Information Society), CSIG (Centro Studi Informatica Giuridica), Cyberights, Ecole, Esterni, Fair News, Faunalia, FirenzeTecnologia-MIU, Forum Sociale Toscano, Free Software Foundation, Golem, Grace, Hypathia, Il Secolo della Rete, Information Guerilla, Informazione Senza Frontiere, Infoaccessibile, Indymedia e ECN, Internazionale, IPS (Inter Press Service), LiberSoft, Livecom, Media Watch International, Megachip, Metamorfosi, Nessuno.tv, NGVision, NonPago di Leggere (campagna biblioteche), Novaradio, Nove da Firenze, Nuovi Mondi Media, Peacelink, Peccioli Tv, PopLab, Premio Ilaria Alpi, Prodigi, Progetto Winston Smith, ProvinciaEtica di Venezia, Punto Informatico, Quintostato, Rainews24, Redattore Sociale, Rekombinant, Rete Lilliput, Rete Nazionale Ricercatori Precari, Rete Telematica Regione Toscana, StranoNetwork, Telestreet, Truelite, UnaRete, Unesco Firenze, Unimondo, Università popolare, Wacc, Wikiartpedia, Wikipedia, ZeusNews