CRIS

Appello elezioni

Per una Europa protagonista di una società dell'informazione sostenibile e incentrata sui diritti e sulla libera circolazione dei saperi

Appello alle/ai candidate/i per le elezioni al parlamento europeo 2004
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Spett. candidato/a
La recente approvazione di una nuova direttiva sulla proprietà intellettuale, IP Enforcement (1), dopo la già criticata EUCD (2), la direttiva che introduce il prestito a pagamento per le biblioteche pubbliche (3), il rischio ancora attuale di introdurre brevetti sul software (4) dopo una prima forte mobilitazione che l'aveva sventato (5), ecc. sono stati fino ad oggi le tappe più evidenti e controverse della costruzione di una e-Europe chiusa, dove la conoscenza diventa una risorsa scarsa nelle mani di pochi, quindi di un mercato basato unicamente sulle regole del commercio e del profitto sulla privatizzazione dei saperi.

La privatizzazione e mercificazione crescenti di questi beni comuni - al tempo stesso saperi e beni culturali nel senso più ampio del termine, ed anche servizi essenziali per la loro riproduzione, dai servizi sociali, alla ricerca, alla formazione - sono assolutamente antitetici rispetto al modello sociale ed economico dell'Europa che vogliamo. La privatizzazione dei saperi infatti ne impedisce quella valorizzazione socio-economica a vantaggio di tutta la collettività, che è invece la base di una società della conoscenza solidale, aperta a tutti, innovativa, coerente con modello europeo socialmente sostenibile. Oggi procedere in questa direzione di crescente 'recinzione' dei saperi significa non solo la riduzione delle libertà civili di ognuno, ma contemporaneamente una restrizione delle opportunità di accesso al mercato (al lavoro e all'imprenditorialità) e dei diritti sociali (a partire dalla formazione).

Quotidianamente le pratiche e le progettualità di chi usa licenze libere, scambia e produce saperi, coopera e fa impresa, tra le comunità di mediattivisti e di sviluppatori di software, negli enti di ricerca e nelle università, nel tessuto produttivo e nella società civile, dimostrano che esiste un'altra Europa, capace e responsabile, che vuole dare il suo contributo ad uno sviluppo sociale e sostenibile della società dell'informazione. Uno sviluppo che però rischia di essere messo in discussione da un approccio puramente economicista e incentrato unicamente sui principi del "libero" mercato, libero solo per le grosse multinazionali ma non per il singolo, sempre meno cittadino e sempre più semplice consumatore"
Nella situazione attuale, tutto questo, significa concentrazione proprietaria nelle mani di poche major e multinazionali che, dall'altra parte dell'Atlantico, stanno già ponendo un problema di crisi per quanto riguarda crescita e innovazione e che qui in Europa ha già spostato più in là gli obiettivi fissati al consiglio europeo di Lisbona 2000. Ma, soprattutto, legislazioni speciali contro il terrorismo e sulla sicurezza, e in Italia, esempi come la recente legge Urbani (6) o il "Data Retention" (7), indicano che oggi più che mai si stanno mettendo in discussione principi e diritti alla privacy, alla libertà d'espressione e di pensiero, al libero accesso alle conoscenze, nati con l'utilizzo di massa delle nuove tecnologie e con l'avvento della società dei saperi, proprio mentre servirebbe una loro formalizzazione e un loro riconoscimento pieno all'interno di un moderno stato di diritto comunitario sulla scia di quanto già esposto dalla società civile dentro e fuori WSIS di Ginevra e al Summit di Lione degli amministratori locali (8).

Per questo facciamo appello a voi candidate/i alle europee perché diate un segno tangibile del vostro impegno a favore di un modello europeo socialmente sostenibile di società dell'informazione e vi impegnate a:

  • mantenere il software non brevettabile e libero da altri dispositivi legislativi che ne possano limitare diffusione, studio e ricerca
  • tutelare il software libero come bene comune e "tesoro del mondo" come sancito anche dall'Unesco (9)
  • promuovere una direttiva comunitaria per la tutela del pluralismo informatico nelle pubbliche amministrazioni, negli ambiti istituzionali e di pubblico servizio e nella società civile
  • promuovene direttive e strumenti legislativi a tutela delle licenze libere, del copyleft (permesso d'autore) e del "fair use" (uso personale) di saperi e conoscenze (10)
  • dare uno slancio nuovo alla strategia di Lisbona sostenendo con forza la libertà di ricerca e la valorizzazione dei saperi come bene comune (11), promuovendo politiche in grado di
    1. potenziare la ricerca pubblica nel suo complesso e con particolare attenzione degli studi che - perché teorici o perché umanistici e sociali - non trovano interesse da parte degli investitori privati;
    2. riaffermare il carattere di bene comune della ricerca pubblica, per favorire la circolazione 'free' dei risultati della ricerca e della formazione in Europa, e la loro non appropriabilità da parte di terzi;
    3. affermare il principio che il finanziamento privato della ricerca e dell'università pubblica non può condizionare la libertà di ricerca e d'insegnamento dei ricercatori;
    4. contrastare la precarizzazione del lavoro cognitivo (nel mondo della ricerca, dell'università, della formazione, dell'informazione, dei servizi alla persona), che in modo miope portano la competizione sul terreno della compressione dei costi e dei diritti sociali, piuttosto che su quello della qualità, tanto dei servizi che del lavoro;
    5. affermare il carattere pubblico e comune dei beni culturali in senso ampio, e il diritto di accesso da parte di tutti a questi beni, come fondamento della cittadinanza europea nella società dell'informazione e della conoscenza.
    6. avviare un dibattito e un confronto all'interno della società per formalizzare, in una carta di principi europea, una serie di diritti alla comunicazione, all'accesso ai saperi e alla privacy che già oggi vengono praticati da un numero sempre più crescente di persone e sono stati rivendicati anche nella dichiarazione finale del WSIS (12), ma soprattutto nella dichiarazione della società civile fuori e dentro il summit (13) e nella Dichiarazione sui Diritti di Comunicazione del World Forum on Communication Rights (14)
    7. sostenere i processi legislativi e i tavoli di confronto dove vengono realmente chiamati tutti i soggetti portatori di interessi sui temi più importanti della società dell'informazione mondiale in preparazione al Summit di Tunisi e oltre; per favorire forme di cooperazione tra paesi e politiche di "inclusione digitale" che siano realmente a vantaggio dei cittadini coinvolti;

Promuovono:

Piattaforma della Società civile verso il Summit sulla Società dell'Informazione (Tunisi 2005), l'Associazione Il Secolo della Rete, l'Associazione Software LIbero, la Rete Nazionale Ricercatori Precari



(1) http://www.softwarelibero.org/news/20030903-01.shtml
(2) http://www.softwarelibero.org/progetti/eucd/
(3) http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it/prestitogratuito/
(4) http://www.softwarelibero.it/news/20030826-01.shtml
(5) http://www.softwarelibero.it/news/20040514-01.shtml
(6) http://www.ilsecolodellarete.it , http://www.softwarelibero.it/news/20040504-01.shtml , http://mail.fsfeurope.org/pipermail/press-release-it/2004q2/000037.html
(7) http://www.ilsecolodellarete.it/ISDRWeb/doc/Dossier_ISDR_DL_Privacy.pdf
(8) http://www.cities-lyon.org
(9) http://lists.pluto.it/pipermail/pluto-annunci/2003-November/000002.html . Si veda anche qui http://www.salpa.pisa.it
(10) http://internet.cybermesa.com/~berny/cosacopyleft.html
(11) http://www.ricercatoriprecari.org
(12) http://italy.peacelink.org/cris/articles/art_2569.html
(13) http://wsis-online.net
(14) http://italy.peacelink.org/cris/articles/art_2643.html