La società civile tunisina indipendente lancia un appello
Signor Segretario Generale,
Noi, organizzazioni della Società Civile partecipanti alla Terza Prepcom del Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (SMSI) a Ginevra (17-30 settembre 2005) esprimiamo la nostra più viva inquietudine a riguardo delle condizioni in cui si svolgerà il Summit a Tunisi dal 16 al 18 Novembre 2005. Dopo l’annuncio dell’organizzazione del Summit in Tunisia, noi abbiamo espresso le nostre preoccupazioni relative al non rispetto, da parte delle autorità tunisine, dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Dobbiamo constatare che ad oggi, a poche settimane dallo svolgimento del Summit, non si è verificato alcun miglioramento della situazione, e abbiamo altresì assistito ad un grave deterioramento dello stato delle libertà, che si è manifestato attraverso:
- l’attacco contro l’Associazione dei Magistrati Tunisini (AMT) e le sanzioni disciplinari contro i suoi membri attivi il 1 agosto;
- la proibizione dello svolgimento del congresso costitutivo del Sindacato dei Giornalisti Tunisini (SJT) il 7 settembre e la persecuzione dei suoi membri;
- l’interdizione dello svolgimento del 6° congresso della Lega Tunisia per i Diritti Umani (LTDH) il 9 settembre e la paralisi delle sue sezioni a causa della violenza della polizia.
Questa nuova offensiva si iscrive in un contesto già allarmante di attentati alle libertà fondamentali, segnato da una serie di eventi:
- gli attacchi contro l’ordine degli avvocati tunisino giunto fino all’aggressione fisica degli avvocati al Palazzo di Giustizia e alla condanna di Mohamed Abbou nel giugno 2005 a tre anni di prigione – a seguito di un processo poco equo – per aver pubblicato su di un sito Internet un commento critico della situazione delle prigioni tunisine;
- il rifiuto dell’accredito legale delle associazioni indipendenti della società civile;
- diverse minacce alla libertà di associazione;
- l’accerchiamento da parte della polizia dei locali delle associazioni e delle abitazioni dei loro dirigenti;
- aggressioni verbali e fisiche dei difensori dei diritti umani e campagne di diffamazione pubblica orchestrate contro di loro;
- misure di ritorsione contro professori universitari indipendenti;
- la censura sistematica di giornali e libri;
- il blocco di siti internet, il controllo della posta elettronica e l’ascolto sistematico delle conversazioni telefoniche;
- il rifiuto arbitrario di autorizzare la pubblicazione di nuovi giornali, radio e televisioni indipendenti;
- l’assenza di un sistema pubblico e trasparente di concessione di licenze di trasmissione;
- l’utilizzo sistematico della tortura da parte della polizia per ottenere confessioni;
- la strumentalizzazione della lotta contro il terrorismo per condannare senza prova dei giovani, a seguito di processi considerati iniqui dagli osservatori internazionali;
- la presenza di oltre 600 prigionieri di opinione nelle prigioni, e l’imposizione di condizioni inumane e degradanti e di minaccia nei confronti di coloro che hanno terminato periodi di reclusione, attraverso l’imposizione di controlli amministrativi, inclusa la destinazione a luoghi lontani.
Queste violazioni sistematiche delle libertà fondamentali, unite al grave malfunzionamento della giustizia, hanno segnato un forte degrado dello stato di diritto in Tunisia. Appare pertanto inaudito che il Summit si svolga in un paese con un record riguardo ai diritti umani.
Noi ricordiamo che i partecipanti alla prima fase del SMSI hanno affermato nella Dichiarazione di Ginevra, nel dicembre 2003, la centralità dei diritti umani nella società dell’informazione, e in particolare:
“l’Universalità, l’indivisibilità e l’interdipendenza di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali, compreso il diritto allo sviluppo consacrati con la Dichiarazione di Vienna…) (Dichiarazione di Ginevra, par. 3)
“che a fondamento della società dell’informazione e come enunciato nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, che implica il diritto di non essere inquisito per le proprie opinioni e il diritto di ricercare, ricevere e diffondere, al di là delle frontiere, le informazioni e le idee attraverso qualsiasi mezzo d’espressione” (Dichiarazione di Ginevra, par. 4)
Noi deploriamo il fatto che il governo tunisino non abbia rispettato gli impegni presi sulla base di tale Dichiarazione in qualità di paese ospite di questa seconda fae del Summit e che stia compromettendo la possibilità di riuscita del Summit attraverso una deliberata politica di violazione massiva dei diritti umani.
Di conseguenza, consideriamo che le condizioni minime per lo svolgimento di questo Summit non siano raggiunte e che di consequenza la credibilità delle Nazioni Unite, e della stessa comunità internazionale, se vengono legittimate pratiche e politiche contrarie agli impegni assunti.
Dobbiamo pertanto informarvi che, se non si verificherà alcun miglioramento significativo della situazione dei diritti umani in Tunisia entro il 16 novembre, saremo costretti a riconsiderare le modalità e il livello della nostra partecipazione al Summit.
Vi preghiamo pertanto di inviare un alto rappresentante in Tunisia per esaminare la situazione nel paese ospite e di domandarealla Tunisia di conformarsi ufficialmente agli impegni assunti a livello internazionale in materia di diritti umani.
Ringraziandovi per l’attenzione che vorrete accordare a questa lettera, rimaniamo in attesa di una vostra risposta
Organizzazioni della Società civile, prepcom3, Ginevra 30 settembre 2005