CRIS
Documento tematico n.2

Perché la società civile dovrebbe interessarsi alla Proprietà Intellettuale?

Le invenzioni della mente – le idee – sono molto speciali. Tutta la cultura e la società è costruita sopra innumerevoli strati di conoscenze e idee accumulatesi nel passato. Nelle arti, nella medicina, nell’educazione, nell’agricoltura e nell’industria, praticamente in tutte le aree dello sviluppo umano, il sapere e le idee sono alla base del fluire della vita umana e delle sue passioni.

I diritti sulla proprietà intellettuale sono emersi nel mondo industrializzato come mezzo per mediare e controllare la circolazione del sapere, come mezzo per bilanciare i diritti conflittuali di differenti gruppi coinvolti nella genesi e nell’uso di idee dotate di un valore economico. I diritti sulla proprietà intellettuale partono dal presupposto che i creatori o autori delle idee abbiano diritto economico a un equo ritorno per il loro sforzo e il diritto morale che le loro idee non vengano distorte.

D’altro canto le idee non sono semplicemente il prodotto degli individui o delle imprese. Per la maggior parte esse incorporano o si basano sulle tradizioni, sulla saggezza storicamente accumulata e sulla comprensione frutto di gruppi sociali e società. A volte si basano su creature e processi naturali che hanno impiegato milioni di anni per evolversi. Generalmente, la ricerca è almeno in parte finanziata o sovvenzionata dai fondi pubblici e dalle tasse, e le istituzioni pubbliche sono attente a sviluppare e mantenere la loro vitalità sociale ed economica. Di conseguenza, la “società in generale” ha il diritto sociale di usare le idee a favore del bene pubblico – specialmente se sono fondamentali per il benessere sociale.

La definizione dei diritti sulla proprietà intellettuale prova a bilanciare questi diritti: quello morale, quello economico e quello sociale.

Tendenze nella regolamentazione.

Nelle industrie che si occupano di informazione e comunicazione, il copyright è la forma più importante di diritto sulla proprietà intellettuale. Tuttavia, data la continua crescita della Società dell’Informazione e lo sviluppo di prodotti di informazione, i brevetti, i trademarks e i disegni di circuiti integrati stanno diventando sempre più rilevanti.

Negli ultimi decenni sono emerse tre tendenze che producono distorsioni: le grandi imprese si sono imposte come i possessori fondamentali del materiale soggetto a copyright; la portata, la profondità e la durata del copyright sono notevolmente aumentate, fino a comprendere non solo il lavoro intellettuale ma anche piante e forme di vita; e i proprietari del copyright detengono un notevole insieme di strumenti per rinforzare i loro diritti a livello nazionale e internazionale.

Mentre il diritto sulla proprietà intellettuale è stato tradizionalmente usato dalle industrie della cultura per rinforzare il loro controllo sulle “idee” e sui “prodotti”, la minaccia posta dal poter facilmente “copiare” nell’era digitale ha portato ad un rinnovato interesse per il diritto sulla proprietà intellettuale e ad un aumento degli investimenti nel campo della proprietà della proprietà intellettuale. In un’economia del sapere, ogni contenuto che sia il prodotto della manipolazione digitale di dati è considerato proprietà intellettuale. In parole tecniche, perfino un messaggio e-mail può essere eleggibile a essere protetto da un diritto di proprietà intellettuale . Alcuni dei fattori che hanno contribuito al consolidamento di un sistema globale di diritto di proprietà intellettuale basato sul mercato, includono: una contrazione dei profitti in un’era caratterizzata da convergenze tecnologiche e legate ai prodotti; un calo del rendimento economico nelle telecomunicazioni e nei settori delle dotcom; e le minacce, reali e immaginate, poste dalla pirateria attraverso usi della tecnologia come gli MP3 e l’affermarsi di servizi di scambio di musica recentemente diffusi a livello domestico e basati sulla rete (come Napster).

Il diritto di proprietà intellettuale ha così finito per intaccare l’accesso al sapere nello spazio dominio e ai lavori con copyright e ha limitato legittime opportunità di applicazioni culturali; ha represso l’apprendimento, la creatività e l’innovazione ponendo dei freni alla democratizzazione del sapere. Il diritto di proprietà intellettuale si è inoltre intromesso nel campo dell’alimentazione e della medicina, minacciando la sostenibilità dei saperi locali e della biodiversità.

L’arsenale TRIPS

Fra gli strumenti chiave con cui il diritto di proprietà intellettuale è stato rinforzato ed esteso troviamo due atti collegati al WTO: il Trade Related Agreement on the Intellectual Property Rights (TRIPS: accordo commerciale sui diritti sulla proprietà intellettuale) e il Copyright Treaty (1996, trattato sul copyright) che è stato negoziato dalla World Intellectual Property Organization (WIPO: organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale), agenzia delle Nazioni Unite. Questi accordi sono stati usati: 1) come mezzi per vincolare il commercio quando è in gioco la proprietà intellettuale; 2) come modelli per legislazioni nazionali sul diritto di proprietà intellettuale e 3) per assicurare un’armonizzazione tra gli accordi internazionali come tra i TRIPS e la legislazioni locale sulla proprietà intellettuale. Questi accordi internazionali sono stati sostenuti da organizzazioni commerciali come la Motion Picture Association of America, gruppi come la International Intellectual Property Alliance basata sugli USA e multinazionali come AOL-Time Warner, Microsoft e IBM. Questi gruppi sono comunemente interessati a problemi come l’impatto della pirateria sui loro profitti e sono desiderosi di estendere la durata di copyright e brevetti, quindi di guadagnare da diritti di proprietà e licenze creando chiusure più o meno permanenti sulla proprietà culturale.

Gli accordi del TRIPS riguardano 1) brevetti; 2) design industriale; 3) trademarks; 4) indicatori geografici e denominazione d’origine; 5) il disegno di layout dei circuiti integrati; 6) informazioni riservate su segreti commerciali; 7) copyrights (letterari, artistici, musicali, fotografici e audiovisivi).

I TRIPS favoriscono i paesi industrializzati e le industrie che hanno dei copyrights internazionali, mentre limitano la libertà dei paesi, specialmente i meno industrializzati, e la possibilità che i sistemi di IPR vadano incontro alle loro esigenze economiche, sociali e culturali. Particolarmente onerose sono le provvigioni dei TRIPS sul brevetto di forme di vita e di farmaci e l’appropriazione e la modifica del sapere locale da parte delle multinazionali.

Il copyright e la mania del brevetto.

Negli Stati Uniti il Congresso ha esteso i limiti temporali del copyright 11 volte negli ultimi 40 anni. La legge sul copyright del 1998 ha aumentato la durata del copyright di 20 anni; nel periodo successivo al 1978, ai lavori a cui è stato applicato il copyright da individui singoli, è stato assegnato un termine di 70 anni oltre alla morte dell’autore; i lavori posseduti dalle imprese sono stati protetti per 95 anni e le estensioni sono state applicate anche agli autori che erano deceduti da tempo e a opere ormai fuori stampa. Queste estensioni hanno avuto effetto anche in altre parti del mondo. Innanzitutto c’è stato un massiccio incremento di domande per i brevetti: 7,1 milioni di domande sono state compilate nel 1999 contro gli 1,8 milioni del 1990. Il WIPO ha ricevuto un record di 104 mila domande per brevetti internazionali dalle industrie dell’informazione nel 2001. Il 38,5% di queste domande veniva dagli Stati Uniti mentre i paesi in via di sviluppo hanno coperto a mala pena il 5%. In Europa, la Philips ha riempito 2010 domande per il 2000 mentre la British Telecommunication hanno accumulato 13 mila brevetti, proteggendo anche 1700 invenzioni nello stesso anno. L’IBM è rimasta la maggiore compilatrice di domande negli USA con 2886 brevetti nel 2000. Ha incassato 1,7 miliardi di dollari dando licenze sui suoi brevetti. Una frazione dei 38 miliardi di dollari che le compagnie statunitensi hanno incassato in royalties nel 2000. Questo ha creato un sistema in cui tutto il sapere viene rimodificato e venduto sul mercato al miglior offerente, lasciando il bene pubblico in una posizione vulnerabile.

Il diritto di proprietà intellettuale e le sue implicazioni per la società civile.

L’argomento chiave per la società civile è quello legato alla democratizzazione del sapere. Visto che la creatività si basa su se stessa, cosa ha bisogno di fare la società civile per proteggere le tradizioni della creatività? I lavori di Shakespeare, o per la stessa ragione la piattaforma di Microsoft Windows, sarebbero stati creati se fossero state messe in vigore restrittive leggi sul diritto di proprietà intellettuale? Cosa si può fare per ricompensare i creatori senza permettere loro di monopolizzare perpetuamente il sapere? Cosa si può fare per proteggere i beni, la cultura e le forme di vita globali nello spazio pubblico che è un’eredità della genere umano? Ci sono le premesse per collaborazioni globali fra società civile-agenzie governative-agenzie intergovernative per difendere una clausola dell’”eccezione culturale” per il commercio in prodotti culturali? Cosa bisogna fare per assicurare che gli ambienti culturali in cui viviamo includano anche delle zone libere da copyright o brevetti? Che supporto può dare la società civile a movimenti come il copy-left e l’ open-source? Che pressione può esercitare la società civile a livello locale per assicurare che le legislazioni sul diritto di proprietà intellettuale rispondano a bisogni culturali e sociali piuttosto che a quelli del capitale internazionale? Cosa può essere fatto per mantenere Internet un’aperta e innovativa risorsa per tutti?

Note: Letture di approfondimento:

- For an accessible introduction to IPR and Information issues, see James Boyle’s (1997) A Politics of Intellectual property: Environmentalism for the Net, http://james-boyle.com.
- Making Sense of IPR under the resources section in the WACC website, www.wacc.org.uk
- Vandana Shiva’s Protect or Plunder?: Understanding Intellectual Property Rights (Zed Books, 2001),
- Chapter 7 on the World Intellectual Property Organization and Intellectual Property Rights in Global Media Governance, by Seán Ó Siochrú and Bruce Girard with Amy Mahan (Rowman & Littlefield, 2002).
- Ronald Betting’s Copyrighting Culture: The Political Economy of Intellectual Property, (Westview Press, 1996) - Rosemary’s Coombe’s The Cultural Life of Intellectual Properties: Authorship, Appropriation and the Law’,(Duke University Press, (1998)
- Lawrence Lessig’s The Future of Ideas: The Fate of the Commons in a Connected World (Random House, NY, 2001).