Comincia il vertice di Tunisi
In un' atmosfera di forzata calma imposta dagli estenuanti controlli della sicurezza tunisina e in uno dei Paesi con il peggior record sulla libertà in Rete e sulla libertà di espressione si stanno concludendo oggi a Tunisi i negoziati sul controllo di Internet, uno degli argomenti piu spinosi all'attenzione dei circa 12mila partecipanti a questa ultima fase del Summit dell'Onu sulla Società dell'Informazione (Wsis). Tutti i delegati del Wsis sono costretti a indossare un'identificazione con chip di identificazione a radio frequenza incorporato che permettono una rintracciabilità di tutti i partecipanti. Le sale di alcuni incontri in cui si discute di terrorismo e di tecnologie della sorveglianza sono affollate di guardie e polizia in borghese che mescolate ai delegati interrompono le discussioni in continuazione per distogliere l'attenzione da alcuni temi. Gli interventi sono sempre gli stessi: «Siamo ad un summit dell'Onu dove si discute di tecnologia e non dei diritti umani in Tunisia».
La situazione per la società civile tunisina e gli attivisti dei diritti umani è invece pessima come previsto: a loro l'accesso al summit è assolutamente vietato. Anche ieri abbiamo assistito a un aggressione nei confronti di giornalisti francesi e belgi che si erano permessi di criticare il regime di Ben Ali e intervistare alcuni esponenti dell'opposizione in sciopero della fame dal 18 ottobre. Diversi siti web, incluso il sito del Citizen summmit on information society sono stati oscurati e probabilmente la polizia impedirà lo svolgimento del citizen summit. Alcuni gruppi della società civile riuniti nella rete International Freedom of Expression Exchange'sTunisia Monitoring Group hanno annunciato di ritirarsi dalla conferenza ufficiale e il ministro degli Esteri francese Douste-Blazy ha chiesto oggi al governo di Tunisi di garantire «la libertà di informazione e il libero esercizio della professione giornalistica».
Ma la mancanza di libertà fondamentali in Tunisia non è l'unica delusione di questo summit. Lo è anche l'annunciato nulla di fatto in materia di internet governance. Una delle ragioni principali per avere scelto un summit dell'Onu diviso in due parti (la prima si è svolta a Ginevra nel 2003) era diffondere i benefit delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione a tutto il mondo. Nonostante questo rimanga uno degli obiettivi più importanti di questo summit, il controllo della governance di internet ha conquistato tutta l'attenzione. E' un argomento dibattuto da anni all'Onu e nonostante le centinaia di ore di discussione, sembra difficile che qui ci si riesca a mettere d'accordo. Oggi sono gli Stati Uniti a possedere il controllo della rete e a gestire i nomi di dominio internazionali (com, org, net eccetera) attraverso l'Icann, che sta per Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, un agenzia creata dall'amministrazione Clinton nel '98, anno in cui i fisici Tim Berners-Lee e Robert Cailliau, del Cern di Ginevra hanno inventato il world wide web, facilitando la distribuzione dell'informazione e l'accesso pubblico alla rete. Fino al 2006 all'Icann sono affidati i 13 mega computer che gestiscono i nomi di dominio dei siti Internet (Dns) e che vengono chiamati tecnicamente "internet rooters". L'Icann serve come autorità centrale in una rete globale che è essenzialmente decentralizzata, neutrale e ingovernabile. Qui a Tunisi l'Icann è minacciata dalla proposta dell'Ue di creare una cooperazione internazionale sulla governance di internet (un ibrido tra la proposta Usa che vorrebbe mantenere lo status quo e quella di Brasile, Cina, Iran che vorrebbero un cambiamento radicale) e dalle raccomandazioni del gruppo di lavoro dell'Onu sulla internet governance che includono la creazione di un forum globale di discussione. La proposta della creazione di un Internet Governance Forum è stata inizialmente portata avanti dalle organizzazioni della società civile per colmare sull'assenza di un organismo internazionale che si faccia carico di questioni chiave come la privacy, la libertà di espressione e i diritti dei consumatori. Paesi in via di sviluppo e Unione europea hanno dato il loro appoggio alla proposta che ha ricevuto poi un sostegno generale (non quello di Usa, Canada a Australia).
Diversa questione è quella del controllo governativo della Rete dove i negoziati sono ancora in alto mare. Alcuni stati vorrebbero un potere di indirizzo per i governi, mentre gli americani sostengono l'idea dell'autoregolamentazione completa della rete in contraddizione con il ruolo svolto nell'Icann dove hanno il controllo ultimo su risorse e nomi del dominio. «Internet è troppo importante per i destini del mondo (del commercio, della sicurezza, della circolazione delle informazioni) per affidarne il cuore tecnico e gestionale a qualche organismo internazionale» è questa la posizione unilaterale degli Usa espressa dall'ambasciatore David Gross. Gli Usa continuano a ribadire che attraverso l'Icann vogliono solo garantire la sicurezza e la stabilità del sistema di indirizzamento dei domini Internet. Secondo gli Usa l'Icann sta facendo un buon lavoro e non ci sono altre alternative altrettanto sicure. Un delegato dell'Ue insiste sul fatto che la proposta della creazione di un nuovo corpo intergovernativo per definire i principi di gestione della rete è invece l'unica soluzione possibile perchè la coppia Usa-Icann non è piu sostenibile. E' infatti molto rischioso lasciare il controllo ultimo dei root server a un solo governo che potrebbe tagliare fuori interi Paesi e continenti a sua discrezione. E' quello che è successo alla Libia per ben cinque giorni lo scorso anno, quando ha letteralmente smesso di esistere su Internet e ha avuto bisogno dell'Icann per tornare a essere raggiungibile. Data l'importanza strategica di internet in tutti gli aspetti della vita politica e commerciale dei Paesi questa disputa non è cosa da poco. «Gli americani non riescono a rendersi conto come suona alle orecchie di altri 200 paesi quando dicono che Internet deve essere veramente intergovernativa tranne che per loro» ha dichiarato Milton Mueller, dell'Internet Project alla fine della prima sessione dei negoziati «gli Usa concederanno molto poco qui a Tunisi ma spero che la posizione americana si modificherà. Sono troppi gli interessi in gioco che impongono di risolvere in breve tempo la questione». L'accordo per cui l'Icann sta operando sotto il dipartimento di commercio statunitense scade il prossimo settembre e anche se il governo Usa non vuole mollare il master file che decodifica gli indirizzi di internet, l'amministrazione Bush sta ricevendo molte pressioni per riconsiderare una posizione tanto unilaterale.