Vertice sull'informazione, va in onda la censura
«E'inaccettabile che le Nazioni Unite includano fra i suoi membri stati che imprigionano i cittadini per la sola ragione che hanno criticato il loro governo su internet e sui media». Quando il presidente svizzero Samuel Schmid ha pronunciato questa frase nella plenaria del Vertice mondiale sulla società dell'informazione (Wsis), la televisione tunisina ha interrotto la diretta e ha mandato la pubblicità. «Dentro e fuori dalle hall del summit tutti devono avere il diritto di esprimere le proprie opinioni liberamente, anche qui in Tunisia» questa la frase che la tv pubblica tunisina canal 7 non ha mai mandato in onda. Quale migliore dimostrazione del fatto che in Tunisia esiste la censura?
Qui a Tunisi nel summit dell'Onu non è prevista la presenza della società civile locale. Nonostante i dati ufficiali dell'Itu (si parla di oltre 900 rappresentanti) la società civile tunisina è completamente assente. Le uniche Ong accreditate sono governative e il mondo dell dell'opposizione è privato delle libertà fondamentali. Oggi al trentesimo giorno di sciopero della fame le organizzazioni tunisine hanno mandato un messaggio al Wsis, indirizzato al segretario generale dell'Onu, affermando che la democrazia non è una questione di politica interna ma di cooperazione internazionale e che gli stati devono prima rispettare diritti umani e le libertà fondamentali se vogliono colmare il divario digitale fra i popoli del mondo. Hanno fatto arrivare arrivare il loro messaggio a Kofi Annan ricordandogli che la situazione delle libertà in Tunisia è spaventosa: internet è censurata, i media monopolizzati dal partito al potere da venti anni e il ministro degli Interni decide arbitrariamente sul diritto di associazione e di costituzione di un partito politico. Il primo marzo 2005 la polizia tunisina in borghese ha arrestato l'avvocato Mohamed Abou. La notte prima Abu aveva pubblicato un articolo su un sito web censurato paragonando il presidente Ben Ali al primo ministro israeliano Ariel Sharon. Abou adesso sta scontando tre anni di prigione in isolamento a 200 km a sudovest di Tunisi.
In medio oriente la libertà di espressione e di informazione sono rispettate solo su carta. I governi mediorientali stanno portando avanti politiche della rete molto contraddittorie. Hanno facilitato la diffusione delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione per ottenere benefici economici, ma allo stesso tempo hanno mantenuto i loro vecchi monopoli. Human rights watch ha diffuso qui un report sulla repressione degli utenti di Internet in Medio oriente e in Africa. Molti utenti sono stati detenuti per le loro attività online in Paesi come Tunisia, Iran, Siria ed Egitto. «I governi mediorientali dovrebbero provare il loro impegno nella costruzione di una societa dell'informazione terminando di operare una censura politica sui siti web e rilasciando i giornalisti e gli scrittori in carcere per aver espresso la loro posizione politica on line» ha dichiarato Sarah Leah Whitson, la direttrice di Human rights watch di medioriente e Nord Africa. «Abbiamo vissuto come un'umiliazione che durante il summit sulla società della conoscenza la dittatura di Ben Ali avrebbe avuto l'occasione di indossare una maschera moderna per nascondere il suo vero volto» dice Mokhtar Yahyaoui, del centro tunisino per l'indipendenza dei giudici.
Nonostante tutte le iniziative della società civile siano state cancellate e bloccate dal governo le varie organizzazioni tunisine per i diritti umani hanno dato vita ad una conferenza stampa molto partecipata. Arrivarci non è stato facile. Un taxi ci ha condotto nella periferia di Tunisi a 20 minuti dal centro nella sede della Lega per i diritti dell'uomo. Sede dove a settembre la polizia aveva interrotto la riunione generale della Lega. «Non possiamo dar luogo al summit dei cittadini, il governo ce lo ha impedito. Nei giorni scorsi avete assistito alle azioni violente contro l'ambasciatore tedesco, contro i giornalisti francesi e la società civile. Ci hanno impedito con la forza di fare qualsiasi iniziativa» ha dichiarato in apertura di conferenza il presidente della lega che è stato malmenato pochi giorni fa per aver espresso solidarietà agli scioperanti della fame. L'intenzione di questo summit dei cittadini era di dare a tutti l'opportunità di esprimersi, anche a tutta la parte della società tunisina che non può partecipare ala vita politica del Paese. Davanti ad un migliaio di persone il presidente della Lega per i diritti umani tunisina con accanto il presidente della Federazione internazionale hanno denunciato la situazione. Significativa la presenza dell'iraniana Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, della delegazione di parlamentari italiani con in testa il verde Fiorello Cortiana, del rapporteur dell'Onu per i diritti umani, del sindaco di Ginevra che aveva ospitato la prima fase del Wsis nel dicembre 2003 e di una delegazione del Parlamento europeo. Il Parlamento europeo ha votato una risoluzione all'unanimità dove ha chiesto il rispetto dei diritti umani in Tunisia e la commissione italiana giustizia alla camera ha annunciato una missione in Tunisia per monitorare la situazione. Anche Rifondazione comunista ha espresso solidarietà con gli attivisti tunisini «E' doveroso far conoscere e denunciare le intollerabili violazioni dei diritti umani, civili, politici e sociali che il regime di Ben Alì impone ai suoi oppositori da 18 anni». Ruolo chiave lo hanno avuto anche le Ong internazionali raggruppate nella sigla Ifex e nel gruppo di monitoraggio sulla Tunisia che hanno lavorato in questi giorni per fare in modo di convogliare tutto il sostegno della società civile internazionale. La delegazione dell'Ue ha annunciato che domani nel summit porteranno le rivendicazioni degli attivisti tunisini perchè «se la società dell'informazione è anche società della comunicazione e dei diritti allora devono seguire fatti concreti». Il premio Nobel iraniano per la pace ha concluso la conferenza convocando per domani mattina una manifestazione davanti all'ufficio di un noto avvocato tunisino dove in questo momento continua da ben trenta giorni lo sciopero della fame degli esponenti delle maggiori organizzazioni d'opposizione tunisine. In Tunisia sono vietate tutte le manifestazioni di piazza ma in questa occasione vale la pena di tentare tutto il possibile.