CRIS

Internet, gli Usa non cedono il controllo

Vertici di Tunisi, tutto rinviato al 2010. Annan: il Terzo mondo dipende dalla tecnologia
17 novembre 2005 - Salom Paolo
Fonte: Corriere della Sera

DAL NOSTRO INVIATO TUNISI - C' è chi cerca, diplomaticamente, di nascondere la propria soddisfazione e chi fa buon viso a cattivo gioco. Signori, avanti così. Internet non si tocca. Il compromesso uscito dal vertice sulla società dell' informazione (Wsis), aperto ieri a Tunisi tra eccezionali misure di sicurezza dal segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, lascia agli Usa il controllo sulla Rete e demanda a un «forum internazionale» il compito di proseguire per altri cinque anni le trattative per una «soluzione definitiva» della sovranità su Internet. «L' Onu - ha detto Annan - non ha mai pensato di assumere il controllo della Rete». Ma i benefici delle tecnologie, ha aggiunto, «devono essere disponibili a tutti. Perché le economie dei Paesi più poveri dipendono da questa grande risorsa». Ecco dunque che il forum internazionale - al quale è presente anche una delegazione italiana guidata dal ministro dell' Innovazione tecnologica Lucio Stanca più undicimila delegati di 170 Paesi e cinquanta capi di Stato e di Governo - sarà aperto a istituzioni, società civile e imprese, e dovrà trovare soluzioni pratiche per i problemi gestionali della Rete. Ma non avrà alcun potere decisionale. Soddisfatti l' ambasciatore David Gross e il sottosegretario al Commercio Michael Gallagher: Washington ha concesso poco, ottenendo che l' Icann (una società privata che risponde al ministero del Commercio Usa) resti in vita e continui a gestire indirizzi e domini, «l' elenco telefonico» senza il quale la Rete non può funzionare. «Il ruolo unico degli Usa è stato rispettato». Sulla proposta di sottrarre agli Usa il controllo di Internet l' Ue si è divisa: da una parte Gran Bretagna, Italia e Paesi Scandinavi, più vicini alle posizioni americane, dall' altra Francia e Germania, propense a esautorare i statunitensi. Sorrisi di circostanza dai delegati dei Paesi emergenti che dal vertice di Ginevra del 2003 cercano di strappare a Washington il controllo «coloniale» di una risorsa considerata «patrimonio dell' umanità». Ma, per i delegati americani, quegli stessi Paesi che accusano gli Usa di unilateralità sono spesso dittature o regimi che non esitano a censurare Internet e a imprigionare chi esprime libere opinioni online. Secondo Gallagher finora Internet ha funzionato benissimo e non ha senso «affidare la guida di una locomotiva a cento macchinisti diversi. Mi disturba che Paesi come Cina, Iran, Cuba e Venezuela possano pretendere di acquisire potere sulla Rete». Sembra dargli ragione l' appello della premio Nobel per la pace Shirin Ebadi che, a una riunione di dissidenti tunisini, ha firmato un documento per la liberazione degli internauti di Zarzis, otto ragazzi e il loro insegnante, condannati a 13 anni di prigione per avere visitato siti monitorati dalla polizia locale. Molta curiosità all' annessa fiera tecnologica «Ict4all», intorno allo stand israeliano: una prima assoluta in un Paese arabo. Nel frattempo la polizia del presidente Ben Ali si accaniva su giornalisti e oppositori impedendo l' organizzazione di un controvertice della società civile.

STATI UNITI Gli Stati Uniti sono contrari a cedere il controllo sulla gestione tecnica della Rete. E pur senza aver fatto alcuna concessione, proprio a Tunisi hanno ottenuto di mantenere in attività l' Icann, l' ente che attribuisce indirizzi e domini a chiunque ne faccia richiesta in tutto il mondo

EUROPA L' Unione Europea si è divisa sulla proposta di sottrarre agli Usa il controllo di Internet. Da una parte ci sono la Gran Bretagna, l' Italia e i Paesi Scandinavi, che sono più vicini alle posizioni americane. Dall' altra Francia e Germania, più propense invece a esautorare gli americani

PAESI EMERGENTI Sono stati soprattutto nazioni emergenti come la Cina, l' Iran, il Brasile e l' India a sollevare il problema sul controllo del web. Per loro Internet, oggi, è «patrimonio dell' umanità» e dunque non può essere controllato da un solo Paese. Questo atteggiamento ha infastidito parecchio i delegati americani