CRIS

Tunisi, i due volti del digitale al «Summit della censura»

Arriva il Pc da 100 dollari, ma cade nel vuoto la richiesta di aiuto di Senegal e Nigeria
18 novembre 2005 - Francesca Bria
Fonte: Liberazione - http://www.liberazione.it

Al summit dell'Onu sulla società dell'informazione che è in corso a Tunisi fino al 19 novembre la vera chicca è farsi un giro nel mall delle tecnologie. Lo chiamano ict4all, che significa tecnologie per tutti ed è il regno delle aziende, un vero supermercato dello sviluppo dove servizi e soluzioni sono la parola d'ordine. Trecento stand diversi divisi in 5 sezioni chiamate e-solutions, accesso inclusivo, Sviluppo e partnership, ricerca e innovazione, e il padiglione dei governi. Si trovano pubblicazioni, informazioni, nuove tecnologie e gadgets. tutti sono presenti alla maniera "multistakeholder" tanto cara all'Onu: corporations, Ong, governi, organizzazioni internazionali e tunisine.

Sono questi gli stands dove si socializza e si fa bussness, una delle attività piu concrete qui al Wsis, summit per cui il governo tunisino ha speso ben 25 milioni di dollari. Anche le Ong che devono la loro sopravvivenza ai donatori e alle fondazioni sono li. Per quanto riguarda i governi la divisione fra primo e terzo mondo è molto netta. Chi ha più soldi lo rende ben visibile. I paesi piu ricchi hanno stand grandi e high tech con un traffico maggiore di delegazioni in visita.

Ma l'importante non è tanto la sostanza quanto essere presenti alla fiera, con il risultato di trovarsi di fronte molte opportunità commerciali e poche soluzioni reali. Nello stesso stand in cui viene pubblicizzato il software libero ci sono i pamphlet della camera del commercio americana in Tunisia, che promuove lo scambio commerciale tra Usa e Tunisia, vicino allo stand della Fao che promuove le nuove tecnologie per connettere le regioni rurali si trovano i nuovi esperimenti di e-security del governo inglese che sono parte del pacchetto Clarke sulla sicurezza e la sorveglianza elettronica e poco più in la troviamo un enorme stand con le nuove tecnologie biometriche usate dalla hp per carte di identità, passaporti e carte di credito. In gran Bretagna le proteste degli attivisti per i diritti civili hanno bloccato il progetto di implementare le carte di identità biometriche entro il 2006.

Lo stand più visitato è quello del "computer giocattolo" da 100 dollari del Mit (Massachusetts Institute of Technology), presentato ieri dal professor Negroponte a Kofi Annan che ha risollevato l'attenzione qui a Tunisi sul problema dell'accesso alle tecnologie dell'informazione e comunicazione nel mondo dello sviluppo e sul divario digitale. Il loro obiettivo è di dare un pc a tutti i bambini del mondo e aprire nuovi fronti per la formazione dei bambini anche nelle aree meno sviluppate. «Qualsiasi problema al mondo si risolve con l'educazione», ha dichiarato ieri alla presentazione Negroponte. «Questo è un progetto educativo, non un Pc. Il digital divide è un divide della formazione». L'intenzione è di costruire milioni di macchine e distribuirle in tutto il mondo, il primo paese ad usarle il prossimo anno sarà il Brasile. Affrontare cosi il digital divide è però molto riduttivo, sembra più una questione di immagine ma senza soluzioni reali. Nell'era dell'informazione l'80 per cento dei computer, dei telefoni e delle televisioni esistenti al mondo sono venduti nel Nord del pianeta, l'ottanta per cento dei cybernauti abita nei paesi maggiormente sviluppati. Su tre telefoni installati, due sono nel Nord e uno nel Sud del pianeta.

Ieri il Presidente del Senegal Wade e il Presidente della Nigeria Obasanjo hanno lanciato un appello per aumentare il finanziamento per il Fondo di Soilidarietà Digitale (Gdsf), ma senza ricevere alcuna risposta. La speranza è di ricevere contributi volontari anche piccoli, sempre meglio di niente. Il fondo fin'ora ha raccolto 5,5 milioni di euro dea parte dei 22 membri che ne fanno parte, di cui solo 9 paesi. Il resto sono aziende, organizzazioni internazionali, città e province.

La parte più grossa a livello finanziario la fanno la Banca Mondiale e alcune fondazioni statunitensi e inglesi. L'associazione per la solidarietà africana ha usato questi soldi per introdurre la connettività a banda larga nelle cliniche anti Aids in Burkina Faso e l'università virtuale africana che è nata con i soldi della banca mondiale adesso conta 3mila studenti in 18 paesi diversi. Il progetto Sushiksha in India è stato finanziato con i fondi di un istituto privato inglese e ha promosso un programma di alfabetizzazione in piu di 50mila favelas dove le tecnologie stanno aiutando a costruire capacità di sviluppo. Questi sono i fiori all'occhiello di inziative sporadiche che non danno motivi di ottimismo, anche se gli usa hanno però una soluzione: «I paesi del terzo mondo invece di apsettare dei fondi dall'Onu dovrebbero cercare di attirare investimenti privati per comprare le tecnologie che vediamo esposte negli stands qui al summit» ha dichiarao Michael Gallangher, il segretario statunitense per il commercio.

Il vero fossato digitale qui a Tunisi non è soltanto tra chi ha accesso ai computer e alle reti e chi no, ma è quello sulla censura, sul controllo della rete e sulla violazione delle libertà fondamentali. Continuano gli episodi di censura da parte delle autorità tunisine ma la reazione della società civile diventa sempre piu forte. Ieri mattina nell'appartamento dove da oltre trenta giorni le organizzazioni tunisine della società civile sono sciopero della fame, ha avuto luogo una conferenza stampa che è poi terminata in un piccola manifestazione in strada, sotto gli occhi di almeno un centinaio di poliziotti in borghese che hanno lasciato correre nonostante in Tunisia sia proibita qualsiasi forma di manifestazione.

Brutto episodio anche per Robert Menard, il segretario generale di Reporters Sans Frontieres (Rfs). Atterrato a Tunisi ieri mattina, è stato accolto dalla polizia in borgese tunisina che lo ha rispedito a casa. «Sapevamo che il Wsis sarebbe satata una pagliacciata ma invece è un vero scandalo» ha dichiarato Rsf.

All'interno del summit la campagna Cris e le organizzaizoni non governative hanno denunciato gli attacchi alla libertà in Tunisia e l'esclusione delle organizazioni tunisine dal wsis, ma anche l'esclusività di questo summit e il controllo sui contenuti. Due gli episodi piu discutibili: ad Amnesty international è stato impedita la distribuzione del rapporto sulle libertà violate in Tunisia. «Ci hanno detto che questi contenuti non c'entrano nulla con i temi discussi nel summit e ci hanno vietato di distribuire le copie» e all'Ong olandese Hivos è stato chiesto di cancellare il workshop "Espressione sotto la repressione" ritenuto «incompatibile con i temi della conferenza», forse non è piaciuto il titolo. Si tratta di uno studio dettagliato sulla censura della rete da parte del governo tunisino. una compagna statunitense, Secure Computing ha messo a sua disposizione lo Smartfilter, un sofisticato strumento per filtrare i contenuti politici e scomodi per il governo. La censura in rete non è infatti un pratica tipicamente tunisina, ma si sta espandendo e sta diventando sempre più sofisticata. Secondo il Berkman Center for Internet and Society, il firewall cinese è il sistema più sofisticato al mondo di censura e controllo di Internet.