WSIS: concluso il summit dell'informazione tra censura e compromessi
L'unica novità di rilievo è stata la presentazione del pc da 100 dollari "a manovella" inventato da Nicholas Negroponte che dovrebbe entrare in produzione dalla fine del 2006 e permettere a 5 milioni di ragazzi sparsi per mezzo mondo di avere accesso alla tecnologia digitale, se non ancora ad internet. Ma quello che avrebbe potuto essere un vertice per ridefinire in modo democratico il controllo del web e soprattutto per ridurre il baratro che separa il Nord dai vari Sud del mondo e dare accesso ad internet all'86% della popolazione mondiale che ne è sprovvisto si è trasformato in un'occasione persa.
Dossier di Unimondo: Diritti e società dell’informazione
Le premesse non erano, comunque, delle migliori. In questione vi era innanzitutto la “governance”, la gestione ed il controllo di internet. E si profilava una "guerra del web": da un lato gli Usa, che non intendevano rinunciare a mantenerne il controllo, e dall’altro diversi Paesi emergenti, tra cui il Brasile, che al precedente vertice di Ginevra del 2003 avevano lanciato, con l'appoggio di alcune nazioni europee, una "sfida" chiedendo di attribuire ad un organismo indipendente e sovranazionale la gestione di internet. L’affermazione senza mezzi termini del Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, che ''le Nazioni Unite non intendono farsi carico di internet o diventare il loro poliziotto'' e, soprattutto, le frenetiche consultazioni tra i diplomatici hanno portato ad un compromesso: il “governo” di internet rimane agli Usa che per i prossimi cinque anni continueranno a gestirlo attraverso l'Icann (l'Internet corporation for assigned names and number).
Ma viene creato l’ “Internet Governance Forum”, un organismo consultivo internazionale con rappresentanti dei governi, della società civile e delle imprese per un confronto sui temi caldi delle nuove tecnologie dal crimine alla sicurezza informatica. Pur non avendo poteri decisionali questo Forum dovrà indicare la strada di riforma della gestione di internet, ma anche verificare l'applicazione nella rete delle convenzioni internazionali sui diritti umani. Le organizzazioni della società civile, tra cui la Campagna CRIS (Communications Rights in the Information Society), premeranno per una rappresentanza nel Forum e per arrivare presto ad una “Carta dei diritti di internet” incentrata attorno al diritto universale di accesso alla conoscenza.
Per quanto riguarda invece il “digital divide”, nessun impegno concreto è stato assunto dai Paesi ricchi, che hanno rifiutato di destinare risorse al “Fondo per la solidarietà digitale”. Rimane così lontana la prospettiva dei paesi del Sud del mondo di poter salire su quello che il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha definito “l’ultimo vagone del treno” digitale. Un vagone che potrebbe non solo dare accesso ai Paesi in via di sviluppo alle informazioni del Nord del mondo, ma anche diffondere una varietà di conoscenze tradizionali delle popolazioni del Sud del pianeta. E che, rendendo più accessibili le fonti di informazione, potrebbe moltiplicare i casi come quello avvenuto in India dove l’organizzazione di volontari “Parivartan” ha scoperto accordi che coinvolgono la Banca Mondiale nella privatizzazione dell’acqua e delle fognature di Delhi.
Ma la questione più spinosa rimane quella dei diritti di espressione e di informazione. Se ne è avuto un esempio a Tunisi, dove il regime del presidente Zine el Abidine Ben Ali ha oscurato i siti di Amisnet e Lettera22, due associazioni italiane di liberi giornalisti, “colpevoli” di riportare un appello per la liberazione di nove giovani condannati a diversi anni di prigione solo per aver navigato su siti “sotto osservazione”. Per non parlare dell’espulsione dal paese di Robert Menard, segretario generale di Reporters sans frontieres, dell'aggressione dell'inviato di Liberation e di una troupe della tv belga che documentavano le violazioni dei diritti umani in Tunisia. Fatti gravi per un Paese che ospitava il “Summit mondiale della società dell'informazione”.
di Giorgio Beretta
LA SCHEDA
What/Cosa: Il “Summit mondiale della società dell'informazione” (WSIS, World Summit on the Information Society) prevedeva due fasi: la prima, tenutasi a Ginevra del dicembre del 2003, dove 175 nazioni hanno sottoscritto la “Dichiarazione di principi” e il “Piano di azione”; e la seconda a Tunisi dal 16 al 18 novembre scorsi che aveva l’obiettivo di implementare il piano di azione raggiungendo accordi soprattutto per quanto riguarda la “governance” (governo e controllo) di internet e le modalità di finanziamento del piano ed in particolare del "Fondo di solidarietà digitale" per l’accesso alla rete da parte dei paesi del Sud del mondo. Al Summit di Tunisi hanno partecipato oltre 19 mila delegati provenienti da 170 Paesi in rappresentanza di governi, associazioni, istituzioni internazionali e del mondo della comunicazione.
Where/Dove: La decisione di tenere il Summit in Tunisia, è stato oggetto di critiche da parte di Amnesty International e di Human Right Watch (HRW) a causa dello scarso rispetto dei diritti umani mostrato dal governo tunisino. Come denunciano i rapporti delle due organizzazioni, in questi ultimi mesi il governo del Presidente Zine El-Abidine Ben Ali non solo non ha dato segnali di distensione ma “ha stretto ancora di più la morsa sui suoi oppositori, ricorrendo ad arresti, censure, campagne diffamatorie attraverso gli organi d’informazione statali e aggressioni alla luce del giorno”.
Who/Chi: Una serie di associazioni della società civile hanno indetto in concomitanza col Summit un “Contro-vertice” a Tunisi (Sommet Citoyen sur la Société de l’Information, SCSI) che avrebbe dovuto costituire un nuovo passo nella tradizione di conferenze e Summit dell’Onu integrate da iniziative organizzate da gruppi e associazioni di base: il “contro-vertice” c’è stato, ma le autorità tunisine ne hanno ostacolato in tutti i modi la realizzazione. L'avvocato iraniano e premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi, rappresentante della società civile al Summit ufficiale, non ha esitato a denunciare la censura su internet e la repressione contro i “cyber-dissidenti” applicata in Tunisia proprio nei giorni del Summit oltre che in diversi altri paesi del mondo.
WWW per saperne di più:
- Sito ufficiale del WSIS
- Siti della Campagna CRIS per i Diritti a Comunicare nella Società dell'Informazione: Cris Internazionale e Cris Italia
Sulle violazioni del governo tunisino:
-Lettera 22
-Amisnet
-Rapporto di Amnesty
-Rapporto di HRW